Niente scandali, siamo Borboni

Niente scandali/ siamo Borboni Niente scandali/ siamo Borboni Più luci che ombre nell'era di Juan Carlos LACORONA E IL CONSENSO LMADRID 'ANNUNCIO ufficiale, mercoledì scorso, del matrimonio della Infanta Elena, ha dimostrato ancora una volta l'immensa (e meritatissima) popolarità della monarchia spagnola. Solo quattro ore dopo, tutta Siviglia assediava la stazione ferroviaria, dove Dona Elena stava arrivando da Madrid, per felicitarla. I madrileni facevano la fila per fare gli auguri alla regina Sofia, che presiedeva un banchetto benefico della Croce Rossa. E ieri mattina, a Covadonga, nelle Asturie, una folla di pastori acclamava il Principe Felipe durante una premia- zione. Eppure, in Spagna, la «vacatio regis», è durata dal 1931, quando Alfonso XIII abbandonò il Paese per evitare una guerra civile, al 1975, quando Juan Carlos divenne re. E dal 1873 sono state proclamate ben due Repubbliche. Lo straordinario successo della Corona (un recente sondaggio di settembre di «El Mundo» rivelava che è l'istituzione più amata dal 90 per cento degli spagnoli), a parte il fondamentale apporto del compianto Don Juan, il «Re senza terra» che si oppose frontalmente alla dittatura franchista, a parte l'altrettanto essenziale contributo alla democrazia che diede Juan Carlos quando fece fallire il golpe del 23 febbraio del 1981, si deve anche allo stile di vita della famiglia reale. La «monarchia di tutti gli spagnoli» paga le tasse, non vive nel lusso, rifugge la mondanità, non è mai stata coinvolta in uno scandalo. E, in un Paese dove la famiglia è molto importante, è di esempio per tutti. L'appannaggio reale è di 916 milioni di pesetas, circa 12 miliardi all'anno, con i quali Sua Maestà provvede a tutte le spese della sua famiglia e della Casa Reale, meno quelle per le rappresentazioni ufficiali, i viaggi e la si¬ curezza. Sia Juan Carlos che Dona Sofia fanno la dichiarazione dei redditi («Io credo che sia importante pagare le tasse. Non per essere re, bensì per essere uno spagnolo», ricordava recentemente il monarca). La bella Infanta Cristina, 29 anni, lavora con un contratto a termine nella Fondazione culturale della Caixa di Barcellona e, come una qualsiasi lavoratrice autonoma, liquida trimestralmente l'Iva. Il Principe ereditario Felipe, 26 anni, vive con l'appannaggio paterno (100 mila pesetas al mese, circa 1 milione 200 mila lire) così come, finora, l'Infanta Elena. I reali spagnoli, tra i più blasonati del mondo, hanno scelto volontariamente di non risiedere nel Palazzo Reale di Madrid, dimora storica dei Borboni, ma di vivere nell'austero Palazzo della Zarzuela, nella periferia di Madrid, senza Corte. Confessava il Re al suo biografo: «Non ho mai avuto l'intenzione di vivere nel Palazzo Reale. Avevo l'ambizione di vivere con i miei una vita quanto più simile possibile a quella di una famiglia normale, in una casa in cui potessimo dimenticare ogni tanto il peso dello Stato... Il Duca di Edimburgo si la¬ mentava un giorno del fatto che mai poteva prendere in casa sua un caffè caldo. A Buckingham Palace, la distanza tra le cucine e gli appartamenti è così grande che il caffè si raffredava mentre glielo portavano». Anche i tre figli sono popolarissimi. Il Principe Felipe, 26 anni, quando studiava diritto a Madrid sembrava uno studente come gli altri. Golf a girocollo, jeans, estremamente alla mano. Adesso che frequenta, all'Università di Georgtown (Wasghinton), un Master di relazioni internazionali, vive in un modesto appartamento e va a lezione in bicicletta. L'Infanta Elena insegnava ai bambini handicappati e l'Infanta Cristina rappresenta la Corona negli atti culturali importanti. [g. a. o.]

Persone citate: Alfonso Xiii, Borboni, Juan Carlos, Mundo, Principe Felipe

Luoghi citati: Barcellona, Edimburgo, Madrid, Siviglia, Sofia, Spagna