Due prefetti nella tempesta E Maroni impugna la scure

Due prefetti nella tempesta E Maroni impugna la scure Due prefetti nella tempesta E Maroni impugna la scure I PRIMI SILURAMENTI ROMA. La notizia non è ancora ufficiale ma ormai è certo: i primi a pagare saranno i prefetti di Asti e Alessandria. Già da qualche giorno erano nel mirino di Roberto Maroni e della sua task force governativa per i ritardi e le inadempienze che ci sarebbero stati nei momenti più drammatici dell'alluvione. E ieri, dopo cinque ore di discussione, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al loro siluramento. Una decisione formale del governo non c'è stata, anche perché Silvio Berlusconi, nel corso della riunione, ha più volte chiesto ai suoi ministri «un atteggiamento prudente» in questa vicenda. Ma il ministro degli Interni ha insistito per avere almeno il placet del governo al trasferimento urgente di Mario Palmiere prefetto di Asti, e Umberto Lucchese, prefetto di Alessandria. La magistratura ha già aperto inchieste nei loro confronti e davanti alla concreta possibilità di un avviso di reato, ha spiegato Maroni, il governo farebbe bene a dissociarsi dal loro operato al più presto. Ormai, ha detto, esiste «una incompatibilità ambientale» di questi due prefetti con le loro posizioni. Sia Palmiere che Lucchese hanno già respinto le critiche che sono arrivate loro in questi giorni: il prefetto di Asti sostenendo che da Roma nessuno lo aveva avvertito della possibilità di alluvione, il prefetto di Alessandria che da Asti nessuno lo aveva avvertito che la città era sott'acqua. Ma le loro spiegazioni non hanno fatto alcuna breccia nel governo. Che le cose si stessero mettendo male per i due prefetti lo si è capito sin da ieri mattina quando Ombretta Fumagalli Carulli, sottosegretario alla Protezione civile, ha scaricato senza complimenti tutta la colpa dei ritardi sui rappresentanti locali dello Stato. Noi della Protezione civile, ha detto alla Camera, i nostri fax li abbiamo mandati per tempo. E' a livello locale che l'informazione non c'è stata. Ma noi che colpa ne abbiamo: non potevamo mica «mandare un fax a tutti i sindaci» dei comuni a rischio. E così, forte anche del monito del Presidente Scalfaro, che in tarda mattinata, da Pisa, aveva invitato a riconoscere che ritardi c'erano stati e che bisognava avere «la serenità di chiedere scusa», Maroni giunge a palazzo Chigi poco dopo l'una deciso a prendere un provvedimento rapido nei confronti dei due prefetti «incriminati». Non appena le telecamere si ritirano dalla sala dopo aver ripreso il minuto di silenzio osservato dal Consiglio dei ministri, il ministro degli Interni legge un dettagliato resoconto della sua missione nelle zone disastrate per poi lanciarsi in un filippica contro Palmiero e Lucchese. E in buona sostanza dà ragione al Wwf e a Legambiente, che con i loro esposti alla magistratura di Asti, Alessandria e Torino hanno dato il via alle indagini giudiziarie nei confronti dei due prefetti (ieri Legambiente ha annunciato un altro esposto nei confronti del prefetto di Cuneo). Maroni conclude dicendo che sarebbe meglio annunciare il loro trasferimento prima che arrivi un avviso di reato. Dob- biamo agire subito - dice - anche per evitare che la cittadinanza contesti il governo e dica che lo Stato non si sta muovendo per colpire i colpevoli. Clemente Mastella, ministro del Lavoro, invita a non avere troppa fretta, a non prendere decisioni precipitose. E Berlusconi appare sulla stessa lunghezza d'onde: niente atti clamorosi, niente capri espiatori. Ma nel giro di tavolo la linea Maroni si rafforza e di volta in volta si schierano con lui il Guardasigilli Alfredo Biondi, il ministro della Sanità Raffaele Costa, il ministro per le Politi¬ che comunitarie Domenico Cornino, il ministro per l'Università Stefano Podestà. Insomma, Lega e Forza Italia sono a favore di un rapido provvedimento. Alleanza nazionale mugugna all'idea di un'azione dura nei confronti dei rappresentanti dello Stato, ma alla fine lascia passare. Così Maroni annuncia che la sua intenzione è quella di mettere il nome dei due prefetti «nel circuito dei trasferimenti» che aveva comunque già intenzione di fare prima di Natale. E non ci sono obiezioni. Il provvedimento formale è comunque rimandato a un fu, turo Consiglio dei ministri. Nel i frattempo l'orientamento del governo arriva anche ai due prefetti. Durante la riunione a palazzo Chigi, il prefetto di i Alessandria, Lucchese, fa per! venire a Roma la sua richiesta i di trasferimento. «Quella del | prefetto Palmiero», dice un mil nistro uscendo da palazzo Chi| gi, «non dovrebbe tardare». Una reazione dura, dunque, | ma nessun provvedimento i'or! male nella speranza (ieri sera i già per metà esaudita) che siano i prefetti a chiedere loro stessi di essere trasferiti altrove. E tocca a Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, scendere in sala stampa e spiegare ai giornalisti che chiedono notizie sui due prefetti che sì, effettivamente, nel corso di «una ricca discussione» tra i ministri sono state «valutate anche le polemiche che avevano riguardato l'opera dei prefetti». Ma per adesso il governo non ha nulla da aggiungere in merito - conclude Letta - poiché il ministro Maroni «si è riservato di fare ulteriori approfondimenti». Andrea di Robilant «Ritardi colpevoli ad Àsti e Alessandria» (fi Lo Stato quando sbaglia deve avere, non dico il coraggio, ma la serenità di chiedere scusa". tifi Se c'è stato qualche ritardo Hel~ l'aiutare le parsone colpite dall'alluvione, lo Stato, dovrebbe prepararsi con serenità e giustizia perché queste lentezze non si ripetano più". Il presidente Oscar Luigi Scalfaro. Sotto a sinistra il prefetto di Asti Mario Palmiero e il suo collega di Alessandria Umberto Lucchese