Pensioni, c'è più ottimismo

E Pensioni, c'è più ottimismo Dini: attenti, tasse se i conti non tornano IL SINDACATO CONFERMA LO SCIOPERO IROMA L clima e decisamente miglioralo, e ora abbiamo il dovere di andare avanti». Non canta ancora vittoria, certo, il ministro del Lavoro Mastella, da sempre «colomba» in un governo di «falchi» veri o presunti. Ma dopo il lungo match in due tempi con i sindacati sulle pensioni e il prolungamento decisivo di mercoledì, ora non nasconde dal suo collaudato ponte d'osservazione qualche accento di ottimismo. Anche se nella trincea governativa forse non tutte le resistenze sono state superate, come affiora dalle parole del ministro del Tesoro Dini, che difende «la salvaguardia degli aspetti finanziari previsti dal '95 al '97» e soprattutto avverte che «ogni aftievolimento della manovra avrà un prezzo», sui tassi d'interesse e sulle tasche dei contribuenti. Solo se si rispetterà il vincolo dei 50 mila miliardi di tagli, avverte Dini, «è legittimo attendersi una riduzione del differenziale dei tassi. Se no, il governo dovrà prendere provvedimenti aggiuntivi di carattere tributario». E il ministro del Bilancio Fagliarmi già prevede due una tantum: una per l'alluvione, l'altra per la decisione della Cunsulta sulla previdenza. Mastella, comunque, non ci sta a frenare le speranze e sostiene: «Le ferree frontiere sono finalmente superate. Il governo è andato avanti, ma si è mosso anche il sindacato, di cui ho sempre valutato il senso di responsabilità. E' una marcia d'avvicinamento che va nell'interesse generale». Tutto bene, allora, non teme trabocchetti, Mastella, trappole dell'ultima ora? «Sarò spietato, a partire da me stesso, con tutti, dentro e fuori il governo, se mi accorgerò che qualcuno bara» replica secco il ministro del Lavoro. E spiega: «Chiunque pianti dei paletti sul percorso del negoziato intralcia, pone degli ostacoli a una conclusione positiva, ora che si è aperto uno spiraglio di soluzione». Sembra un avvertimento a tutto campo, ai colleghi di governo come ai sindacalisti. Ma c'è davvero da preoccuparsi per un colpo di scena, mercoledì nel round decisivo con i sindacati? Apparentemente il coro del governo canta concorde un inno alla distensione. Berlusconi sembra convinto della ritrovata sintonia con i sindacati e ieri ha detto: «Bisogna avvicinarci, togliere di mezzo certi equivoci. Io opererò in questa direzione». E quanto al fatidico «stralcio» delle pensioni dalla Finanziaria, che è diventata la parola simbo.o del braccio di ferro tra governo e sindacati, Berlusconi è apparso abbastanza possibilista: «Non credo di dover annettere tanta importanza a questa soluzione, importanti sono i contenuti e credo che la riforma debba andare avanti perché così non può essere sostenuta. Ci impegneremo in questa direzione, ci mettiamo la pazienza, la buona volontà, l'entusiasmo, tutto verrà messo in campo. Io non mi risparmierò, ma non dipende tutto da noi». Anche il ministro del Tesoro Dini ha riconosciuto che l'incontro con Cofferati, D'Antoni e Larizza è stato «positivo» e che la disponibile del governo al dialogo con i sindacati è «massima». Di qui l'auspicio che la riforma «si faccia in tempi rapidi», trovando «un punto d'incontro che garantisca da un lato la manovra economica e dall'altra la riforma strutturale». Sullo stralcio, Dini ha rinviato però la palla al Senato: «Si dovrà vedere se andare avanti come alla Camera o seguire un'altra strada con un disegno di legge che il Parlamento si impegnerebbe ad approvare in tempi ravvicinati». E a questo punto spuntano anche i «paletti», indispensabili per il Tesoro: le modifiche non devono ridurre gli effetti di risparmio tendenziale negli anni futuri e bisogna tener presente che la riforma ha come peculiarità quella di basarsi sull'aumento dell'età pensionabile. Basta tutto questo al sindacato? No, è la risposta degli esecutivi di Cgil, Cisl e Uil che si sono riuniti per valutare l'esito del lungo «match» svoltosi giovedì sera a Palazzo Chigi. Lo sciopero generale del 2 dicembre contro la finanzia- ria - è questo il messaggio lanciato a Berlusconi - sarà revocato solo se, nel nuovo incontro di mercoledì, sarà raggiunto un accordo chiaro su tutte le questioni in discussione, a cominciare dalla riforma previdenziale. «La disponibilità a stralciare la previdenza dalla finanziaria - riconosce il leader della Cisl D'Antoni non è sicuramente aria fritta. E' un impegno preciso del governo, ma ci vuole ben altro per chiudere». Adesso, precisa il segretario generale della Uil Larizza, spetta a Berlusconi e ai suoi ministri passare dalle generiche enunciazioni a proposte concrete. Comunque sia chiaro, sottolinea il capo della Cgil Cofferati, non è interesse del sindacato augurarsi una crisi e nuove elezioni anticipate, perche «le possibilità di risolvere i molti problemi verrebbero di fatto allontanate: il Paese ha bisogno di una finanziaria rigorosa, ma non di provvedimenti iniqui e improduttivi», (p. pai.) E Pagliarini annuncia arriverà l'una tantum Il ministro del Tesoro Lamberto Dini