Maupassant pesca caccia biliardo ma le donne no di Gabriella Bosco

Maupassant: pesca caccia biliardo; ma le donne no Ritrovata in Francia una novella inedita scritta a 35 anni: un capolavoro di misoginia che ricorda Flaubert Maupassant: pesca caccia biliardo; ma le donne no «Ecco le grandi passioni dell'uomo. Eros? La più meschina, la meno durevole dellefantasie» PARIGI L • 1 conosce la forza di una \ locomotiva dal numero di il vagoni carichi che può traJiZJscinare, no? Allo stesso modo, si può misurare la forza di una passione in base alle cose che può far compiere all'uomo. Secondo me, sotto tutti gli aspetti, l'amore è inferiore alle altre passioni». Una novella inedita di Guy de Maupassant - scovata tra il materiale raccolto e poi non utilizzato per una rivista che chiuse dopo i primi numeri, Le Tout Paris, «Giornale letterario e mondano» teorizza con lucida accettazione la meschinità e la pochezza dell'amore. «Semplice appetito», dice Maupassant. Pesca, caccia, biliardo, ecco le vere passioni. Coinvolgenti, trascinanti, imperiose. L'amore no, se è amore per una donna. La prova? L'uomo sacrifica ben poco in suo nome. Non la millesima parte di ciò che è disposto a dare per una beccaccia o un tordo. La novella si intitola Les grandespassions, la pubblica il Magazine Littéraire di novembre. Un capolavoro di misoginia, di un Maupassant più flaubertiano che mai. «Nessuno capisce nessuno», aveva scritto il maestro al discepolo, «siamo tutti in un deserto». Maupassant interpretò alla lettera, visse di conseguenza, si alienò. Scritta nel 1885, a 35 anni, in un periodo di grande fecondità (è l'anno di BelAmi, di Toine, dei Contes du jour et de la nuit), Les grandespassions segue lo schema della scenetta a due con chiusa a sorpresa. Non c'è introduzione, l'uomo direttamente apostrofa la donna: «E così signora, voi vi annoiate?». ((Ahimé sì, orrendamente». Nonostante gli spettacoli teatrali della stagione, soddisfacenti, e l'eccellente Tartarino nelle Alpi, la signora sospira perché le manca un amore. Per questo si annoia. «Parbleu!», ribatte Monsieur. «Pensare che l'amore è la più meschina, la più fiacca, la più leggera e meno durevole delle fantasie che trasportano il cuore dell'uomo». Seguono le argomentazioni, che sin da subito rovesciano il punto di vista. L'amore non può essere che ciò che ne pensa l'uomo in quanto maschio. «Il vostro cuore di donna si esalta per le passioni poetiche, accetta le passioni drammatiche e si indigna delle passioni inoffensive e borghesi, le più tenaci, le più assorbenti di tutte». Come dire che la signora fa letteratura. L'amore reale è quello vigliacco. «La caccia. Quale uomo farebbe per una donna o per delle donne, nel corso della sua vita intera, ciò che un cacciatore fa per la cac- eia?», dice Monsieur. Notti fredde, piogge battenti, fatiche prodigiose, pasti cattivi, marce interminabili. «C'è un solo innamorato che sopporterebbe tutto questo per la sua donna?». E l'uomo «preso» dal biliardo: «Non vede più la vita, la politica, l'arte, la guerra, l'amore, se non sotto forma di tre biglie d'avorio, che corrono una dietro l'altra, sul tavolo verde. Divide l'umanità non in uomini e donne, militari e civili, aristocratici e democratici, ma in esseri che giocano o che non giocano a biliardo». Ogni sua attività svanisce, tutto si trasforma in «un'eterna partita che finirà solo con il giudizio universale». «Oh!», dice Monsieur, «questa sì che è una passione, mia cara amica». Poveretta lei, che ingenuamente si autoinganna. Vedendola miope sulla realtà, l'uomo finisce con il compatirla: «Credete nella Provvidenza? Ebbene, allora pregherò la Provvidenza di mandarvi quel che chiedete, l'amore». «Da parte vostra però, cara amica, pregate Dio, il vostro Dio, di accordarmi una grazia, una grazia infinita» Quale?, chiede lei. Finale a sorpresa: «Non indovinate? Supplicate il Cielo di mettere nel mio cuor?, nel mio povero cuore vuoto e senza speranza... l'amore». Con giravolta: «L'amore della canna da pesca o del biliardo!». L'anno prima Maupassant aveva scritto una novella intitolata Solitudine, chiave di lettura. Che cosa cercano gli innamorati che si vedono nei parchi seduti sulle panchine?, gli si era chiesto. «Come noi, come tutti, di far cessare il loro isolamento, non fosse che per un minuto. Ma restano, resteranno sempre soli; e noi anche». Un torturante bisogno di unione ci travaglia, ma ogni sforzo è sterile, abbandono inutile, confidenza infruttuosa, amplesso unpotente, carezza vana. «I nostri slanci dell'uno verso l'altro non riescono che a farci urtare l'uno contro l'altro». In particolare, diceva il trentaquattrenne Maupassant, «sono le donne che mi fanno sentire di più la solitudine». La donna: «la grande menzogna del Cosmo». «Quando si entra nell'Amore, sembra che ci si espanda. Una felicità sovrumana ci invade (...). Ore deliziose passate con un essere dai lunghi capelli, i tratti deliziosi e il cui sguardo ci scioglie». Aspettative di Paradiso. Niente altro che delirio, illusione. «Dopo settimane di attesa, speranza e gioia fallace, io mi ritrovo di colpo, un giorno, più solo di quanto non fossi mai stato». Gabriella Bosco Guy de Maupassant

Persone citate: Flaubert Maupassant, Maupassant, Paradiso, Tartarino

Luoghi citati: Francia, Parigi