«Sindacato ostaggio della sinistra» di Raffaella Silipo

IL CAPO DI FORZA ITALIA «Sindacato ostaggio della sinistra» Previti: l'alleanza con An non si tocca IL CAPO DI FORZA ITALIA UTTIGLIONE vuole unirsi a noi? E' il benvenuto. Ma non rinunciamo all'alleanza con An. Ciò che il voto ha unito non si può dividere». Cesare Previti, coordinatore di Forza Italia, non crede ài miraggio del centro, anzi, spinge forte sul pedale del bipolarismo. «0 questa alleanza o le elezioni»; dice. E mentre Bossi cerca di tirare Berlusconi per la giacca verso il ppi, lui, impavido, fa i comizi con Mennitti nella terra del «nero» Tatarella. Addirittura si diverte. «Una faticaccia. Sei comizi in un giorno, davanti a un uditorio attento, trattando problemi locali di cui so francamente poco. E mica ci si può defilare». Ministro Previti, Bossi cerca di spingere Berlusconi verso il ppi, rinunciando ad alleanze di cui lei oggi è il garante. E' un'operazione seria? «Intanto io credo che il primo garante delle alleanze sia Berlusconi. Purtroppo fra gli alleati c'è un personaggio destabilizzante come Bossi. A un certo punto bisogna mettere uno steccato». Ma Bossi oggi può dire a Berlusconi: ti porto su un piatto d'argento l'alleanza al centro. «Guardi, non abbiamo certo bisogno di Bossi per il rapporto con i popolari. Quando io ho parlato con Buttiglione mi sono sempre trovato in peritata sintonia. E' Bossi che cerca di essere presente ovunque. Sa qua! è la mia tesi? Il voto di marzo ha identificato un'alleanza di governo e una di opposizione: la loro si è sfaldata subito, la nostra è ancora ir vita. Ma il futuro è comunque nel bipolarismo». Eppure è in atto una vera e propria campagna per staccare Fi da An. Non è forse questo il significato del documento Bossi-Buttiglione? «Sì, ma questa operazione in teoria potrebbe realizzarsi solo dopo il voto. La prima regola della II Repubblica, le ripeto, è che ciò che il voto ha unito non può essere diviso dagli esponenti politici. E' una regola morale, ma anche costituzionale. Un esempio? Io sono stato eletto al Senato come candidato unico di Fi e An, non so con quanti voti di Fi e di An. Il mio sangue politico è misto, non lo posso dividere per iniziativa di nessuno». Indietro non si torna? «Certo, si possono fare nuove elezioni, e in quell'occasione, eventualmente, cambiare An col ppi». Ma lei non è di questo avviso, o sbaglio? Non è lei il traitd'union fra Fi e An? «E' vero fino a un certo punto. La leadership è e deve restare di Forza Italia, anche nei confronti di An: abbiamo il 30% dei voti. Questa leadership va esercitata con tutti coloro che sono sulla stessa linea politica: a marzo erano An e Lega. In una diversa situazione, potranno cambiare. Per ora sono un convinto sostenitore del Polo. Quello che voglio è un chiarimento preciso, puntuale e affidabile all'interno della maggioranza, per rispondere al mandato elettorale». E Buttiglione come si colloca in questo quadro? «Beh, lui ha le mani libere, perché agli elettori si era presentato come terza forza. Il ppi può aggregarsi alla maggioranza senza che né lui né noi tradiamo gli elettori. Ma lui ha una pregiudiziale contro An. Se dovesse cadere, ben venga. E' una decisione sua, non nostra». Lei deve difendersi anche da critiche interne. Marcello Dell'Utri all'Unità confessa il desiderio di fare il coordinatore di Fi, senza fare la star. E suggerisce a Berlusconi di allontanare i cattivi consiglieri. Che ne dice? «Ma no, sono sicuro che quella frase non si riferiva a me, siamo troppo buoni amici. Anch'io avrei voluto Dell'Utri a capo di Fi, ma se fosse al mio posto anche lui si renderebbe conto che il leader ha bisogno di molta visibilità: abbiamo tanti deputati, senatori e amministratori, ognuno va per suo conto. E sei comizi al giorno non significano fare la star». Senta, ministro, a proposito del «muro contro muro» con il sindacato, è vero che lo scivolamento a destra pregiudica la pace sociale? «La contrapposizione attuale na- sce dal fatto che il sindacato è uno strumento dell'opposizione politica. Quindi non di contrapposizione con le forze sociali si tratta, ma con le forze politiche. Se vogliamo aprire il dialogo sul problema sociale, bisogna parlare dei contenuti della Finanziaria». In giro però si sente dire: Previti faccia pure il falco in Parlamento, è politica. Ma se lo fa col sindacato c'è pericolo, perché si riempiono le piazze. <(A dire il vero non so che cosa ho fatto per meritarmi l'appellativo di "falco": io semplicemente insisto sul fatto che bisogna rispettare il principio di maggioranza e il bipolarismo: principi chiesti non da Previti, ma dagli italiani, con il referendum. Il che significa: chi governa governi, in vista di un'alternanza, come in tutte le democrazie avanzate. Per quel che riguarda le parti sociali, se loro mettono da parte la demagogia politica per discutere del possibile, del probabile, io sono prontissimo. Come sono prontissimo al dialogo con l'opposizione, ma il mio non è un dialogo consociativo, a me non serve il consenso dell'opposizione per governare, ma l'apporto critico». . ' Allora Bossi e Buttiglione, che invitano i falchi a mettersi da parte per riaprire il dialogo, hanno un ruolo improprio? «Io parlo con chiarezza da falco ma con contenuti da persona normale: bisogna andare all'incontro con i sindacati, pretendere che venga messa fuori dalla porta la demagogia e che si pensi all'interesse del Paese. Dopo di che, massimo sforzo sulla pace sociale». La manovra finanziaria è comunque pesante. «E' un atto dovuto al Paese: toccare le pensioni non è toccare una ruota di scorta, ma un'eredità del passato. E' giusto venirsi incontro, non l'opposizione pregiudiziale». E al Senato, come farete? Siete pronti a rischiare? «Certo. Berlusconi ha detto chiaramente: per difendere la linea del governo siamo disposti anche al voto. Un atteggiamento premiarne perché dimostra che non vogliamo governare a ogni costo». E per lealtà ad An rinuncerete a Buttiglione? «Io dico solo che non discutiamo le alleanze, nemmeno quella con Bossi che pure tanto ci fa soffrire. Questo Buttiglione deve saperlo, ma con lui sviluppiamo ogni altra discussione sulle cose da fare». Raffaella Silipo A lato, il ministro Cesare Previti. Sotto, il leader di