«Rocco visto come si fa?»

A Brescia Gnutti promette battaglia: la linea non cambia A Brescia Gnutti promette battaglia: la linea non cambia «Rocco, visto come si fa?» Martinazzoli: alleati giusti, e si vince BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO Su il bicchiere, all'osteria «I Bianchi». E vai di frizzantino che la festa è appena cominciata, sono le due e mezzo del pomeriggio, e lo scrutinio non è ancora finito. Brindano Emilio Del Bono, segretario dei popolari bresciani, e Pierluigi Ferrari, segretario dei pidiessini lombardi. Brindano in ) 2 e Martinazzoli, fosse qui, li guarderebbe con un grugnito. Non è cosa, non è modo, frenare l'euforia. Lui se ne sta in studio, solo, un fascicolo da processo sulla scrivania, un libello in un angolo («Il baco, la seta e la provincia di Brescia»), la sigaretta e una bella risata: «E càspita se sono soddisfatto!». Era andato a letto con un 37,5% di voti, si è svegliato al 40 e finirà la giornata al 41,1. «Visto che ho fatto bene a non parlare di quegli oroscopi che chiamano exit poli?». Con passo da granatiere, senza giacca, una cravatta blu con due M appena sotto il nodo, Martinazzoli arriva in via Dante, la sede del suo comitato elettorale alle cinque di pomeriggio. Sarà snobberia, ma è l'unico a non commentare i voti in Loggia, nella bolgia della sala comunale. Mancano due sezioni, ma non importa più, Gnutti è lontanissimo. L'aria che tira, in questa sede di via Dante, è quella della partita già vinta. Martinazzoli, che passa per piagnone e pessimista, finalmente lo ammette: «Abbiamo condotto una buona battaglia, ne valeva la pena, e credo che il 4 dicembre verrà confermata». 41,1 per cento contro il 26,7 di Vito Gnutti. E il buon Gnutti, il sigaretto in bocca, stretto in un angolo della Loggia fatica a convincere se stesso e i suoi: «Non c'è nulla da cambiare, spero che cambino i voti, non le nostre posizioni...». In un altro angolo c'è Viviana Beccalossi, An, felice del suo 11,9: «La Lega deve venire a chiedermi i voti!». Ma la Lega non lo farà, Martinazzoli men che meno. E poi, in questa serata bresciana, quel che conta pare proprio il ritorno della politica. «Sono solo le elezioni di Brescia», tenta la frenata Martinazzoli. Però sono le elezioni dove popolari e pds si son presentati assieme e hanno vinto assieme. E' un testa a testa divertente, ai tavoli dell'osteria «Bianchi». C'è il capolista pds Paolo Corsini, ex sindaco, accanto al giovane Del Bono. Risultato finale: pds al 20,40, ppi al 20,04, uno scarto di 401 voti. Duetto: «Benissimo, così non potranno dire che Martinazzoli è ostaggio del pds». E prosit! Saranno sì le elezioni di Brescia, ma quando Martinazzoli finisce di ringraziare ecco le domande che guardano a Roma. «I risultati, e non solo a Brescia, dimostrano che una linea vincente è quella di riconoscere il Centro». Tanti complimenti a Corsini e al pds che l'hanno voluto sindaco, «e non mi sembra L'ex segr di essere Giuseppe Stalin». Tanta indifferenza sul plaff di Forza Italia: «Il crollo? Non sono mica un ingegnere, non mi intendo di smottamenti. Avrà pagato per l'insipienza del governo». Tanta comprensione per Umberto Bossi: «Modifico un suo slogan, Roma ladronaia Lega si perdona». Eppure, l'altra notte, il buonumore non era questo. L'exit poli aveva fissato il ppi al 14%, la stessa percentuale delle ultime politiche. E Martinazzoli era fermo al 37,5. Troppo poco per far festa. E poi, in tv, s'era visto Buttiglione, s'era sen¬ tita quella frase sul calo di F.I. la sua preoccupazione... «Ma va mandato via! Non può andare a dire che gli dispiace!», si era sfogato Del Bono. «Ringrazio Buttiglione per la sua assenza a Brescia...», aveva detto Martinazzoli. Nessuna polemica adesso: «Lo capisco. E' per lo spostamento a destra...». Brescia, va bene, ma a Roma? «Ci penseranno i segretari di partito», schiva Martinazzoli. E non gli si dica di Casini del ecd, che parla di marginalità rispetto al pds: «L'ha detto Casini? Deve avere qualche disastro ottico». Non si insista con la domanda su quell'8 per cento di Rifondazione, voteranno per lei? «Non sono i candidati che scelgono gli elettori, succede il contrario. Rifondazione vuole l'apparentamento e non l'avrà». Neppure la lista di Angy Rampinelli, il laico che si è preso il 10,3. Solo un accenno di fastidio quando il Tg2 domanda se farà il sindaco o tornerà a Roma... Grrr. «La buona educazione mi impedisce di rispondere in malo modo. Mi sono candidato per fare il sindaco!». E almeno per questa volta i fastidi Martinazzoli li lascia a tutti gli altri. Ai leghisti di Brescia, fermi a un 15,7 amarissimo. Agli amici del ppi che lo sentono ripetere «Non siamo invisibili, non siamo immobili». Ad An, «che non è poi andata così bene». E all'osteria dei «Bianchi» la festa continua. Giovanni Cerniti L'ex segretario della de Mino Martinazzoli