Una cultura forte non deve aver paura di Nico Orengo

Una cultura forte non deve aver paura Una cultura forte non deve aver paura è difficile muoversi». Ma quali potrebbero essere le linee sulle quali una casa editrice come la Einaudi, che si è sempre definita di «servizio pubblico», potrebbe crescere? «Lo sviluppo della democrazia, la libertà degli individui, il problema della pace. Penso che queste possano essere le linee ispiratrici. Il principale luogo di scontro e incontro oggi sarà, a mio parere, il confronto fra pensiero laico e pensiero religioso. Certo poi bisogna trovare le opere». Fra poco uscirà da Einaudi, di proprietà Mondadori, il suo «De Seneetute». In qualche modo oggi, anche Lei, professore, è un autore di Berlusconi. Carlo Ginzburg ha dichiarato che lascerà lo Struzzo. Lei è preoccupato? «Non sono affatto preoccupato. Sono più preoccupato per la tenuta della cultura che di quella delle case editrici. Una cultura forte non deve temere una editoria forte. La cultura forte liberale è passata benissimo attraverso il fascismo che era uno Stato forte, se lo ricordi. Oggi non ci sono problemi di censura. E poi, quella cultura forte è passata perché una vera cultura fascista non c'è mai stata. Anche le opere fondamentali di Gentile sono state scritte prima del fascismo. Io che mi sono formato negli anni del fascismo sapevo che se c'era Volpe potevo leggere Cro¬ quello di tenere a bada l'aspetto negativo. Pensi soltanto ai problemi che solleva la televisione». Anche l'inseguire il marxismo è oggi una idea disperata? «Mah, non bisogna certo far sprofondare quegli studi nell'oblio... è che non ci sono ideologie ispiratrici, oggi, che diano la sicurezza di essere sulla strada giusta. Per un editore di cultura per una casa editrice di cultura, oggi? «Cosa vuole, nessun filosofo, sociologo è oggi in grado di capire dove va il mondo e cosa si deve fare. Le difficoltà per un uomo di cultura si sono moltiplicate, moltiplicati i problemi, le variabili. Nessuno sa esattamente dove andrà il mondo. Il progresso tecnico ha sempre due aspetti: positivo e negativo. Il compito è Einaudi sotto Mondadori II filosofo, premio Balzali, pubblica «De Seneetute» e ri/lette sui rapporti tra libertà e potere «Aneli 'io un untore di Berlusconi? Non è quello che mi preoccujxi» Mobilio, iì sinistra. ■I (lesini, Einaudi e Berlusconi. Sotto. Pavese Come negli Anni 30 alterali e marxisti hanno saputo pensare oltre il fascismo ce, De Ruggero, Salvatorelli, Omodeo. Croce scriveva e pubblicava. Se la cultura di sinistra è forte, ma deve dimostrarlo, può superare le difficoltà di qualsiasi editoria che guardi questa cultura con diffidenza». Ma l'impressione è quella di una cultura smarrita... «Sa, la cultura deve provvedere a se stessa, non preoccuparsi degli orientamenti di una casa unavoce poco fa il l'ascino indiscr ili Raffaele Aragona REPERTORIO DI VOCABOLI OMONIMI DELLA LINGUA ITALIANA 29 000 lire editrice». Perché, professore, non lascia ristampare il suo ((Politica e cultura», testo fondamentale per capire il valore dell'autonomia e dell'indipendenza dell'intellettuale da ideologie e partiti? «Sono usciti troppi miei libri, ultimamente. Il mercato è stufo. E io sono una persona vecchia, vorrei tenermi in disparte. Non voglio riprendere vecchie cose. E' un latto psicologico, credo. E poi, direbbe ancora qualcosa alle nuove generazioni? Ancora qualcosa dopo la caduta del muro di Berlino? «Allora volevo ricordare ai comunisti che la difesa dei valori della Rivoluzione francese non era una difesa borghese. Allora erano egemoni nella cultura. Volevo metterli di fronte alle loro responsabilità. Allora Togliatti, pur dovendo controbattere, lo fece come chi ha rispetto per le idee altrui, non con il tono insolente che usano oggi i fascisti. «Anche questo è uno dei motivi che mi frenano dal ripubblicarlo. Non voglio che diventi un pretesto, un'occasione di scontro pretestuoso. Per ora mi limito a dire che in quel libro vi sono pagine sulle due libertà, negativa e positiva, sulle distinzioni fra libertà e potere, sulla separazione dei poteri, come fondamento dello Stato di diritto, più attuali che mai. Ho comunque detto a Giulio Einaudi di farlo leggere a dei giovani, che siano loro a decidere». Nico Orengo eto dell'omonimia

Luoghi citati: Berlino