Bazoli non molla, Cariplo manda segnali, Dini privatizza di Gianni Zandano

Bazoli non molla, Cariplo manda segnali, Bini privatizza Bazoli non molla, Cariplo manda segnali, Bini privatizza Banche, banche, banche. Nel più protetto e mummificato dei settori erompe, di colpo, il «mercato». E, di colpo, questo stesso mercato si trasfigura da Angelo salvatore in Mostro cinico e beffardo. Con l'aiuto, maligna qualcuno, di Bankitalia. Sulla corazza del Mostro si è infranta, in poche ore, l'Opa su Ambroveneto della Comit, guidata da Luigi Fausti ed Enrico Beneduce. Nelle paludi in cui il Mostro vive erra il Credit di Lucio Rondelli. Il quale tenacemente aspetta un segnale di orientamento, e non ha perso la speranza di trovare la via della vittoria, che sarebbe poi l'accordo per conquistare il Credito Romagnolo presieduto da Emilio Ottolenghi. Nei due casi, qualcuno, ministro Lamberto Dini cosi narrano le leggende, avrebbe illuso i valorosi conquistatori. Ma il Cavallo di Troia ha fatto cilecca. Per Comit, che ha in cassa un bel gruzzolo di gdanaro fresco da spendere, ogni scenario è aperto. Sebbene le mosse vadano d'ora in avanti, valutate con «prudenza», come ammette lo stesso presidente Lionello Adler, festeggiando a Tokyo i cento anni dell'istituto. Per Ambroveneto, il futuro è in movimento, e dove approdi non si sa bene. Stretto tra due alleati forzuti: Yves Barsalou, presidente di Crédit Agricole, e Gianni Zandano, presidente del San Paolo di Torino, il vincitore dello scontro con Comit, Giovanni Bazoli, avrà certamente il suo bel daffare. Ma Bazoli è un bresciano di quelli che non mollano. Basti pensare che, di quella prima squadra entrata nel consiglio del Nuovo Banco Ambrosiano dopo il crack seguito alla morte di Roberto Calvi, è lui l'unico sopravvissuto, insieme al presidente del collegio sindacale Franco Beato. Qualcuno addirittura ipotizza che quel progetto di unione tra Ambroveneto e Romagnolo, accarezzato per molti mesi e poi accantonato, potrebbe ritornare in auge, se l'istituto bolognese si fonderà con la Cassa di risparmio di Bologna, presieduta da Gianguido Sacchi Morsiani. Sempreché i vertici del Credit, Lucio Rondelli ed Egidio Giuseppe Bruno, non riescano a far fallire la fusione, con- Emilio vincendo i Ottolenghi grandi azionisti del Rolo che il matrimonio con il loro istituto è assai più prestigioso. Che la Galassia del Nord è meglio di una cucina regio- Giovanni naie, per Bazoli quanto famosa. E sempreché non arrivi a scompigliare le carte la Cariplo di Sandro Molinari, decisa a restare in prima fila nello scacchiere creditizio dello Stivale. Perciò sornionamente attenta agli sviluppi della contesa Credit-Rolo. E meno male che la Banca di Roma guidata da Pellegrino Capaldo e Cesare Geronzi non è per il momento interessata alle terre del Nord: Altrimenti la confusione sarebbe totale. Su questo scacchiere effervescente, il ministro del Tesoro Lamberto Dini ha appena lan¬ ctnrSadRvbgSandMdcssSLsdcbgt ciato una bomba ad altissimo potenziale. E' la direttiva che impone alle Fondazioni di diversificare i propri investimenti, oltre alle Spa bancarie. Un piano al quale aveva lavorato in passato il presidente della Fondazione Cariplo, Roberto Mazzotta. La bomba dà un deciso colpo di via alla privatizzazione delle banche pubbliche, dirotta migliaia di miliardi verso i titoli di Stato italiani (ovvio) ed esteri, ma anche verso azioni, fondi pensioni, partecipazioni in piccole e medie imprese. Applaude Gustavo Minervini, presidente della Fondazione Banco di Napoli, si infuria il sindaco di Siena Pier Luigi Piccini. Il povero sindaco ha un diavolo per capello. Non bastava la grana della Gustavo trasformazio- Minervini ne del Montepaschi in Spa, tenacemente portata avanti dal presidente dell'istituto Giovanni Grottarelli De' Santi (che del resto, l'ex presidente Montepaschi e poi ministro del Tesoro Piero Barucci aveva messo lì proprio per questo). Ora arriva la direttiva sulle fondazioni. Per cui, c'è da giurarci, l'incontro a tre sul dossier Spa programmato per domani al Tesoro sarà incandescente. Se poi ci sarà. Piccini ha dalla sua il presidente della Provincia Alessandro Starniti, pure lui deciso a difendere la «senesità» del Monte. Proprio quel tipo di localismo che il perfido Dini sembra ben deciso a buttare alle ortiche. Alla luce della bomba Dini, sarà divertente vedere che fine farà la holding delle Casse Toscane, altro gruppetto dove covano forti tentazioni da Guelfi e Ghibellini. Resisterà alla deflagrazione, o il presidente Aureliano Benedetti dovrà decretare la fine dell'avventura? A Roma sulla finanziaria sono incollati gli occhi di tutti, ma sotto sotto le grandi lotte non vengono meno. Protagonisti di prima fila gli eterni adepti di An. Mentre sulla questione Bnc lo scontro va avanti, il sottosegretario al Bilancio Antonio Parlato è impegnato in un braccio di ferro con il direttore generale del Tesoro Mario Draghi. Nella tradizione della fedeltà al Tricolore, Parlato si erge a difensore degli advisor italiani, contro l'invasione straniera. Valeria Gianni Sacchi Zandano ministro Lamberto Dini Lucio Rondelli Emilio Ottolenghi Giovanni Bazoli Gustavo Minervini Giovanni Grottarelli Pellegrino Capaldo Gianni Zandano

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