In onda il messaggio a reti «barricate» di Curzio Maltese
In onda il messaggio a reti «barricate» r GIORNO DI FUOCO IN TV In onda il messaggio a reti «barricate» L, ITALIA è il Paese che amo...». Silvio Berlu1 sconi, 26 gennaio. «Vi chiedo pochi minuti di attenzione...». S. B., 22 novembre. Tra i due incipit passami dieci mesi, trecento giorni, il fatidico 199-1 e l'avventu ra di Berlusconi al potere. Due distinti momenti televisivi: l'inizio e (l'orse) la fine della parabola del Presi dente Virtuale. Davanti a milioni di spettatori: il po polo. Sono identiche perfino le modalità. Una cassetta preregistrata dalla troupe del Presidente e inviata ai telegiornali con l'invito-ordine di trasmetterla per intero. Per essere chiari, l'invito vale per i tre tg Rai - che ne trasmettono una sintesi - e l'ordine per i tre della Fininvest: sette minuti sette, non un secondo di meno. Alla faccia della «polifonia». L'onore di irradiare per primo alle masse il messaggio dell'imperatore spetta di rigore a Emilio Fede. Ieri estasiato, ora distrutto. Un minimo di pietà cristiana impedisce d'infierire sul dramma del sanciopànza berlo sconi a no, dapprima sprezzante («Il Corriere fa schifo!» dichiara a una radio), poi pateticamente bugiardo (esordio alle 19: «Non c'è nessun avviso di garanzia per Silvio Berlusconi,.^»), infine ridotto a scusarsi con tutti, con il Corriere e con Funari, con il pubblico e perfino col Meteo: «Cercate di capirmi, oggi ho la testa altrove...». 1 messaggi, dunque. Sono entrambi messaggi di un Presidente Virtuale. Il 26 gennaio Berlusconi comincia a essere presidente in tv. Il tono, la retorica, il trucco e la positura a gomiti larghi sulla scrivania - sono di chi ha già vinto e porgi: il saluto alla Nazione. La televisione anticipa la realtà. Il 22 novembre Berlusconi è davvero Presidente. Ma nella prole tica (?) finzione elettronica è come se non già lo fossipiù. Sta in piedi davanti al- Emilio Fede la scrivania, quasi nell'atto di andarsene, e parla come il capo dell'opposizione. Cupo, polemico, non sorride mai. Il discorso è tutto al negativo, sulla difensiva. Sogni, miracoli e progetti («noi vogliamo, noi crediamo, noi possiamo») cedono il posto a slogan catenacciari. «Io non mi dimetto né mi dimetterò...» riecheggia il rap di Jovanòtti '«E no che non mi schiodo, non mi schiodo»). Fa capolino un timido: «Io naturalmente non ho corrotto nessuno...». Naturalmente? E ancora, con tono lagnoso, ri vendicativo; «Non siamo politicanti, agitatori, demagoghi e pettegoli da salotto...». Perfino il celebre e soave «mi consenta» si rovescia in un torvo e duplice «Non siamo disposti a consentire». «Non siamo disposti a consentire che il voto degli italiani... Non sia mo disposti a consentire che un abuso...». Lo squillo di troni ha finale del 26 gennaio («Vi di co che possiamo, vi dico che dobbiamo crea re per noi e per i nostri figli un nuovo miracolo italiano» e vai con l'inno) precipita ih uno sconclusionato congedo: «Con il mio solito ottimismo, vi auguro una buona serata». Clic. Il messaggio finale di Berlusconi segna il culmine di una giornata televisiva a reti unificate e barricate. Rai e Fininvest sulla stessa trincea (del lavoro?). 1 sei tg sei di mezzodì ospitano, su una trentina di reazióni governative, appena due facce dell'opposizione: Salvi (pds) e Mattioli (Verdi). Ovunque, Rai e Fininvest, impazzano Maiolo, Parenti e i radicali specializzati nell'insinuare ogni nefandezza a proposito dei giudi ci di Mani pulite dagli albo ri di Tangentopoli. La sera si replica, con minor con vinzione. Resta imbattuto il record comico dei due Gr di Claudio Angelini: «Ber lusconi indagato» al secon do e al quinto posto nelle notizie del giorno. Curzio Maltese sej Emilio Fede
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