Il vescovo: non li ha uccisi solo l'acqua di Vincenzo Tessandori

Dolore e tensione ai funerali di otto vittime. I parroci: l'unico vero aiuto arriva dai volontari Dolore e tensione ai funerali di otto vittime. I parroci: l'unico vero aiuto arriva dai volontari Il vescovo; non li ha uccisi solo l'acqua Alessandria, rabbia in chiesa ALESSANDRIA DAL NOSTRO INVIATO Scusate, dice, scusate. Sorride timido perché sa che racconterà ancora quella sua storia tremenda, quella che ricorderà per sempre. La racconterà perché pensa che forse riuscirà un po' ad allontanarla, almeno un po'. Scusate. E getta un'occhiata sulle otto bare che formano sotto l'altare una grande stella. Sono i morti ammazzati dall'acqua e forse anche da qualche responsabilità più terrena. Ora è proprio finita, e c'è tanto silenzio sotto le volte neoclassiche della cattedrale di San Pietro Apostolo, e tanta gente come non c'è mai stata: più di mille persone e molti sostano nella piazza Giovanni XXIII. Ma non ci sono quelli del quartiere Orti, con San Michele il più dilaniato, perché nessuno li ha avvertiti e due ragazzi con le cerate coperte di fango, arrivati di corsa, protestano: «Questi sono i nostri morti e neppure ci avvertono». Lo fanno sottovoce, ma gli sguardi sono duri. Scusate, dice, e ora fissa le bare di Libero Casella e Wanda Isella. Erano i suoi suoceri e gli son morti fra le mani. Cesare Trezza ha 64 anni ed è in pensione. Ora cammina con una stampella. Abita in viale Milite Ignoto, quello grande al quartiere Orti, diventato un fiume in piena. Domenica scorsa, giorno maledetto, era a casa. «Abitavamo nello stesso stabile, noi sopra e loro sotto. Alle 2 ci dicono che per strada qualche tombino già butta fuori acqua, e allora con mia moglie e mio fratello decidiamo di prendere gli stivali che teniamo in un casotto in giardino. E' un attimo, arriva un'ondata, no, niente boato, niente allarme neppure all'ultimo momento: solo un fruscio. Cerco di tornare verso casa, è un momento. Poi la voce di Graziella: "Cesare, sono bloccata sul tetto". Torniamo indietro, c'era già più di un metro d'acqua, forse un metro e mezzo. Con mio fratello riusciamo a legarla con un lenzuolo e la solleviamo fino al balcone. E subito dopo... subito dopo sento mia suocera urlare: "Salvatemi". Mio suocero, no, non gridava: era immobilizzato in un letto. Sono tornato giù e ho tentato di aprire la porta, spingevo e quella non si muoveva. Un'ora ho tentato. Poi, con l'acqua ormai alla gola, sono salito di sopra. Ero disperato perché mi accorgevo di non poter fare niente. "Buchiamo il soffitto", dice mio fratello. E allora cerchiamo un martello e un cacciavite. Tre ore e ce la faccia- mo. Dal foro vedo Wanda distesa su un comò e come bloccata dal letto. La chiamo e mi guarda, era viva, anche se in condizioni tremende. Sposto il letto, forse ce la facciamo, dico. E invece... Le ho gettato un lenzuolo e le ho urlato di legarsi. Sono riuscito a tirarla su, l'ho afferrata per i polsi, siamo rimasti un po' così, ma non ce la facevo ed è scivolata via». La vedeva? «Sì, l'ho vista bene, l'ho vista cadere di nuovo sul comò che si è rovesciato. E' annegata così. E veder affogare uno è la cosa più bestiale che ci sia. Scusate». Davanti alle bare ci sono due carabinieri con il pennacchio e due agenti di polizia con le sciabole. E il gonfalone della Provincia col drappo nero e la bandiera dell'associazione nazionale carabinieri. E il sindaco, il prefetto e il questore. Francesca Calvo, sindaco leghista, si allontana subito: è ancora rovente la polemica con la prefettura per l'allarme mancato, ma lei poi spiega: «No, non sono uscita di chiesa, mi sono spostata semplicemente perché allergica all'incenso». 