lo ragazzo di Sheikh Radwan la santa fabbrica dei martiri

' lo, ragazzo di Sheikh Radwan la santa fabbrica dei martiri lo, ragazzo di Sheikh Radwan la santa fabbrica dei martiri MORIRE PER L'ISLAM TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Cosa hanno in comune i ragazzi palestinesi che si sono fatti esplodere ad Afula, a Hadera, a Tel Aviv e a Netzarim? I computer dei servizi di sicurezza israeliani notano alcuni elementi: erano tutti giovani, non sposati, con una modesta carriera politica alle spalle, di condizioni spesso proletarie. Ieri nel quartiere di Sheikh Radwan (Gaza) si sono già visti dieci dei loro successori: vestiti di bianco e incappucciati, dicevano di voler diventare «shahid», martiri. Prima della partenza verso un'operazione senza ritorno c'è spesso un «imam» (sacerdote) che impartisce la benedizione: nell'Islam il suicidio per motivi privati è vietato, mentre è onorevole morire in combattimento nella Jihad, la guerra santa. Gli psicologi israeliani hanno cercato di stabilire se esista qualcuno che «lavi il cervello» di queste bombe-umane: la risposta, per ora, è negativa. L'indottrinamento religioso inizia negli asili nido: in Cisgiordania, due terzi sono gestiti dagli islamici di Hamas. L'e¬ ducazione politico-religiosa continua poi nella moschea del rione: come esempi degni di essere imitati vengono presi la rivoluzione khomeinista e la guerriglia degli Hezbollah libanesi. I militanti dei gruppi armati islamici (Ez Aldin al Qassam e Qassem) vengono coltivati fra questi proletari che non hanno altra via di emancipazione sociale se non il Kalashnikov. Votati al martirio, questi giovani hanno tuttavia un tallone d'Achille (almeno secondo Israele): la loro famiglia. Prima di partire per la loro ultima missione vengono rassicurati che la moschea si prenderà cura delle necessità dei familiari. Dopo la strage di Tel Aviv (19 ottobre) Israele ha cercato di demolire la casa dei genitori del terrorista-suicida, ma la Corte Suprema ha per il momento fermato i bulldozer. Sembra anche sfatata l'ipotesi che questi giovani agiscano in un raptus improvviso, magari sotto l'influenza di droghe. Sallah Samarna - il suicida che ha fatto saltare in aprile un autobus a Hadera - aveva studiato per giorni la zona dell'attentato. Nazal al-Sawi, l'autore della strage di Tel Aviv, aveva registrato una videocassetta di addio due giorni prima dell'attentato. Anche Hisham Ismail Hammad, il ragazzo esploso a Netzarim, ha meditato per almeno 9 giorni la vendetta per l'uccisione del suo professore di chimica (e dirigente della Jihad), Hani Abed. Questi ragazzi - affermano alcuni psicologi israeliani - sono forse personalmente inclini al suicidio, ma non psicopatici. Per chi vive a Gaza e milita in movimenti estremisti le speranze di invecchiare in uno stato di prosperità sono molto remote: allora, piuttosto che essere fulminati da un soldato, talvolta è preferibile morire in un'operazione «in grande stile» che lasci il segno nella memoria collettiva. [a. b.] PS! ' A Hebron musulmani pregano controllati da soldati di Israele

Persone citate: Hani Abed, Hisham Ismail Hammad, Nazal, Qassem, Sallah, Sheikh Radwan