Rai il consiglio non si dimette di Maria Grazia Bruzzone

Anche il direttore Billia rimarrà nell'azienda ancora per mesi. Se ne va solo Marchini. Più poteri a Presutti Anche il direttore Billia rimarrà nell'azienda ancora per mesi. Se ne va solo Marchini. Più poteri a Presutti Rai, il consiglio non si dimette Igiornalisti: e noi continuiamo l'intifada ROMA. Come da copione. Alla fine resta a! suo posto il consiglio di amministrazione. Ma in una Rai sempre più in stato di guerra. I sindacati che scrivono ai presidenti delle Camere, l'assemblea dei lavoratori che continua a chiedere le dimissioni, persino l'associazione dei dirigenti, tradizionalmente vicina alla cima della piramide, spaccata in due, a invocare un nuovo vertice. Impavidi, Moratti 8- soci rimangono sulle loro proltrone. Almeno finché il Parlamento non si accorderà su nuovi criteri di nomina. Tutti meno uno. il già dimissionario Alfio Marchini. Resta Letizia Moratti, che mercoledì notte, durante la riunione conviviale a casa sua, il marito Giancarlo al fianco, di fronte al progetto di un suo ridimensionamento, aveva pur minacciato di dimettersi. E ancora ièri entrando in consiglio confessava di sentirsi «in crisi esistenziale» e accusava gli altri di «averla lasciata sola». Rimane Ennio Presutti, il vero vincitore della partita, al quale viene delegalo il compito di scrivere, entro quindici giorni, un nuovo regolamento interno che renderà più collegiale il lavoro (soluzione soft del problema). Resta, ovviamente, Mauro Miccio, il tessitore, con Presutti, della trama. E Franco Cardini, convinto a sospendere le annunciate dimissioni dalla nuova «franca collaborazione e dallo spirito di collegialità». Ma anche, pare, dagli argomenti persuasivi di Pinuccio Tatarella, il ministro delle Poste che lo scorso weekend l'ha invitato a Bari. Un incontro folgorante, per il professore fiorentino. Rimane, ultimo ma non meno importante, anche il direttore generale Gianni Billia, già nominato all'lnps. Almeno per un bel po'. Non settimane, ma mesi. Sembra ci siano dei problemi per l'avvicendamento all'ente pensionistico. Ma la realtà vera sarebbe che il governo al momento non ha nessuna intenzione di avere dalla Rai altri problemi. Mentre Irene Pivetti si sarebbe persuasa a trovare presto, con Scognamiglio, un sostituto a Marchini. Ma mentre il oda è immerso nella riunione fiume, che durerà l'intera giornata (e Billia ottiene che si parli dei punti che gli stanno a cuore, a cominciare dagli investimenti), il palazzo di vetro è in piena bufera. Già dalla mattina i sindacati tutti, Usigrai in testa, rifiutano l'incontro chiesto da Moratti. E si guadagnano il plauso dall'affollata assemblea che si svolge in parallelo. I sindacati chiedono di cambiare il piano triennale, approvato senza consultarli. E le dichiarazioni di guerra crescono. L'Usigrai parla di «ipocrisia senza pari», un leader quasi grida: «Non siamo come i palestinesi che facevano finta che Israele non esistesse per non riconoscerlo. Dicano che c'è la volontà di riaprire un dialogo. Intanto continuiamo l'intifada». Più tardi, i sindacati manderanno un telegramma a Scognamiglio e Pivetti. Un messaggio dai toni drammatici in cui si parla della «stagione difficilissima che vive la Rai» e si chiede un «incontro urgente», «anche alla luce dell'autorevole richiamo del presidente Scalfaro ai temi di una corretta comunicazione». Se viale Mazzini brucia, a Montecitorio la maggioranza tutta è più che soddisfatta. Ironico Francesco Storace: «Marchini pensava che la sua uscita di scena avrebbe fatto crollare il mondo, invece il mondo resiste». Pacato il leghista Leoni Orsenigo: «La decisione più saggia». Contento ma preoccupato Fabrizio Del Noce: «E' una sconfitta della linea Pivetti. Ma ora il problema è riportare la pace nell'azienda». Tace il ppi, che mercoledì chiedeva al eda di restare. A insistere contro sono rimasti i progressisti. Giulietti parla di «eda abusivo». Vita di «eda delegittimato». Per Paissan: «La Rai resta nella palude, situazione ideale per nuove scorrerie». E intanto a sorpresa al eda arriva per lettera una strigliata dall'Iri, che non ha gradito il piano triennale. E chiede «più rispanni sui costi» e «maggiore chiarezza sugli investimenti». Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Bari, Israele, Roma