Bufera sulle coop rosse

6 Primi interrogatori dopo i 26 avvisi di garanzia spediti a dirigenti della Lega cooperative Bufera sulle coop rosse Venezia, scontro tra pds e giudici VENEZIA. E' bufera sulle coop rosse, dopo i 26 avvisi di garanzia inviati mercoledì dal pm Carlo Nordio ad altrettanti dirigenti della Lega delle cooperative venete e amministratori di una ventina di coop agricole. Ieri, gli uomini della Guardia di Finanza hanno cominciato l'esame del materiale sequestrato. I riscontri e gli accertamenti dovrebbero durare parecchi giorni, per cui pare improbabile che l'inchiesta possa avere significativi sviluppi a breve termine. Ma è già polemica dura, a partire dallo scontro a distanza tra lo stesso pubblico ministero ed il pds veneziano. Mentre un deputato di Forza Italia, il calabrese Amedeo Matacena, sostiene che è «indispensabile rivedere, durante l'iter della finanziaria al Senato, i privilegi fiscali per le coop passati alla Camera». Secondo il pubblico ministero veneziano, vi sarebbero elementi sufficienti per ipotizzare un meccanismo di finanziamento illecito tra cooperative che, dopo aver ottenuto sovvenzioni dalla Cee, dallo Stato e dalla Regione, venivano poste in liquidazione. Dalle indagini, relative ad un periodo compreso fra il 1988 e il 1992, sarebbe emerso un giro di parecchie decine di miliardi che le coop avrebbero distratto a favore proprio o di terzi. E il magistrato ipotizza reati molto gravi: associazione per delinquere finalizzata alla truffa, bancarotta fraudolenta, falsi in bilancio e fatturazioni false. Dura, come si è detto, la reazione del pds veneto. Il segretario della Quercia, Elio Armano, ha scritto una lettera al presidente della Lega Cooperative del Veneto parlando di «strabismo e accanimento unidirezionale» e di «curioso tempismo con cui Venezia spesso fa da pendant ad altre indagini giudiziarie di rilievo politico nazionale». Secondo Armano, «l'ormai ossessiva e peraltro inconcludente e generalizzata attenzione verso la sinistra ha superato ogni limite». L'esponente pidiessino non contesta «il dovere di indagare, l'esigenza di massima chiarezza, di farlo impietosamente senza alcun tabù», ma aggiunge che «la vicenda dell'altro ieri ha un unico effetto: distribuire, ancora e a pioggia, fango sull'opposizione e sull'intero sistema cooperativo; quello stesso - scrive ancora Armano - che, malgrado il dettato costituzionale, era mal tollerato dai vecchi poteri e che oggi fa venire la mosca al naso al Berlusconi imprenditore e uomo di governo». Il magistrato veneziano respinge il giudizio. «Se, come hanno detto Armano ed altri esponenti del suo partito, il pds non ha nulla a che fare con la Lega delle cooperative ha replicato il pm Nordio - allora il pds non ha nulla da temere da questa inchiesta». Ieri, sono iniziati gli inter¬ rogatori. Il primo degli indagati ad essere sentito è stato l'assessore provinciale bellunese del pds Sergio Reolon, responsabile dal 1992 del settore agroalimentare della Lega Coop veneta. E l'inchiesta si collega con quelle in corso in realtà territoriali: ai contenuti del fascicolo aperto dal sostituto procuratore si è interessato anche il pubblico ministero milanese Paolo Ielo, titolare di una inchiesta simile in Lombardia. Nel pomeriggio di ieri, il magistrato si è recato a Venezia, per incontrare i colleghi degli uffici giudiziari di piazza San Marco, [r. int.] La Quercia: «Sono inchieste a senso unico» Il pm Nordio: se i pidiessini non c'entrano perché hanno paura? Nella foto grande: il pm veneziano Felice Casson Sopra: il suo collega milanese Paolo Ielo

Luoghi citati: Lombardia, Venezia