0 al prefetto Umberto Lucchese? «Ma no, ma no: in quel caso sarebbe bastato allontanarsi un po'». Dice il vescovo Ferdinando Chartier: «Voi siete vittime dell'acqua, ma siete vittime anche di una società che cerca l'effimero, l'inutile, le cose che non difendono ma che uccidono». E dice ancora, perché chissà quanti lo hanno dimenticato: «Vale più un uomo di tutto l'universo». Le 15,37 e l'urlo di una sirena gela il sangue nelle vene. Le 15,37 e qualcuno sparge la voce che lo Scrivia ha rotto gli argini ad Alluvioni Cambiò e Isola Sant'Antonio, di lì a poco ne parlano anche le tivù: ma nessuno ha controllato la notizia. Che per fortuna è falsa. Il sole si affaccia e pare un trionfo. Ma è un attimo soltanto. La voce del vescovo prose- gue piana: «Stamattina ho incontrato a Felizzano una vecchietta che mi ha detto: "Ho perso tutto. Mi dia solo un tavolo e una sedia". Non vuole avere tutto, ma solo l'essenziale». Ai familiari che lo ascoltano muti: «Non mi chiedete il perché, perché non ve lo so dire, non ho parole. E' dal vostro dolore che nasce la resurrezione: grazie, per il vostro dolore». Non avranno neppure un posto in cimitero, gli otto, perché anche il cimitero è alluvionato. Com'è difficile, trovare la pace! Prosegue monsignor Charrier: «Noi vi piangiamo ma altri piangono perché hanno perduto tutto. Chi vi aiuterà? La solidarietà, quella istitutiva, ma soprattutto quella del volontariato». Concelebrano don Ivo Piccinini, parroco di San Michele, e Gino Casiraghi. Più tardi, riunione con i parroci della diocesi per stabilire un piano di aiuti. «Creiamo un coordinamento per portare alla gente le cose giuste. Poi faremo capo ai parroci di San Michele e Orti», raccomanda il vescovo. Poi tutti dal prefetto per avvertirlo del coordinamento. «La Cgil lavora bene», dice uno. «Kenn, allora prendiamo contatto e lavoriamo con loro». Ma non tutti hanno reagito allo stesso modo alla tragedia e un «Gruppo di cristiani della diocesi di Acqui» in un documento informa che «il rettore del seminario, don Roberto Feletto, e il vescovo Livio Maritano, della diocesi di Acqui Terme (centro non colpito dall'alluvione, situato a 30 chilometri dalla città di Alessandria e a 30 dalla città di Asti), più volte sollecitati dagli stessi parrocchiani e da sacerdoti hanno rifiutato di darsi disponibili ad accogliere le famiglie di sfollati, pur disponendo di numerosi nuovi alloggi (50 camere con servizi) nel seminario vescovile». Perché, bisogna ammetterlo, non c'è gran fiducia nell'organizzazione statale, la gente ormai si sente come scottata. Lavorano tutti, e sodo, alla centrale di crisi Dario Pavanello, assessore alla Protezione civile, può dire che «gli aiuti quasi ci mettono in difficoltà, sono arrivate decine di Tir, e tanti volontari. Studiamo un sistema per rallentare». Più del cibo e del vestiario servono badili, guanti, disinfettanti e mascherine. Un nodo dev'essere ancora sciolto, lo hanno affrontato, ma non risolto: «Esiste un'emergenza animali. Abbiamo 3 mila grossi capi censiti, vivi ne abbiamo catturali un centinaio, li cercano con gli elicotteri. In teoria ci sono circa 2 mila carogne in giro, mille son già stale eliminate». Come, col fuoco? «No, vengono portate in alcuni stabilimenti e trasformate in mangime stabilizzato». Vincenzo Tessandori «Questi sono i morti di una società che non sa proteggere» mmrè I rr il Il vescovo di Alessandria. Charrier A sinistra, i funerali nella cattedrale

Luoghi citati: Acqui, Acqui Terme, Alessandria, Asti, Felizzano, Isola Sant'antonio, San Pietro Apostolo