II giorno di Paola, regina italiana

I sovrani belgi hanno inaugurato a Bruxelles il nostro Istituto di cultura I sovrani belgi hanno inaugurato a Bruxelles il nostro Istituto di cultura II giorno di Paolo, regina italiana Fra i rappresentanti di 240 mila immigrati per la festa più bella BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Viva la regina, viva la regina». E lei, Paola, l'italiana ormai dei belgi, sorride un po' stanca, arrotonda gli occhi ed al coro delle bambine risponde con un lungo «Uhuuuuu!». Ma che bellezza questa serata reale. Sembra quasi di non essere tra italiani, ma in mezzo ad uno strano popolino, magari un po' provincia • le, sicuramente pieno di buon cuore e di buoni sentimenti. Sarà che la distanza ha addolcito in questi nostri connazionali lo spigoloso carattere natio. Sarà che a furia di piogge sono tutti diventati un po' belgi, come Paola. Certo è che nella varia umanità raccoltasi ieri al consolato italiano di Bruxelles, si poteva rintracciare un qualcosa che a casa si nota sempre meno: il senso di un'appartenenza, una certa complicità, il riconoscersi, tra bergamaschi, laziali e siciliani, tutti italiani. «Che io sappia, mai i reali del Belgio hanno reso visita ad una rappresentanza diplomatica», dice con orgoglio il console Riccardo Guariglia. L'occasione ò l'inaugurazione dell'Istituto italiano di cultura, appena rinnovato grazie agli sforzi di Panagiotis Kizeridis, italiano anche lui, malgrado nome e carnagione bizantini. Ma è solo una scusa. La verità è che Alberto II voleva rendere omaggio all'Italia, a Paola, nata Ruffo di Calabria, e soprattutto alla più formidabile comunità di immigrati in Belgio: 240 mila italiani con tanto di passaporto, 60 mila nella sola Bruxelles. Ecco allora i membri dei Comitati degli italiani all'estero, eletti dalle comunità ogni 5 anni, che schierano gruppi e famiglie lungo il cordone che farà da guida alla coppia reale. Ecco i carabinieri con tanto di pennacchi, i preti con le scolaresche, i rappresentanti delle 300 organizzazioni di italiani in Belgio: Pugliesi nel mondo, Sardegna nostra, Emilia bella, poi ancora Mazzini, Marco Tullio Cicerone, e chi più ne ha più ne metta. C'è anche il primo ministro belga Dehane, ci sono i diplomatici, c'è il prossimo Commissario europeo Emma Bonino, ci sono i giornalisti e gli addetti militari, tutti cordoni e mostrine. Ma la vera festa è per loro, gli italobelgi, che quando vedono avanzare Alberto e Paola, alle 17,30 precise, si spellano le mani, sorridono d'imbarazzo, li benedicono. Paola, in tailleur «azzurro Savoia», tiene un bouquet di rose e mughetti, ornato di un nastro con i colori del Belgio. Alberto sfoggia un rigato, ma soprattutto il suo italiano: una vera sorpresa. Così, quando ci si accomoda sulle poltroncine in similpelle arancione del teatrino dell'Istituto, il bel discorso del ministro degli Esteri Martino suona un po' stonato: «Ma parla inglese!», dice una anziana signora accanto a me. Tra gli immigrati quasi nessuno capisce nulla, eppure Martino ricorda il patto del '46 con cui l'Italia diede braccia per avere carbone, accenna alla «catastrofe del Bois du Cazier, a Marcinone, quando l'8 agosto 1956 persero la vita in pochi tremendi minuti 261 minatori, di cui 135 erano italiani». E dice convinto che l'Italia «non deve mai dimenticare il loro sacrificio». Per fortuna, subito dopo, inizia il concerto. Il coro di Sant'Andrea, caro a Paola perché proveniente da Paliano, dove i Ruffo hanno una tenuta, intona prima l'inno belga, poi quello italiano, poi ancora il Signore delle cime, l'Ave Maria di Schubert, Bianco Natale e Adeste Fideles. Ora il concerto è finito. Alberto rinuncia alla passeggiata nel padiglione vicino, e chiede due sedie, mentre ad uno ad uno si fanno avanti per l'omaggio i sudditi italiani. Suor Olimpia, in Belgio dal '53: «prego per voi», «grazie ne abbiamo bisogno». La signora Dina, che sta qui da 39 anni, padre Nicola di Tamines, e gli alunni di una scuola fiamminga, che «parlano francese, fiammingo e italiano». E Paola che fa: «Uhuuuuu!» Fabio Squillante Il commosso ricordo della tragedia del '56 135 morti in miniera Una piccola gaffe del ministro Martino che parla inglese a sovrani belgi, Alberto II e Paola on il ministro degli Esteri italiano Martino. Sopra e a destra, colleglli I sovrani belgi, Alberto II e Paola con il ministro degli Esteri italiano Martino. Sopra e a destra, colleglli e parenti dei morti di Marcinelle