Berlusconi teleprocessi contro le cosche di Francesco Grignetti

Berlusconi: teleprocessi contro le cosche Berlusconi: teleprocessi contro le cosche «Un governo di passaggio non può battere la Piovra» RAPPORTO IN COMMISSIONE ROMA ESERCITO resterà a presidiare le strade. Il carcere duro per i mafiosi sarà prorogato «ben oltre i limiti di tempo previsti». Pianosa e l'Asinara non si smantelleranno. Il governo si costituirà parte civile al processo per le stragi di Falcone e Borsellino. E i processi, quando necessario, si faranno con collegamenti video. Processi con la teleconferenza, insomma. I pentiti, poi, hanno «prodotto risultati fin qui quantomai apprezzabili», ma è necessaria «una netta separazione tra chi investiga sui fatti dichiarati dal pentito e chi "gestisce" il pentito stesso». In pillole, ecco la filosofia antimafia di Silvio Berlusconi. Davanti ai parlamentari dell'Antimafia, ieri, s'è presentato un premier inedito. Pessimista. «C'è un'angoscia che mi possiede. Non si possono risolvere i problemi legati alla criminalità mafiosa senza una rivoluzione totale e una ristrutturazione completa di tutti gli apparati dello Stato. Operazioni che non possono essere neppure iniziate in tempi brevissimi». Tantomeno lo Stato può vincere, dice Berlusconi, «con governi di coalizione che non riescono ad avere certezza circa la loro capacità d'intervenire con l'approvazione di tutti i membri e con un'opposizione che possa dare, su questioni che non sono di parte, il suo concreto appoggio». Conclusione: «Occorre un atto di contrizione da parte di tutti. Non può essere un premier o un governo di passaggio a portare una soluzione». Governo di passaggio?, gli chiedono. E lui: «E' quello che da tutte le parti voi cercate che succeda e che mi rende preoccupato. Ma io sono un ottimista e sono un testone». Così detto, il premier è ripartito alla carica. Ha illustrato un misto di vecchie ricette e di nuovi organismi ancora da inventare che dovrebbe rintuzzare l'attacco mafioso. Per impedire il riciclaggio di denaro sporco, ad esempio: «Occorrono nuovi strumenti di contrasto e nuovi accordi bilaterali e internazionali». Oppure per tutelare i pentiti: «Occorre approntare ogni mezzo per assicurare che la credibilità dei collaboratori non possa essere compromessa, né da approcci non professionali, né da trame orchestrate, magari da quegli stessi capiclan interessati a creare attorno ai loro accusatori un pesante clima di sospetto». Ma il clima si può definire addirittura avvelenato, quando i parlamentari affrontano il capitolo mafioso. Tutti contro tutti, in un crescendo di accuse. I progressisti Antonio Bargone, Sandra Bonsanti e Pino Arlacchi attaccano frontalmente la presidenza di Tiziana Parenti. Arlacchi usa toni duri: «La totale incapacità di gestione del presidente è politica e denota la volontà di insabbiare la commissione». Bonsanti critica le modifiche allo staff della commissione: «La presidente non gradisce la dottores¬ sa Amendola e la vuole allontanare. Si tratterebbe di una decisione più grave dell'allontanamento di Vigna e Grasso dal comitato pentiti». Ma a fianco della Parenti si schierano gli esponenti di maggioranza. Il primo è Luigi Ramponi (An), vicepresidente della commissione: «La presenza della dottoressa Amendola non dipende dalla presidente Parenti, ma dall'ufficio di presidenza della Camera». E si fa sentire anche il presidente dei senatori di Forza Italia, Enrico La Loggia. Contraccusa: «Se questo governo toglie alle opposizioni lo sponsor pubblicitario costituito dalla mafia, ne indebolisce visibilmente la statura. Violante ed Arlacchi sanno bene quanto devono a Salvatore Riina II proclama della scorsa estate, che non era una minaccia perché Riina non è così ingenuo da aumentare la tutela dei suoi nemici minacciandoli in pubblico, sembra essere stato un formidabile spot televisivo contenente un'esca per tentare di ottenere qualche "favore ambfentale" che attenuasse a Riina gli effetti dell'art. 41 bis». La Loggia annuncia di aver presentato in proposito un'interrogazione al ministro Maroni «per sapere, al di là dell'ipotesi "mostruosa" di un'intesa tra Riina e qualche progressista, se il boss abbia ottenuto un addolcimento del regime carcerario». Replicano indignati Luigi Berlinguer e Cesare Salvi: «Il senatore La Loggia vaneggia. Arriva a definire Violante ed Arlacchi debitori di Riina. Comprendiamo l'eccesso di zelo e l'ansia servilistica, ma c'è un limite a tutto». Francesco Grignetti «Carcere duro, esercito nelle zone a rischio, accordi internazionali» Duro attacco delle sinistre alla Parenti: «Non sa gestire la commissione» La presidente della commissione Antimafia Tiziana Parenti A sinistra: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Falcone, La Loggia, Roma