Fiumi più caparbi dell'uomo
LA POLEMICA SUGLI ALVEI LA POLEMICA SUGLI ALVEI Fiumi più caparbi dell'uomo Ognuno cerca Usuo equilibrio: meglio lasciarli in pace FRA le mille polemiche portate dall'alluvione del 6 novembre, una riguarda l'escavazione dei letti fluviali. Voci autorevoli si sono levate per accusare il «blocco» del prelievo di sabbie e ghiaie dagli alvei: la sedimentazione, accumulando detriti, avrebbe provocato un progressivo sollevamento del corso d'acqua, favorendone la tracimazione al momento della piena. Questa motivazione è stata duramente contestata da altri esperti, secondo i quali l'apertura di cave nei greti determina numerose conseguenze negative. Una prima è l'erosione del fondo dell'asta, che ne induce l'incisione generalizzata: ne consegue la messa a giorno delle fondazioni dei ponti, sottcscalzate dall'energia della corrente, con gravi rischi per la stabilità dei manufatti. Un'altra concerne il livello dell'alveo di magra: se si deprime, trascina con sé quello delle falde circostanti fino a compromettere in parte la funzionalità dei pozzi che vi attingono. Una terza interessa le ripe, scavate al piede da parte del flusso idrico che scorre più ra¬ pido in ragione della maggiore pendenza: le sponde franano portando con sé spesse fette di suoli fertili, o costruzioni là ubicate. E' proprio da quest'ultimo processo che occorre partire per capire la dinamica fluviale. Se la pendenza d'equilibrio del corso d'acqua è compromessa da un eccesso di prelievo nel canale di scorrimento, alla prima piena il fiume, erodendo i fianchi del proprio alveo, assume nuovi materiali alluvionali che ne risollevano il livello per tornare alla situazione precedente. Così, per esempio, il Brenta, che era disseminato di grandi cave, ha talmente allargato il suo letto di piena da costruire un vero e proprio corridoio depresso rispetto al piano di campagna, una specie di valle planiziale che prima non esisteva. Il Progetto Finalizzato Conservazione del Suolo del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha accertato che dovunque in Italia gli alvei si sono molto incisi in seguito all'escavazione artificiale: fino a oltre dieci metri per i corsi d'acqua emiliani, in media quattro metri per il Po, ben più per il Magra al confine fra Liguria e Toscana, le fiumare lucane, i torrenti appenninici che drenano le alture marchigiane. E' evidente che, durante la piena, la disponibilità di un canale di scorrimento più profondo, e quindi a sezione maggiore, favorisce il deflusso e limita i rischi d'esondazione. Ma è altrettanto vero che il ritorno a un prelievo selvaggio di materiali farebbe regredire la situazione a quella che era qualche anno fa, con letti instabili, in rapida evoluzione con effetti imprevedibili. Sotto la spinta dell'emozione, di ingenti interessi economici e dogmatismi rigidi, si è arrivati a perdere di vista la situazione reale. Non tutti i fiumi, e non tutte le parti dell'identico fiume hanno lo stesso comportamento. Per varie cause, di tipo geologico, o generate da precedenti interventi antropici, alcuni alvei sono in deposito, altri in erosione: occorre ripulire i primi e lasciare in pace i secondi. Facendo riferimento al Piemonte, così colpito dal dissesto, per esempio i torrenti Grana - Mellea e Varaita, affluenti di destra del Po che scendono dalle Alpi Cozie cuneesi, sedimentano al loro sbocco in pianura. La Maira erode, tanto da intagliare periodicamente profonde incisioni e crolli nelle scarpate che la fiancheggiano. Un intervento controllato nel primo caso è positivo, il prelievo nel secondo non farebbe che aggravare l'instabilità delle sponde. L'alto Belbo fino all'altezza di Mombarcaro fluisce tranquillo, data la modesta inclinazione del letto. Poi all'improvviso la pendenza si accentua e il fiume si predispone a quei guai che aveva già causato durante la piena del novembre 1968. Non è dunque opportuno fare di tutta l'erba un fascio e spostare su un piano ideologico o d'interesse una discussione che deve restare prima di tutto tecnica. Agire nella lite significa regredire su una posizione antiscientifica, compiendo un itinerario esattamente opposto a quello che è nell'interesse della popolazione e del territorio. Augusto Biancotti Università di Torino
Persone citate: Augusto Biancotti, Maira
Luoghi citati: Italia, Liguria, Mombarcaro, Piemonte, Torino, Toscana
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