Dini nuova manovra se i tassi non calano

Pagliarini non esclude aumenti della pressione fiscale. Grillo, inaccettabili emendamenti della Lega Pagliarini non esclude aumenti della pressione fiscale. Grillo, inaccettabili emendamenti della Lega Pini: nuova manovra se i tassi non calano Ieri scioperi in tutta Italia ROMA. Ha preparato un sottile ricatto il ministro del Tesoro, Lamberto Dini, per uscire dalla paralisi in cui sembra essere caduta la Finanziaria alle prese con un difficilissimo iter parlamentare. Ieri, seconda giornata di dibattito in aula alla Camera, nel prendere la parola, ha lanciato un messaggio molto chiaro: «Il governo sa bene, senza bisogno di indicazioni da parte di banche o istituti di ricerca, che con il livello attuale di tassi è sottostimato l'onere per interessi», ha affermato Dini riferendosi alle accuse giunte negli ultimi giorni alle cifre iscritte nel provvedimento. «C'è però ha spiegato - la legittima aspettativa che l'approvazione della legge Finanziaria, senza stravolgimenti, avrà come effetto anche quello di condurre ad una riduzione differenziale dei tassi rispetto agli altri Paesi. Per questo il governo, dopo l'approvazione della finanziaria, rifarà i conti e se necessario attuerà tutte le misure indispensabili per contenere il fabbisogno di cassa». In altri termini, se necessario, se la Banca d'Italia non abbasserà i tassi, il governo adotterà una nuova manovra, ha annunciato il ministro Dini. L'aula era semideserta, presenti 5 deputati, ma il ministro è andato fino in fondo, ha letto tutto l'intervento: il suo messaggio era diretto altrove, lontano dai banchi parlamentari, al paiazzo di via Nazionale, alle autorità responsabili delle decisioni di politica monetaria. E, in seconda battuta, ai segretari dei partiti di maggioranza e di opposizione che da giorni lavorano nelle loro sedi per modificare le misure approvate dal governo alla fine di settembre. Per ottenere il calo dei tassi e per fermare l'assalto alla Finanziaria, il ministro Dini ha, dunque, difeso per quasi venti minuti i provvedimenti del governo, in particolare la riforma previdenziale, la più esposta agli attacchi: «Credo che sia antisociale sostenere un sistema che in futuro non potrebbe garantire le erogazioni». Sul versante fiscale, fi ministro Dini ha ribadito che «per la prima volta non viene aumentata la pressione fiscale che anzi è già in calo rispetto al '93» e - rispondendo a chi ancora oggi chiede un aumento delle imposte per risanare i conti - ha sottolineato come «maggiori tasse non hanno portato al risanamento ma ad un aumento delle spese dello Stato». Il ministro del Tesoro non si nasconde che alcune delle misure contenute nella manovra dal lato delle entrate costituiranno entrate una tantum nel '95 e nel '96, ma per questo motivo ha annunciato nei primi mesi del '95 «una riforma complessiva del sistema fiscale». Per quanto riguarda, invece, la sanità, il ministro ha detto che le contestazioni espresse nel corso del dibattito «non tengono conto del fatto che il governo è stato rispettoso delle indicazioni del Parlamento. Comunque - ha aggiunto - non possiamo esimerci dal segnalare che il risultato della manovra sulla sanità richiede l'identificazione degli operatori». Dopo il ministro Dini, ha preso la parola per pochi minuti anche il ministro del Bilancio, Giancarlo Pagliarini, confermando le cifre della Finanziaria e non escludendo l'ipotesi di adottare nuove tasse. «Gli obiettivi che ci siamo posti con il documento di programmazione economica e finanziaria sono da raggiungere - ha detto - ed io ed il ministro del Tesoro Dini siamo per non mollare. La pressione fiscale rimarrà invariata ma non posso escludere assolutamente un suo aumento». In difesa della manovra anche l'intervento del relatore di maggioranza, il presidente della commissione Bilancio, Silvio Liotta di Forza Italia. Liotta ha definito questa legge finanziaria una manovra «di guerra». A questo punto, ha sostenuto, non si tratta più «di salvare lo Stato sociale, ma di salvare lo Stato». A proposito dell'opposizione e delle modifiche della Lega il presidente della commissione Bilancio ha affermato che non c'è «alcuno scandalo».«D'altra parte - ha aggiunto - non abbiamo mai propugnato il partito unico». «Inaccettabili», ha invece definito gli emendamenti del Carroccio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luigi Grillo, in un'intervista al Tg3. «Perché procuravano minori economie per 3680 miliardi», ha spiegato. «Importante - ha aggiunto - è quello che dice Bossi e cioè che non intende fare una crisi sulla Finanziaria. Da questa considerazione credo si debba partire per fare un ragionamento con questi deputati della Lega spiegando loro che eventuali miglioramenti possono essere accolti purché non incidano sui saldi, soprattutto non generino minori economie di quelle previste dalla proposta del governo». «Il governo è disposto a trattare in qualsiasi momento - ha sottolineato, infine, Grillo purché non si intacchi la manovra sul piano della quantità e della qualità». Flavia Amabile Il dibattito alla Camera in un'aula semideserta Solo cinque deputati ad ascoltare i ministri Il Tesoro prevede una riduzione del costo del denaro dopo l'approvazione della Finanziaria A sinistra il ministro del Tesoro Dini A destra Tremonti titolare delle Finanze Qui accanto il ministro del Bilancio Giancarlo Pagliarini Un'immagine della manifestazione di Milano Sotto Vincenzo Desario neo direttore di Bankitalia

Luoghi citati: Bankitalia, Italia, Milano, Roma