Prandini prima notte in cella

Colpito da un ordine di custodia nell'inchiesta sulle tangenti Anas, sarà interrogato soltanto domani Colpito da un ordine di custodia nell'inchiesta sulle tangenti Anas, sarà interrogato soltanto domani Prandini, prima notte in cella l'ex ministro si è costituito ieri sera ROMA. Gianni Prandini s'è costituito ieri sera. Ed è il secondo ministro della vecchia nomenklatura - oltre a De Lorenzo, da diversi mesi in una cella di Poggioreale - che finisce in carcere. Occhi bassi, borsone in mano con il cambio, in giacca chiara e cravatta, l'ex ministro ha bussato al portone della Guardia di Finanza alle 20,40. Era accompagnato dal suo avvocato, professor Carlo Taormina, che aveva preannunciato in caserma il suo arrivo appena qualche minuto prima. Precauzioni. Un'accortezza per evitare sorprese da eventuali telecamere o fotografi. L'uomo politico è stato fatto accomodare in un salottino del Nucleo centrale tributario. Lì gli è stata noti- ficata l'ordinanza di custodia cautelare. Subito dopo, è stato portato a Regina Colei. Passerà la domenica in cella, in completo isolamento. E lunedì pomeriggio sarà inteiTogato dai pm Sante Spinaci, Giorgio Castellucci e Cesare Martellino Giancarlo Armati non ci sarà visto che s'è querelato e controquerelato con l'avvocato Taormina - che hanno chiesto il suo arresto. I finanzieri lo hanno visto ar¬ rivare mesto. Intorno a via dell'Olmata, dove ha sede il comando delle Fiamme gialle, Roma sfavillava per un ordinario sabato sera. Traffico caotico, vestiti eleganti, coppie sorridenti. Nella macchina che l'ha portato all'appuntamento con la giustizia, oltre all'avvocato, Prandini aveva con sé il figlio. Tutti e tre hanno potuto leggere il testo dell'ordinanza emessa dieci giorni fa dal tribunale dei ministri. Prandini, secondo le scarne indiscrezioni, non pareva affatto depresso. Ha letto ripetutamente, e commentato a bassa voce, i passaggi più scottanti del documento. «S'è rammaricato - racconta il legale perché molte delle cose che gli vengono contestate lui le avrebbe potute spiegare con un normale interrogatorio, come d'altronde avevamo chiesto. Ma non c'è stato il tempo che per formulare l'intelaiatura difensiva». Subito dopo, è venuto il momento degli adempimenti. La normale routine che è diventata comune anche al grande pubblico dopo Mani Pulite: foto segnalatica, impronte digitali, verbale di arresto. Quindi l'ex ministro è stato caricato su un furgone per essere portato di gran carriera nel carcere di Regina Coeli. E ora sta lì, in una cella d'isolamento, a meditare sui tanti capi d'accusa che lo riguardano. La decisione di costituirsi era nell'aria. Già due giorni fa, quando era esploso il caso della sua «irreperibilità», l'ex ministro democristiano aveva fatto sapere di essere pronto. Ieri sera, poi, in seguito a un colloquio tra il suo legale e il presidente del collegio ministeriale, Ivo Greco, Prandini ha deciso di stringere i tempi. Ecco dunque che ha fatto la «regolamentare» borsa dell'inquisito - preparandosi a dover trascorrere qualche tempo in cella - e s'è fatto portare alla caserma della Guardia di Finanza. Lunedì affronterà i pm che lo accusano. Confida, comunque, nell'istanza che il professor Taormina sta già preparando per la remissione in libertà, o quantomeno gli arresti domiciliari. E infatti il legale da giorni rimarca che a suo avviso non ci sono esigenze istruttorie per tenere il suo cliente in carcere, non essendo più ministro né parlamentare, non avendo egli alcuna intenzione di darsi alla fuga, e non essendoci la possibilità di reiterare il delitto o inquinare le prove. Quanto all'inchiesta, Prandini è accusato di aver truccato diversi appalti dell'Anas in cambio di cospicue mazzette. Complessivamente sarebbero nove i miliardi che l'ex ministro democristiano avrebbe intascato. E buona parte di questi sarebbero finiti su conti bancari in Svizzera. «Nell'ordinanza dice l'avvocato Taormina - effettivamente si fa cenno a diversi conti svizzeri che verrebbero ricondotti alla disponibilità del mio cliente. Anche prestanomi pentiti, come si legge sulla stampa? Non mi risulta. Anche nell'ordinanza non c'è traccia». Francesco Grignetti Gianni Prandini ex ministro del Lavori Pubblici

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