la cittadella assediata si difende dalla paura

la cittadella assediata si difende dalla paura la cittadella assediata si difende dalla paura TRA I GIOVANI DI «SAMPA» RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO «Noi andiamo avanti», dice. Franco Diella è in mezzo agli altri. Accerchiati dal mondo, fra le colline di San Patrignano, in questo giorno d'autunno. Un altro, la barba nera. Dice: «Non ò la sentenza che ci fa paura». Antonio Schiavon racconta com'erano, questi dossi vuoti, e cosa sono adesso: una città che funziona, un governo, un piccolo mondo fatto con quelli che stavano in piazza, con gli emarginati, i diseredati, i disperati della droga. Che cosa contano, allora, una sentenza, una condanna, di fronte a tutto questo? Anche Delogu, prima di denunciare tutto e tutti quasi si commuove: «C'è gente stupenda, lassù, gente che fa i miracoli, capace di far funzionare anche la cosa più difficile». Questa gente ora ha paura di lui, di noi, di tutto. «La collina degli ideali» e diventata un eremo inaccessibile, schiacciato dai giornali, dalle accuse, dal processo. Sarebbe un giorno di quiete, visto da qui. Attendono tutti Francesco Giuseppe Franz Vismara appena uscito dal carcere e stanno accalcati attorno a uno striscione grande cinque metri, «Franz ti aspettavamo, bentornato a casa», mentre si accendono le luci e il lavoro si ferma. Prima assediano e poi attaccano due cronisti che cercano risposte all'anteprima di Cuore, «cronache di un lager sconosciuto». Piccola rissa. Nella cittadella assediata ora hanno paura an- che di una domanda. Ma quando Francesco Giuseppe Vismara arriva sulla Dedra blu, applaudono tutti, in duemila quanti sono. E Muccioli lo abbraccia, lo bacia, sotto l'occhio della telecamera, nel fragore degli applausi. «Vedi, San Patrignano ò nata da una famiglia, quella di Muccioli. Da famiglia a famiglia è diventata questa realtà», dice Enrico. Fra un po' sarà l'ora del desco. Scende la sera e Franz sparisce fra gli abbracci. La grande famiglia va a cena. Dai balzi di Coriano, l'autun¬ no lascia colori tristi e le nubi basse. Dietro quella sbarra, dietro le ringhiere, alla fine di questa salitella, oltre quei cancelli, c'è un mondo chiuso o abbandonato, chissà se per incuria o per viltà. L'autunno di San Patrignano ò arrivato adesso, nei giorni che consumano il suo patriarca. Ieri, quand'è tornato dalla conferenza stampa, l'hanno chiamato, inseguito, cercato. E quand'è arrivato, ed è salito su per la stradina, verso il teatro, alcuni gli si sono fatti incontro e hanno camminato con lui. «Sta¬ te tranquilli, mi raccomando, abbiate fiducia», ha detto. Ma non è andato su al teatro, per l'assemblea con i suoi ragazzi. Si è fermato in casa, sotto un cumulo di stanchezza, di angoscia, di paura. Nell'85, quasi dieci anni fa, ci fu un giorno come questo e Vincenzo Muccioli arrivò nel teatro, erano in 300 e entrarono tutti. Lui prese il microfono e guardò la sua gente in faccia: «Se c'è una verità verrà alla luce», disse. «Io sono stato condannato, ragazzi miei, a un anno e otto mesi. Ma ci sarà appello, ci sarà ricorso, la cosa va avanti. E ne usciremo». Allora, c'era Gianfranco Vignoli, accanto a lui, giovane avvocato, e gli veniva voglia di piangere, e Gaspare Virzì che era appena entrato a Sampa e parlava con Walter Delogu e si lamentava «per questa ingiustizia: loro se ne fregano di noi». E diceva: «Tirano pietre contro i vetri fragili della comunità». C'era un giovanotto, che si muoveva a scatti, con la testa un po' inclinata, e Muccioli se lo avvitava al braccio e ci parlava fitto, «caro Roberto», e lui faceva cenno di si. Roberto Assirelli non aveva il pizzetto, allora, e non guardava Muccioli come ha fatto l'altro giorno, nell'aula del tribunale, quando ha tirato fuori la storia della cassetta, non lo guardava con quel coraggio pescato in fondo alla paura. Nessuno lo guardava così. In quei giorni difficili, però, «molte cose erano diverse», come dice Luigi Siroli, uno dei volontari, arrivato qui la prima volta nel '79, «quando c'era solo fango». Adesso ci sono le stradine, le villette, le case con i gerani ai balconi. Allora, nell'85, al primo processo, c'era la stampa divisa, e «c'era un fronte di difesa». Oggi, si sentono soli nell'assedio. «San Patrignano», dice Siroli, «viene ridotta agli atti processuali, dimenticando tutto il resto». La solidarietà, l'amicizia, gli ideali, come elenca Fabio Cantelli. Siroli: «Un giorno, 3 anni fa, Assirelli mi disse: sai Luigi, Vincenzo mi ha chiesto se volevo essere assunto e stipendiato. Ho detto no. Perché sarò sempre in debito con lui: gli devo la vita». E' questo che hanno dimenticato nel processo, «che ci ri:ordiamo solo noi», qui, nel cuore dell'assedio. Si, quelli più giovani come Davide Mason, magari ci pensano, a un mondo senza San Patrignano: «Ce lo chiediamo, fra di noi, che cosa ne sarà di tutto questo, se ci portano via Vincenzo. Abbiamo paura, è vero, ma pensiamo che non accadrà, che non potrebbe accadere». Ma ai più vecchi anche questa paura sembra solo un altro nemico che hanno portato da fuori: «Per me in questi giorni è come se ci fossero due realtà parallele. Quella virtuale, sui giornali e in aula, e quella reale. Delle associazioni che continuano a mandarci la gente, e di quelli che sono qui con noi a fare la loro battaglia». A lavorare: «Il lavoro non è una merce qua dentro». Magari avrà pure ragione lui: la collina degli ideali, nella notte che scende, non è ancora finita. O Loris Vanoni, 37 anni, da Rimini, ex Autonomia Operaia, ex tossicodipendente: «Qui ho trovato quello che nella mia militanza politica cercavo, che prima vivevo solo a livello teorico». Che importa allora se non si rompe l'assedio: «Quello che ci tiene uniti va al di là della sentenza». Pierangelo Sapegno «Se ci portano via Vincenzo per noi significa la fine» ECCO SAN PATRIGNANO IN CIFRE AREA OSPITI FATTURATO ATTIVITÀ1 • 220 ETTARI • 2300 [700 sieropositivi; 80 malati di Aids; 184 bambini] • 22 MILIARDI [circa] L'ANNO » 57 LA COMUNITÀ' E1 SUDDIVISA IN TRE GRANDI SETTORI: 1) SOCIETÀ* COOPERATIVA 2) PRODÓTTI E SERVIZI • gestisce il settore agricolo, la pesca e gii allevamenti * produce audiovisivi e il «Giornale di San ■ Patrignano»; fotolitografia; pellicceria e abbigliamento; saponi e detersivi; laboratorio chimico e carpenteria 3) CASA D'ARTE • falegnameria; ceramiche artistiche; prodotti artigianali Vincenzo Muccioli e, nella foto grande, una veduta di San Patrignano

Luoghi citati: Coriano, Rimini