Sparato il primo colpo della II guerra jugoslava

Sparato il primo colpo della II guerra jugoslava Sparato il primo colpo della II guerra jugoslava GLI SCENARI DEL CONFLITTO CZAGABRIA HISSA' quante volto, dinanzi all'orrore che sgocciola dalla vecchia Jugoslavia, ò capitato di sentir dire (o dire): «Basta: che si sterminino fra loro». Bene: hanno cominciato. La fine dell'embargo americano sui rifornimenti di armi alla Bosnia, rischia di passare alla storia come l'atto che sottolineò il passaggio dallo scontro di posizioni alla battaglia aperta, dalla lotta partigiana alla guerra vera. Sul piano diplomatico, già le reazioni cominciano a inseguirsi comò in una slavina: Alja Izetbegovic chiede; por la Bosnia l'immediata riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. La Croazia fa 10 stesso denunciando (per la prima volta in quattro anni di conflitto) una «situazione drammatica». Ma ancora una volta, capire cosa sta succedendo ò possibile solo se si percorre 11 terreno, e se si tiene dietro alla lunga, feroce battaglia degli slavi del Sud per conquistare o difendere tane, case, spazi, identità. Dal punto di vista degli strateghi, si può dire che negli ultimi giorni quella di Jugoslavia ha smesso di essere una guerra «a bassa intensità». Più concretamente, sarà forse utile sapere che dall'altro ieri le truppe croato-musulmane si sono spinte alla periferia di Bugojno, in direzione di Jiajce, e adesso sono a pochi chilometri dal quadrivio che può condurre al controllo di tutto il Nord-Ovest della regione. Esattamente in quel punto s'incrociano due grandi direttrici, una che da Banja Luka giunge fino a Livno e quella che unisce Jajce a Travnik. Se passate la semplificazione, ò come se da noi un corpo d'armata riuscisse a impadronirsi del nodo stradale di Bologna. Ancora pochi passi, e l'armata degli sconfitti presidierà il maggior crocevia della repubblica, taglierà tutte le linee di comunicazione serbe, tranne una: co- me gli israeliani nella guerra del Kippur, l'assediato sta per intraprendere un assedio in più grande stile. Se il quadro militare è questo (e pare proprio che lo sia), da oggi in poi al vecchio aggressore serbo non resterà che resistere mettendo in campo tutti i mezzi di cui dispone, ossia l'aviazione e le artiglierie pesanti. Ecco perché è fin troppo facile annunciare che siamo all'inizio del grande massacro, e probabilmente della guerra vera. E so la decisione di Clinton cambia poco l'aspetto tattico del confronto, è chiarissimo come sul piano politico possa solo rendere lo contro più aspro e deciso. A Zagabria c'è una piccola e informatissima agenzia di stampa (la «Twra»), di chiara ispirazione musulmana) che conta corrispondenti in tutta la Bosnia, riceve notizie via radio e contatta pochi aficionados attraverso i fax. Grazie a questo carattere artigianale, finisce però col trasmettere notizie quasi in tempo reale. Da giorni l'agenzia riferisce di avanzate croato-bosniache (e fin qui, potrebbe anche essere solo partigiana) ma, quel che più conta, indica con estrema dovizia di particolari le mosse dell'avversario. Primo esempio: una notizia dell'altro ieri vuole che a Banja Luka i serbo-bosniaci possano contare adesso sull'appoggio di 1500 soldati di Belgrado, giunti precipitosamente in elicottero in barba a qualsiasi chiusura delle frontiere. Ieri la stessa fonte fa sapere dell'improvviso riapparire, in barba ad ogni divieto, di «jet» di Belgrado sui cieli di Bijeljina e Brcko. Ques'ult.imo, ò il luogo che poche righe fa ci consentiva di dire che i croato-bosniaci stanno per tagliare tutte le linee serbe «tranne una». Passa proprio da Brcko, ad Est, l'ultimo stretto contatto fra serbi di Pale e serbi delle Krajne. Va difeso a qualsiasi costo. Fonti ben più autorevoli della piccola agenzia musulmana adesso cominciano a rincorrersi, come a svelare che la fine dell'embargo in realtà serva so¬ lo a risolvere una situazione già totalmente compromessa. «Der Spiegel» ha raccontato ieri di una linea di rifornimenti che unisce la Russia all'esercito serbo. Solo nello scorso settembre, secondo il settimanale tedesco, i serbi avrebbero ricevuto 83 obici a lunga gittata (quasi quindici chilometri) provenienti dai vecchi arsenali sovietici nella Germania orientale. E non basta: i corpi d'elite russi adesso denunciano la «scomparsa» di una serie di sistemi missilistici terra-aria «S 300» che mettono in grado i serbi di reagire con successo a nuovi attacchi aerei della Nato. Dal Regno Unito incalzano le rivelazioni dell'«Independent»: secondo il quotidiano - che cita fonti delle Nazioni Unite - gli Stati Uniti appoggerebbero la Bosnia già da tempo attraverso foto aeree delle postazioni serbe, l'aiuto di «istruttori» militari, il lancio via paracadute di armi nascoste fra le balle degli aiuti umanitari. Anche esponenti della malavita italiana, secondo i nostri giudici, adesso sono in prima fila nella gestione dei traffici fra Bulgaria e Montenegro. Da questo punto in poi, le cose non potranno che peggiorare. E ancora una voita (posto che rispetto alla ex Jugoslavia e facile improvvisarsi profeti: basta esercitare il pessimismo) piuttosto agevole sembra immaginare il prossimo scenario. A Medjugorie, pochi chilometri da Mostar (lì dove il nuovo fronte sembra avvicinarsi di giorno in giorno) il colonnello Castro comanda l'acquartieramento dello «Spabat», il battaglione spagnolo, che fino ad oggi ha pagato la sua missione con 14 morti. Da Madrid, il governo ha già trasmesso l'allerta ai soldati, da un giorno all'altro potrebbe giungere l'ordine di ritiro. Una granata, una sparatoria, un'altra vittima e da Medjugorie il ritiro dei Caschi blu potrebbe iniziarsi: l'ultima mossa prima che si scateni il nuovo, grande macello balcanico. Giuseppe Zaccaria I corpi d'elite russi denunciano la «scomparsa» di missili che consentirebbero ai serbi di bloccare i raid aerei Nato Q ■PIPI Passanti a Sarajevo: il governo ha chiesto alla Croazia di far mettere fine agli attacchi serbi dal suo territorio. A destra un miliziano Tud|man ha incontrato ieri il premier bosniaco e il ministro della Difesa della Federazione musulmanocroata di Bosnia

Persone citate: Castro, Clinton, Fonti, Giuseppe Zaccaria, Izetbegovic