COTONE AMARO di Ernesto Gagliano

COTONE AMARO COTONE AMARO Il giornalista Agee e il fotografo Evans nei campi dell'Alabama Tra cronaca e poesia: uno straordinario reportage Anni Trenta sciugamano, il sapone marrone scuro, getta perfino uno sguardo nei cassetti quando la famiglia è fuori e poi ripiega i poveri indumenti «con reverenza come fossero sudari». I letti scricchiolanti lasciano pensare a «quel poco di gioia sessuale» che i genitori possono darsi in mezzo ai bambini. La descrizione dei vestiti è un inventario dolente: camicie logore, tute jeans con pettorina e bretelle dove l'azzurro è così sbiadito che ricorda l'argento, per le donne abiti da lavoro ricavati dai sacchi del concime. Commovente è una figura femminile trascinata dal marito, sporca e stanca com'è, a fare la foto di gruppo: tormentata dall'umiliazione, sembra nuda con tutti i suoi, sull'attenti davanti all'obiettivo, rappresentati nella vergogna e nella miseria «per essere spiati e derisi». Miseria e vergogna che contagiano il reporter con il taccuino in mano. Ci sono gli odori della cucina (porco salato fritto, granoturco bollito, lardo rosolato) e quelli delle camere, una miscela di lenzuola, respiro e sporcizia. Si avverte sul fondo una fatica senza tregua, il peso di esistere. Agee fa i conti in tasca ai suoi personaggi, calcola i debiti, le pretese del padrone, il guadagno del raccolto che non basta per campare tutto l'anno. Riflette sull'istruzione che rende questi bambini «capaci di far bene soltanto ciò che li tiene in vita». Un'impennata di critica sociale? Anche. Ma è più partecipazione che metodica denuncia. Su tutto domina il cotone, una pianta cui è legato il destino dell'intera famiglia, in un rapporto di speranza e odio, in una costante lettura del cielo, nel timore di una pioggia rovinosa. Sospira un fittavolo: «Non si sa mai cosa c'è in una nuvola». Fino al momento del raccolto, con il sacco bianco che pende dalla spalla e le dita che si scorticano a strappare il cotone dalle capsule aperte. II tempo in questo «pezzo di vita» va avanti e indietro liberamente, si contorce secondo pensieri e sentimenti dell'autore. Forse l'epilogo sta nel mezzo dove una contadina dice agli ospiti-indagatori: «Siete come uno di noi e sembra che siate stati sempre qui con noi». Sospeso fra cronaca e poesia, l'autore scopre il mistero e la dignità degli altri. Lezione valida anche per un certo giornalismo esibizionista e aggressivo dei nostri giorni, nutrito di ingiurie e panni intimi lavati in pubblico. DOVEVA essere un'inchiesta giornalistica sui poveri nel profondo Sud. James Agee, 27 anni, scrittore che sta stretto nei panni del reporter, viene incaricato da una rivista di New York, con il fotografo Walker Evans, di fare un servizio sui fittavoli nelle piantagioni di cotone dell'Alabama, tra luglio e agosto 1936. Sono gli anni della grande depressione e del New Deal, scenari che si riflettono nelle pagine di Caldwell e Dos Passos. Agee prende contatto con tre famiglie «rappresentative», chiede di vivere con loro, pagando vitto e alloggio, ma «senza che nulla venga cambiato perché ci siamo noi». Non cerca un'intervista, il confronto di due classi sociali che si interrogano, ma le scoperte della convivenza, giorno dopo giorno, per quasi quattro settimane. E che cosa succede? Succede che tra gli autori e l'oggetto della loro ricerca, i contadini, nasce un rapporto di comprensione e uguaglianza: il senso di una comune sorte umana. E nel giovane Agee scatta una ribellione contro l'idea di spiare nell'intimo le vite di un gruppo di esseri umani per esibirne la miseria ad altri, nel nome del «giornalismo onesto», del «coraggio sociale», per farsi una reputazione di paladino «scambiabile contro denaro in qualsiasi banca». Il reportage tradizionale non verrà fuori, non sarà neppure un libro d'arte con i suoi birignao, o un saggio di sociologia con la sua presunzione; anzi, se si potesse, pensa Agee, non dovrebbe neppure essere un libro perché l'autore è sempre padrone dei suoi personaggi: «Mi fosse possibile, non metterei affatto scrittura qui. Ci sarebbero solcrfotografie; ti resto sarebbero frammenti di tessuto, fibre di cotone, zolle di terra...». La pittura che vuole fuggire dalla prigione del quadro. Il risultato è una «grande avventura morale» come Fukìo Colombo definisce nella prefazione quest'opera dal titolo biblico, Sia lode ora a uomini di fama (pp. 510, L. 38.000), che il Saggiatore propone, tradotta con cura musicale da Luca Fontana. E' un documento preso dal vivo come un campione di sangue, un testo sperimentale con lampi di lirismo, un breviario di solidarietà. Sessantadue fotografie di Walker Evans fanno da preludio silenzioso (nessuna dicitura, nessun nome) allo scritto: case di legno, oggetti consunti, sguardi di bambini, tristezze di adulti, scorci di campi. Strano, non c'è un sorriso. La Regione dell'Umbria, la Provincia di Perugia, il Comune e l'Azienda di Promozione Turistica di Assisi, istituiscono in collaborazione con gli Istituti Italiani di Cultura di Londra, Parigi e Zagabria, nel quadro della prima edizione del Premio Letterario "Assisi", che si terrà nella stessa ci uà nel maggio 1995. una sezione riservata alle opere inedite di prosa e di poesia. La Giuria sarà presieduta da Mario Luzi. L'opera che risulterà vincitrice, sia essa di prosa 0 di poesia, sarà pubblicala a cura del Comitato organizzatore del "Premio Assisi'' ed entrerà di diritto Ira i titoli che parteciperanno alla selezione finale della sezione degli edili nell'anno successivo. Cli elaborali dovranno pervenire presso la segreteria del Premio entro e non oltre il 31 dicembre 1994; in caso di inoltro via raccomandala postale, farà lede la data di spedizione. Anche senza la struttura ordinata della cronaca, o il filo conduttore del racconto, ci avviciniamo a queste persone fino a sentirne gli umori, fino a sfiorarne l'anima. A sprazzi, a momenti, a elenchi. Si delinea il paesaggio con pianure e qualche collina, distese di cotone, macchie di pini, more di rovo, campi di granoturco. Entrano in scena gli animali, dalle galline alle mucche, dai gatti ai serpenti, compreso un povero mulo con il dorso malato, divorato dai calabroni, che si sbatte per terra a cercar sollievo e agita gli zoccoli nel vuoto. Agee nel suo sforzo di «registrare la verità» (ma finisce spesso per registrare il suo rapporto con gli altri) indaga sulla casa, misura le assi del pavimento, esamina il catino, l'a¬ Ernesto Gagliano

Luoghi citati: Alabama, Assisi, Londra, New York, Parigi, Perugia, Umbria, Zagabria