Nel fango il regno dello spumante di Fulvio Lavina

Nel fango il regno dello spumante Nel fango il regno dello spumante Cartelli in ginocchio, salve le cantine doc BOLLICINE IN CRISI BCANELLI IERI, a più di 60 ore dall'inondazione furiosa del Belbo, la città era ancora sotto uno spesso strato di acqua e melma. La «capitale dello spumante» è devastata: decine di case pericolanti, strade squarciate da voragini, in una vasta zona mancavano ancora acqua, luce e gas. Si sono invece salvate le cantine delle principali industrie enologiche che devono evadere gli ordini per le prossime feste di fine anno. Dalle cantine canellesi esce il 50 per cento della produzione nazionale delle ((bollicine» (Asti doc, brut e metodo classico), firmato dalle più note etichette (Gancia, Riccadonna, Contratto, Bosca) e in gran parte diretto ai mercati esteri (Germania e Stati Uniti in testa). Oltre cento milioni di bottiglie l'anno. Cin cin e ricchezza. La città, piegata, reagisce. Ieri molte ditte dell'indotto enologico, specie nel settore meccanico hanno ripreso l'attività. «Il nostro stabilimento e le cantine - fanno sapere alla Gancia, che sorge sul lato destro del Belbo, quello meno colpito dall'alluvione - sono intatti e la produzione riprende regolarmente. Purtroppo però, lo stabilimento di torchiatura che si trova a Santo Stefano Belbo è completamente inagibile con danni valutati in ordine di miliardi». Non vengono segnalati danni gravi alla Riccadonna e alla Contratto (quest'ultima si trova nel centro storico). Ma l'inondazione di sabato notte, con i gravi danni alle linee telefoniche e alle strade, ha reso difficoltosi i collegamenti. Ieri la Gancia riusciva a comunicare quasi esclusivamente via fax, mentre soltanto nel tardo pomeriggio è stato nuovamente possibile raggiungere Asti; ieri sera era ancora interrotto il collegamento in direzione di Alba. I filari del moscato (martoriati, durante la vendemmia, dal maltempo) sono lassù sulle colline. Qualche viticoltore indica i terreni: «Una volta, quando c'era più gente che lavorava la terra, la pioggia non causava tutti questi danni: l'acqua finiva incanalata nei fossi e non andava ad allagare le strade, trasportando a valle fango e detriti». Ma a Canelli questa alluvione ha portato anche tragedia e dolore. Tre le vittime accertate: i coniugi Fiorentino e Elide Genovese, 79 e 77 anni, annegati nella cantina di casa, mentre cercavano di portare in salvo alcuni oggetti, e Giacomo Garesio, 70 anni, l'ex veterinario colto da malore mentre era nella sua abitazione. Ma circolavano con insistenza voci, che non trovano conferma ufficiale, di persone rimaste prigioniere in garage sotterranei allagati. Ieri in città (10 mila abitanti) era aperto un solo forno per il pa¬ ne, una farmacia, risultavano chiusi gran parte dei negozi di alimentari. I carabinieri (che hanno avuto la sede resa impraticabile da acqua e fango) hanno istituito pattuglie per prevenire episodi di sciacallaggio ai danni di negozi disastrati. E non mancano segnalazioni di aumenti ingiustificati e assurdi dei prezzi: un paio di stivali di gomma veniva venduto a oltre 50 mila lire. Carente l'intervento della protezione civile: primi ad arrivare, sabato notte, i vigili del fuoco di Asti, dotati di un anfibio; poi 32 militari di leva. Però niente idrovore e gruppi elettrogeni. Fulvio Lavina Canelli, la patria dello spumante, è tra i centri più colpiti dall'alluvione

Persone citate: Bosca, Contratto, Elide Genovese, Gancia, Giacomo Garesio, Riccadonna

Luoghi citati: Alba, Asti, Canelli, Germania, Santo Stefano Belbo, Stati Uniti