SALGARI IN REDAZIONE ASPETTANDO SANDOKAN

SALGARI IN REDAZIONE ASPETTANDO SANDOKAN SALGARI IN REDAZIONE ASPETTANDO SANDOKAN nel mare magnum del conterraneo devoto al kriss, una volta per tutte accerta che l'amatissima ombra «non fu né caporedattore né capocronista». (E dunque: chi, se non Giulio Nascimbeni, esperto di redattori ordinari destinati al Nobel come Montale, poteva dettare la prefazione?). AU'«Arena», Salgari approda dopo un soggiorno nelle stanze della «Nuova Arena», su cui ha pubblicato in appendice tre romanzi: Tay-See, La Tigre della Malesia, La Favorita del Madhi. Addio feuilleton col cambio di giornale, imposto dalla nacessità di sbarcare il lunario (la Tigre era stata premiata con una torta). Il nuovo direttore lo distrae (meglio: vorrebbe distrarlo) da foreste e oceani per calarlo nelle pieghe urbane. Corre lo stipendio, ma non si allunga la firma. Il demiurgo di Sandokan esibisce nome e cognome per esteso solo in calce a due lettere sul caso Biasioli, il cronista dell' «Adige» che ne aveva messo in dubbio (a ragione) i galloni di capitano marittimo di gran cabotaggio («Voi non siete né capitano né mozzo: vi dirò io cosa siete, siete un vigliacco»). Segue il duello: la penna dell'«Arena» s'impone in un amen, con il colpo preferito, un «molinello di testa». Verona come musa, quindi. Ma un'ispiratrice non ordinaria, non «fra le mura», sempre o quasi gemellata con lontane latitudini, affacciata all'esotico. Gli inchiostri salgariani, speziati, febbricitanti, ingenui (il modello non è BèiAmi), raccontano e «inventano» (ossia pigmentano) cow-boys e selvaggi, «caccie» pericolose e cartoline africane. Aprile 1890, l'Arena accoglie Buffalo Bill «sul suo vecchio cavallo grigio». Il «bell'uomo, di alta statura, di forme sviluppatissi- me», è alla testa degli indiani e dei vaqueros. Indiani, rassicura il cronista, che «nulla di feroce» hanno nei volti, «nulla di orribile» nelle acconciature. Agosto 1887, si suicida con un colpo di rivoltella il capitano (lui sì) Giacomo Bove, «l'esploratore illustre del Polo Artico» (l'insano gesto dà il «la» a un carillon balzachiano: l'arrivo della vedova, chissà se addolorata, le ottusità burocratiche, le esequie, l'orazione funebre intonata al libero pensiero). Aprile 1889, «l'attrattiva più potente per la pubblica curiosità», abbinata a una tombola: trenta adoratori di Buddha arrivati da Ceylon allestiscono nell'anfiteatro le capanne dove «hanno l'abitudine di vivere, su per giù uguali a quelle vedute da me nelle foreste di Colombo». Beninteso, è l'ennesimo parto fantastico, un copione interpretato pure sulla tomba materna (novembre 1887): «Mi par- t

Persone citate: Biasioli, Buffalo Bill, Giacomo Bove, Giulio Nascimbeni, Polo Artico, Salgari

Luoghi citati: Malesia, Verona