« La Lega mi chieda i voti»

« « La Lega mi chieda i veti» Beccalossi (An): «Mino sindaco? Per carità, sarebbe un disastro» BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Il più felice, a vederla così giovane, bella e carica di voti, sarebbe la buonanima dell'avvocato Carlo Tassi, il deputato missino che andava sempre vestito d'orbace e beveva Campari, «un rosso in meno!». Viviana Beccalossi, 23 anni, si sveglia con 16 mila 236 preferenze e An che arriva all'I 1,9%. Meno del 14 dell'exit poli, ma quanto basta per una trionfale telefonata di Fini, «che mi ha detto cose carinissime». E sale in Loggia in divisa: scarpe nere, calze nere, gonna nera, maglione nero. Peccato per i capelli biondi e gli occhi azzurri. Nera nera, nella città della strage di Piazza della Loggia. «Ma cosa c'entra? Io avevo tre anni. L'ho imparata dai giornali, da quello che mi hanno raccontato, per 20 anni hanno cercato di criminalizzare la destra e non ci sono riusciti!». 3 anni il giorno della strage, 14 quando ha preso la tessera del Fronte della Gioventù, 20 quando è entrata in consiglio comunale al posto di Gianfranco Fini, nientemeno. E Fini l'ha voluta candidato sindaco, giovane, donna e nera, l'ideale. Che poi non sia andata proprio così, che lei abbia detto o mi candidate o faccio una lista mia, in queste ore è meglio lasciar perdere. E adesso, quando entra in Loggia, è tutto un complimentarsi, poi le interviste, le foto. «Scusate un attimino...», suona il cellulare Swatch viola e lillà: «Tesoro, perdonami, ma sono letteralmente assediata dai giornalisti», saluta il fidanzato imprenditore, ramo succhi di frutta. L'ex fidanzato, Mario Labolani, 40 anni, sta in disparte e fissa i computer. Sarà il più votato della lista di An, passa per il consigliere politico di Viviana, quando aveva tre anni e lui 20, proprio l'anno della strage, era rimasto impigliato nelle inchieste nere. Ma in queste ore è meglio lasciar perdere. «Vivi, ti cercano da Roma!». Sì, lo sa, oggi sarà da Fini per decidere che fare di tanti voti. Darli a Gnutti, l'odiato leghista? «Difficile dopo gli insulti che ci ha buttato contro». Difficilissimo dopo l'approccio di ieri, a distanza. Beccalossi: «Deve venire a chiedermeli se vuole imparentarsi con me». Gnutti: «Ho già moglie e figli, e non conosco il suo indirizzo». Bossi, da Roma, mette il carico pesante: «Ai fascisti ci penso io, li faccio a pezzi!». Ma Vivi non si butta mica giù, pure lei prende la mira. Voti a Martinazzoli per far dispetto a Gnutti? «Ma quello se gestirà Brescia come il suo partito, sarà un bel disastro!». Martinazzoli, appunto. Lui le riconosce la bella presenza, «ma questo non è un concorso di bellezza». Lei reagisce, «ecco il mio punto debole è che sono giovane e donna». Ma il caratterino ce l'ha. Tre anni in consiglio comunale: le campagne contro gli extracomunitari, contro la microcriminalità, per il vigile di quartiere e il ritorno delle case chiuse (con tanto di invito al Costanzo show). Campagna elettorale da, «20 appuntamenti al giorno». Obiettivo Gnutti, «spera di perdere per rimanere ministro». E Martinazzoli: «Io sono coerente e lui no, si allea con il suo nemico di 40 anni». Da due mesi, ogni giorno riceve rose gialle, giallo gelosia: «Anche 33 alla volta, speravo di scoprirlo dopo questo voto e invece niente». Il padre, Edgardo, è pittore ed era buon amico di Almirante: «Me lo ricordo bene, a pranzo sul lago di Garda». La madre, Hildegard, tedesca, «era una figlia dei fiori scappata in Canada». Ha studiato il fascismo, «Mussolini rispetto ai tempi è stato un grande statista» e tenta di convertire lo storico e consigliere pds Corsini con libri di Evola. Oggi sarà a Roma, da Fini. «Ma per Brescia vorrei decidere io». [g. ce.] ^^^^^^^^^^^ Viviana Beccalossi. candidata di An a sindaco di Brescia: oltre 16 mila preferenze

Luoghi citati: Brescia, Canada, Roma