«Mafiosi Dio vi giudicherà»

Siracusa, il pontefice ai sacerdoti siciliani: seguite l'esempio di don Puglisi, ucciso dalle cosche Siracusa, il pontefice ai sacerdoti siciliani: seguite l'esempio di don Puglisi, ucciso dalle cosche «Mafiosi, Dio vi giudicherà» L'anatema di Giovanni Paolo II contro i boss SIRACUSA DAL NOSTRO INVIATO Tremendo il grido del Pontefice in Sicilia: «Chi si rende responsabile di violenze e sopraffazioni macchiate di sangue umano dovrà risponderne davanti al Giudizio di Dio». E' la seconda volta che Giovanni Paolo II evoca l'ombra dell'ultimo, definitivo tribunale per gli assassini dell'onorata società. Che ha risposto ieri alla crociata siciliana del Pontefice con un atroce messaggio: di fronte alla porta di don Gino Sacchetti, cappellano del carcere di Termini Imerese, è stato lasciato un caprette sgozzato, e un biglietto: «Farai la stessa fine». «La Chiesa è nel mirino, come tutti quelli che si oppongono alla delinquenza - ci ha dichiarato il card. Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo - perché con la sua azione mostra una diversità, un'opposizione fra quello che la Chiesa insegna e la cultura di morte propria di queste persone». E Giovanni Paolo II sa che la Chiesa è ormai schierata nelle trincee spesso oscure della battaglia contro le varie criminalità che straziano il Sud del Paese. Due volte ieri il Papa ha ricordato Gino Puglisi, il sacerdote ucciso dai mafiosi, e incontrando quattro giovani rinchiusi nel carcere della Bicocca ha voluto dare quasi un segno di solidarietà a don Gino Sacchetti: «Una speciale parola di saluto voglio riservare ai Cappellani degli Istituti di pena dell'isola, e vorrei dire loro che conosco le dif¬ ficoltà del servizio pastorale nelle carceri, e pertanto apprezzo vivamente il ruolo di una presenza sacerdotale capace di offrire conforto umano ed orientamento religioso a chi sta vivendo una situazione per sua natura pesante». Più di altre zone d'Italia la Sicilia appare territorio di conquista per «le variegate, arroganti e senza scrupoli articolazioni del male» (parole di mons. Bommaritol che approfittano di povertà e ignoranza per scavarsi comode strade. «E' oggi forte in Sicilia il bisogno di riscatto e di liberazione - ha affermato il Papa nel suo messaggio ai detenuti -, specialmente dal potere della mafia e di altre forze occulte». Un'allusione inquietante: già in altre occasioni si è parlato di connivenze fra gli uomini d'onore e logge massoniche senza scrupoli. Il Papa ha celebrato ieri la messa di beatificazione di suor Maddalena Morano, una santa torinese di Maria Ausiliatrice morta a Catania. Durante la cerimonia nel quartiere popolare di via Giuffrida, davanti a decine di migliaia di persone, il vescovo di Catania ha disegnato una mappa precisa di «meccanismi sociali perversi e poteri alternativi», che hanno «subdola capacità di collusione e mimetizzazione». E vanno «dal racket alla violenza mafiosa e alla criminalità organizzata e spicciola, dal narcotraffico alle magie nere, dall'irruzione delle sette alle deviazioni di forze occulte, al vampirismo degli usurai». Non mancano le persone oneste e qualificate, ma «sono come imboscate. E così l'assenza dei buoni, che sono la stragrande maggioranza, dà vigore a piccole sparute minoranze agguerrite e violente che avvelenano la vita delle nostre città». Questo il lamento del vescovo, che ha aggiunto un «no» alla divisione del Paese: «Vigileremo perché nessuno, manomettendo la Costituzione Italiana, per egoismo regionalistico mascherato da federalismo ambiguo, voglia e possa attentare alla comunione e alla solidarietà nazionale». Forte la risposta del Pontefice nella sua seconda tappa del viaggio siciliano per incitare i cattolici a dire «no» alla cultura mafiosa. «Non cedete alle tentazioni dell'apatia, del torpore e della pigrizia, che conducono all'accettazione fatalistica del male e dell'ingiustizia! - ha gridato -, Non serve limitarsi a deplorare le lacune della pubblica amministrazione, la conflittualità di gruppi politici che mirano esclusivamente al potere anziché al servizio, il conseguente immobilismo e la paralisi progettuale, politica e amministrativa». Era un Papa che scuoteva il Pastorale per spingere il suo gregge, quello che parlava ieri in Sicilia: «Sono qui tra voi per incitare tutte le forze sane della società a stringersi in un nuovo impegno di solidarietà costruttiva. E' necessario e urgente che i cittadini onesti uniscano i loro sforzi per contrastare efficacemente le organizzazioni malavitose, e per affrontare senza tentennamenti i gravi problemi del momonto». E ancora il Pontefice lievemente claudicante (i responsabili della sicurezza spianavano con cura la moquette del palco, per rendergli più sicuro e agevole il passaggio, ieri mattina) ha cercato di scuotere dal torpore della rassegnazione il suo uditorio: «Sono venuto per dirvi: non rimanete ripiegati su voi stessi; alzatevi e levate il capo». E ancora: «Sono venuto per seminare speranza. Anzi, ho scritto un libro chiamato " Vercare la soglia della speranza", ma non l'avete letto, meglio non leggerlo. Non è un libro, è un'intervista». Speranza, quindi, ma anche preghiera, come ha detto a 30 mila giovani entusiasti allo stadio Cibali. «Per seguire Cristo non bisogna essere superuomini, o compiere azioni sovrumane», ma la diversità, ha detto il Papa, si vede nei frutti: «Quando le nuove generazioni portano questi frutti, la corruzione è vinta, la violenza è vinta, la mafia è vinta». Marco Tosarti «Non cedete alle tentazioni dell'apatia» I Papa e qui accanto don Puglisi, ucciso dalla mafia

Persone citate: Gino Puglisi, Gino Sacchetti, Giovanni Paolo Ii, Maddalena Morano, Puglisi, Salvatore Pappalardo

Luoghi citati: Catania, Italia, Sicilia, Siracusa, Termini Imerese