VOLA DEL GIUDICE
VOLA DEL GIUDICE VOLA DEL GIUDICE Staccando l'ombra da terra»: prove di vita leggenda, si realizza nella scienza e sfocia in una scrupolosa, onesta pratica quotidiana. Chi scrive tende a impossessarsi della vita pulsante dell'apparecchio con una assoluta dedizione mentale, difendendosi dall'istinto, che non si cura delle regole e degli errori specialissimi che presiedono all'attitudine più innaturale dell'uomo. Così innaturale, che per millenni ha volato soltanto con l'immaginazione (con Salomone e Maometto, Bellerofonte e Perseo); ma adesso che le fantasie si sono realizzate si accorge che la guida di un aereo può trasformarsi in comportamento morale: «Perché l'animo umano possa senza insistere in una inutile arrampicata; che guardando le cose di lato o di sotto, in modo aggirante, si ottiene una diversa percezione della realtà... Ma soprattutto si apprende che, dovunque e per quanto a lungo si vada, il destino dell'aereo è sempre «da terra a terra». E' questo il suggerimento più significativo del libro, che come un aquilone l'aereo, il desiderio di altezza, rimane sempre legato per un filo ondeggiante alla terra e ai suoi abitanti. In primo piano sta l'istruttore Bruno, che si impone per i suoi silenzi, per la padronanza pacata del pensiero e del tratto. Ma Del Giudice ama radunare intorno a sé al¬ svelare la propria tenebra, per l'abiezione e le bassezze, ci vuole spazio, ci vuole tempo, e nell'aereo c'è troppo poco dell'uno e dell'altro...». Nel volo si esprime, per sottrazione, una vita concentrata e concentrante, quasi una metafora in atto. Ad esempio, ci si perde nel cielo come nella vita (si veda il bel capitolo in cui il pilota si smarrisce nella nebbia e per la prima volta deve affidarsi agli strumenti di bordo, alle voci solidali della terra). Si impara che conta soprattutto il percorso, senza affannarsi intorno al desiderio (al significato) della partenza e dell'arrivo; che nei momenti di stallo conviene lasciarsi andare II piacere e talvolta la sorpresa di ripercorrere Io sviluppo di una città che è stata spesso al centro di avvenimenti di cruciale importanza per la storia nazionale. Ustica, mentre racconta da sola la propria vicenda attraverso un puzzle inestricabile di messaggi in codice. Ma non rinuncia (e sono forse le sue pagine più vibranti) a ripetere l'ultimo volo, a seguire le tracce svanite nell'aria e nel mare di Antoine de Saint-Exupéry: riscoprendo in lui, al di là del misticismo e della retorica che gli furono peculiari, il gusto ancora pionieristico e spericolato per il mestiere, il forte legame con gli altri, il ricongiungimento con la propria ombra terrestre. Questo libro è il racconto seducente di una iniziazione e di una passione: misurate con quelle di altri camminatori del cielo, immesse nell'alveo di una storia grande per quanto ancora giovane. Deve essere conquistato a poco a poco, prendendo familiarità con i tecnicismi (i linguaggi cifrati e operativi) e con un dettato che, per un lettore inesperto, sembra a volte rasentare la scortesia. Ma poi è proprio la freddezza, il culto dell'esattezza e della misura sentimentale, a rendergli merito, la fioca febbre che serpeggia nelle sue vene segrete... tri uomini, vivi e morti, che si sono cimentati nel volo. Nell'aeroporto deserto, in una notte fosforica, gli appaiono i due piloti di un aereo passeggeri che continuano a rivivere l'ingresso in una nube assassina, il precipitare delle ali ghiacciate. Oppure si trova ad ascoltare i racconti di un pilota di aerosiluranti, le imprese compiute nell'ultima guerra sul Mediterraneo in fiamme. E' il saluto dello scrittore agli ultimi eroi, ai signori del belgesto e del sacrificio. Sa bene come quel tempo sia inevitabilmente e forse provvidenzialmente finito, oggi sono più famigliari la frode e l'intrigo che siedono accanto alla carcassa di Lorenzo Mondo Daniele Del Giudice Staccando l'ombra da terra Einaudi pp. 122,1. 20.000
Persone citate: Daniele Del Giudice, Del Giudice, Lorenzo Mondo, Perseo
Luoghi citati: Ustica
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