«Sì è Maccari il quarto uomo del caso Moro» di Giovanni Bianconi

«Sì, è Maccari il quarto uomo del caso Moro» La principale testimone d'accusa conferma la sua versione sull'«ihgegner Altobelli» appena tornato in libertà «Sì, è Maccari il quarto uomo del caso Moro» La Faranda: al momento dell'esecuzione c'era lui con Moretti LA VERITÀ' DELL'EX BR ROMA. Tra poche settimane ci sarà l'udienza preliminare, l'ennesimo «processo Moro». Imputato è Germano Maccari, accusato di essere il quarto carceriere del presidente de assassinato dalle Br nonché, insieme a Moretti, 1 esecutore materiale dell'omicidio, una settimana fa il tribunale della libertà l'ha scarcerato, e adesso - in attesa del processo - è libero, con l'obbligo di firma al commissariato di zona. Principale testimone d'accusa è Adriana Fa randa, l'ex-brigatista dissociata: le sue dichiarazioni sono condite dalle mezze ammissioni di Valerio Morucci e dal silenzio degli altri ex-terroristi presenti nella «prigione del popolo», e si scontrano con le dichiarazioni di innocenza di Maccari che contro-accusa: «Io non c'entro niente, chi mi chiima in causa evidentemente copre qualcun altro». Signora Faranda, che cosa replica? «Che è un'ipotesi assolutamente lunare. Se bisognava coprire qualcuno bastava lasciare il vuoto, non era necessario accusare qualcuno a caso. Oppure, se proprio bisognava farlo per mettere un tappo, lo si sarebbe fatto molto prima, senza aspettare 15 anni. No, mi dispiace, è assurdo». E allora perché ha deciso di accusare Maccari? «Ho fatto quel nome proprio per fare chiarezza, per riempire l'ultimo vuoto di quella storia, intorno al quale continuavano a farsi le ipotesi più disparate. Nel momento in cui Maccari era già stato arrestato, e quindi sul suo conto c'erano già altri elementi, ho ritenuto che fosse giusto dire quello che sapevo. E cioè che il "quarto uomo" era Germano Maccari». E' stato detto, anche dall'imputato, che lei parla per sentito dire, riferisce cose «de relato», apprese da ai- tri. «Non è vero. La decisione di utilizzare Maccari nel ruolo dell'ingegner Altobelli nella base di via Montalcini, fu presa dalla direzione di colonna di cui facevo parte. Per la precisione da me, Morucci e Seghetti. Io conoscevo molto bene Maccari, fin dai tempi di Potere operaio, e ho contribuito a fornire garanzie sulla sua affidabilità politica e militare. Quindi non è una cosa riferita. Inoltre, dopo la conclusione infausta del sequestro, la direzione di colonna decise che Maccari sarebbe rientrato nella brigata di Torre Spaccata, diretta da me, e lì l'ho rivisto». E il fatto che fu anche Maccari a sparare a Moro? «Anche qui, le uniche cose che mi sono state raccontate riguardano il particolare della pressione meccanica sul grilletto, che mi ha detto Morucci. Ma io sono certa che accanto a Moro c'erano Maccari e Moretti. La sera prima dell'esecuzione, l'B maggio, davanti a me Mario Moretti disse che giù nel garage, con Moro, sarebbero scesi lui e Altobelli, che doveva svolgere, armato, il ruolo di "copertura ravvicinata". Che le cose andarono effettivamente così, dopo, me l'hanno confer¬ mato Gallinari e la Braghetti. Adesso loro tacciono, e io capisco le remore di chi non ha maturato la mia convinzione. Forse, a fare chiarezza definitiva dovrebbe essere proprio Maccari». Ma non crede che sulla vicenda Moro continuino comunque a rimanere dei misteri? Il doppio ritrovamento del memoriale, per esempio. E gli originali di quel documento, mai venuti alla luce... «Io sulla storia di via Montenevoso non voglio fare illazioni. All'ipotesi dell'originale distrutto, sinceramente, non ci credo: sono state conservati documenti molto meno importanti. E anche nelle cose ritrovate manca comunque una parte. Mi piacerebbe davvero sapere dov'è, e che cosa c'è scritto. Finché non sono uscita dalle Br su questa storia ci furono solo risposte evasive». Giovanni Bianconi Adriana Faranda

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