Guarda e fa' come me

SCIMPANZÈ' SCIMPANZÈ' Guarda e fa' come m Una noce, un sasso e un 'incudin SEBBENE le prime osservazioni di Jane Goodall sull'uso di strumenti negli scimpanzé (Pan troglodytes) di Gombe (Tanzania) risalgano agli Anni 60, poco si sa di come gli individui imparino questi comportamenti e in quale misura il contesto sociale favorisca la loro acquisizione. I dati migliori oggi a disposizione a questo riguardo provengono da uno studio condotto nel Parco Nazionale di Tal, in Costa d'Avorio, iniziato nel 1979 sotto la guida del ricercatore svizzero Christophe Boesch. In questa foresta tropicale gli scimpanzé utilizzano sassi o pezzi di legno per rompere il guscio di alcune specie di noci come la Coula edulis e la Panda oleosa, comportamento assente in altre popolazioni di scimpanzé, ad esempio in quella di Gombe. Le noci sono un'ottima risorsa alimentare durante la stagione in cui c'è grande scarsità di cibo. Ma, per accedervi, sono necessari una serie di passaggi obbligati: oltre alle noci, occorre trovare un substrato adatto che serva da incudine (il terreno della foresta è troppo morbido), uno strumento adatto (una radice, un pezzo di legno o meglio ancora un sasso, che però nella foresta sono rarissimi) e naturalmente occorre mettere a punto il corretto comportamento. Sembra facile, ma non lo è, come dimostra il fatto che gli scimpanzé imparano questa tecnica molto più tardi di quanto non avvenga per altri comportamenti che richiedono l'uso di strumenti. Mentre già verso i quattro anni sanno usare dei bastoncini per estrarre le termiti dal termitaio, è solo alcuni anni più tardi che iniziano a padroneggiare la tecnica di rottura delle noci. Secondo Boesch, la rottura delle noci è il comportamento di uso di strumenti più complesso che sia mai stato osservato. Che cosa fanno le madri scimpanzé per favorire l'acquisizione da parte dei loro piccoli di questo difficile comportamento, che permette di accedere a una importante fonte di nutrimento? Sicuramente molto, e con modalità che differiscono a seconda delle competenze dei figli. Inizialmente, la madri spartiscono le noci con i loro piccoli, cui possono cederne anche il 40 per cento. Poi, a mano a mano che i figli crescono, diventano meno inclini a dare le noci già aperte e preferiscono lasciar loro gli strumenti del mestiere, mentre vanno alla ricerca di nuovi frutti. I piccoli scimpanzé utilizzano queste occasioni soprattutto per giocare in un modo che è, almeno inizialmente, molto poco «fruttuoso». Il loro comportamento manca spesso di qual¬ che elemento fondamentale: a volte battono con il sasso sull'incudine senza averci messo sopra la noce, altre volte battono il sasso sulla noce, ma senza averla posizionata su qualcosa di duro, altre ancora battono con grande convinzione ma tenendo la noce in mano! Gradualmente però appaiono anche i comportamenti giusti e ogni tanto qualche Coula - le noci più facili da aprire - viene rotta e mangiata. Con anni di accanito esercizio, gli scimpanzé riescono a ottenere dai loro sforzi più energia di quanta ce ne mettano: finalmente, il bilancio fra costo energetico e calorie ottenute dalle noci diventa positivo. Ma senza una madre disposta a pareggiare il bilancio nei molti anni in cui esso è negativo, nessun giovane scimpanzé di Tal potrebbe mai apprendere questo elaborato comportamento di rottura delle noci. Tutto fa pensare che la madre scimpanzé punti ad accelerare il processo di acquisizione; in effetti, è proprio in questo contesto che sono stati osservati episodi di vero e proprio insegnamento. Ma che cosa significa esattamente insegnare? Nel vocabolario della lingua italiana Zingarelli si legge la seguente definizione: «Esporre e spiegare in modo progressivo una disciplina, un'arte, mestiere e simili a qualcuno perché li ap- Lo scimpanzé sa capire il tipo di difficoltà del figlio e correggere l'errore: una prestazione straordinaria figlia) quellasciatola manla madfinalmola. Per prenda». Questa definizione implica che ci sia un adeguamento fra ciò che si insegna e ciò che chi impara ancora non sa e che, senza insegnamento, il processo di apprendimento debba essere più lungo, oppure non avvenire affatto. Boesch ha osservato due episodi in cui la madre ha corretto l'errore che il piccolo stava facendo e gli ha mostrato il comportamento corretto. In un caso il piccolo aveva circa sei anni e il suo errore consisteva nel non aver ruotato - dopo aver estratto il primo dei tre gherigli di Panda - la noce in modo tale da poter battere sopra il lato che conteneva il secondo gheri¬

Persone citate: Boesch, Christophe Boesch, Jane Goodall

Luoghi citati: Costa D'avorio, Tanzania