Elena Croce, ecologista della letteratura

Elena Croce, ecologista della letteratura Si è spenta a 79 anni la primogenita del filosofo: traduttrice dal tedesco, studiosa della cultura inglese Elena Croce, ecologista della letteratura «Soltanto attraverso i libri è possibile dare un senso alle cose» mi ROMA (Il RAlefotografie scattate I da Franco Antonicelli nelle vacanze biellesi ce M. L'è una che sembra una tela di Felice Casorati. Avvolta in un lungo vestito nero, su una seggiola fratina, i capelli raccolti sulla nuca, le mani intrecciate in grembo, una giovane donna scruta il fotografo con uno sguardo interrogativo, di diffidente riservatezza. E' Elena Croce, la primogenita del filosofo, scomparsa ieri a Roma, all'età di 79 anni, dopo una lunga malattia. Negli Anni Trenta, come si sa, Benedetto Croce passava le vacanze a Pollone, nel Biellese, con la moglie Adelina e le quattro figlie: Elena, Alda, Li¬ dia e Silvia. Bella ed elegante, Elena Croce si faceva ammira^ re per l'ingegno vivace. Fin da bambina aveva avuto un forte rapporto intellettuale con il suo celebre padre. Molti anni dopo raccontò che i primi libri da lei letti erano stati il Marco Visconti di Grossi e La capanna dello zio Tom di Harriet Elisabeth Beecher Stowe nelle stesse edizio¬ ni in cui li aveva letti il padre. «Gli era rimasto il rimpianto di non aver letto da bambino i Tre moschettieri di Dumas, perciò me lo diede da leggere quando avevo soltanto nove anni. Ogni giorno mi consegnava un romanzo nuovo, evitando Salgari che giudicava troppo sgrammaticato». Nell'ambiente della borghesia antifascista torinese, fre- quentato durante quelle vacanze, la giovane Croce conobbe Raimondo Craveri - singolare figura d'intellettuale, autore di uno studio su Voltaire che inaugurò i «Saggi» di Einaudi - che sposò alla fine del 1936. In un'altra fotografia dell'album antonicelliano, la si vede infatti con in braccio il primo figlio Piero al quale seguirà la figlia Benedetta. Il matrimonio si concluderà, negli Anni Cinquanta, con la separazione e il divorzio. Elena Croce cominciò a scrivere negli anni torinesi del primo dopoguerra. Traduzioni dal tedesco, di quei poeti e scrittori romantici che rappresentavano per lei l'altra Germania, e studi critici, sui ro¬ mantici inglesi e su Francesco De Sanctis (con la sorella Alda), che apparirono in volume negli Anni Sessanta. Ma le pagine più belle sono quelle dedicate al mondo della memoria: Ricordi familiari del 1962 e Lo snobismo liberale del 1964, riedito da Adelphi, in cui evocava il mondo paterno e la borghesia cosciente delle proprie responsabilità di fronte al fascismo ma metteva anche alla frusta l'elite romantico-reazionaria così convinta «di possedere per diritto divino il segreto ineffabile della personalità», da lasciare l'Italia in mano ai barbari. Fu tra i fondatori di Italia Nostra e amava dire: «La mia unica politica è l'ecologia». Scrisse infatti anche un volume dal signiticativo titolo La mia guerra con l'ambiente. Le sue case romane sono state un crocevia della vita culturale. Dopo un ritorno ai saggi critici, con II congedo del romanzo, sull'esaurimento delle attuali categorie romanzesche, nel 1985 pubblicò Due città, ritratti e memorie su Napoli, la città di nascita, e Roma, la città dei figli. Scriveva che Napoli a differenza di Roma, nonostante tutto, non aveva mai rinunziato alla sua identità originale. «La medesima cosa si può affermare oggi di lei - dice l'ispanista Angela Bianchini, sua amica -. Grande germanista e anche ispanista, era assoluta¬ mente un personaggio a sè, non solo perché era la figlia di Benedetto Croce, ma perché aveva conservato un rispetto enorme per la cultura. Una cultura però umanizzata e personalizzata, anche attraverso le sue stesse generosità o timidezze». Nella sua memorialistica, che è una memorialistica della coscienza, si rispecchia d'altronde un'idea della cultura come unica possibilità di dare un senso alle cose. Questa idea insostituibile e salvifica della cultura e della letteratura, era probabilmente il legame più saldo e profondo fra Benedetto Croce e la sua primogenita. Alberto Papuzzi Fu tra i fondatori di Italia Nostra: «E' la mia politica»