Chirac si lancia nell'ultimo tango di Enrico Benedetto
8 Il leader gollista avvia la sua terza campagna presidenziale, contro di lui i sondaggi e l'ex amico Balladur Chirac si lancia nell'ultimo tango La sua candidatura apre la guerra dell'Eliseo PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ai blocchi di partenza non c'era ancora nessuno, tranne i perdenti sicuri come Jean-Marie Le Pen e il segretario pel" Robert Hue. E fra i campioni davvero temibili, Jacques Delors si allena a Bruxelles e Balladur tiene un alibi di ferro: «Scusatemi, per ora devo governare la Francia». Ma - impavido o temerario lo dirà la storia - Chirac è scattato lo stesso. Annunciando, ieri mattina, che vuole correre per l'Eliseo il 23 aprile '95 (primo turno) e insediarvisi quindici giorni più tardi. Partire primo per arrivare ultimo? Qualsiasi maratoneta conosce l'adagio. Ma Jacques Chirac - al terzo tentativo nelle Presidenziali, un veterano - sfida le regole. Corsa in testa, e dal primo giro. Senza guardarsi indietro. Se va male, appenderà le scarpe al chiodo. Perché la fama di «eterno secondo» gli impedirebbe - malgrado i 62 anni appena - ogni revanche. Ma, beninteso, crede nella vittoria finale. L'iniziativa non poteva che spiazzare esteti del surplace come Delors e Balladur, tattici fino all'autoconsunzione. Infiammando partiti - meglio sarebbe dire tifoserie - e clan. Il premier ribadisce: «Come promesso, lavorerò sino all'ultimo giorno per il bene del Paese». Se ne riparla, insomma, il 10 gennaio '95, quando Balladur potrà ritenersi libero dalla corvée governativa e affrontare di petto le sue non trascurabili ambizioni. Finora il tempo sembrava giocasse per lui, logorando il fratello-nemico. Ma adesso che ha preso il largo, giocando a fare da lepre, bisognerà reagire. Perché l'avversario, non pago d'involarsi, esordisce con un minigolpe. Annuncia per il 12 novembre un «congresso straordinario» che l'intronizzerà. I 4 cosegretari neogollisti sono con lui, la macchina organizzativa rpr idem, 100 parlamentari della maggioranza gli giuravano ieri pomeriggio indefettibile sostegno. E Balladur? I suoi uomini non sembrerebbero avere la forza per impedire la «nomination». E scendere in pista da outsider, senza gregari nè vera squadra doc, rastrellando qui e là compagni di strada, costituisce rischio grave. Veramente, un'equipe Balladur ce l'avrebbe. Ma è quella altrui. Lo appoggiano parecchi giscardiani, il parti républicain, uomini del Centro governativo. Mica una sciocchezza. E tuttavia il cercare consensi all'esterno gli nuoce in termini d'immagine. Suvvia, un gollista che estromesso dalla sua famiglia politica cerca asilo tra la concorrenza per farsi eleggere, è ancora tale? No, bensì un traditore. Così lo dipinge in privato Chirac da mesi. Giuda, Jago, Bruto. Pugnalatore di chi - fiducioso in una trentennale amicizia - diciannove mesi fa lo volle nominare a Matignon. E' il famoso «patto» di cui invano gli storici cercherebbero una versione non orale. «Tu - anzi Lei, come gradisce Balladur - primo ministro, io all'Eliseo». Ma l'intesa s'inceppò dopo qualche settimana appena. Balladur aveva un handicap intollerabile per lo sponsor Chirac: l'estrema popolarità. Cominciarono il mugugno, le critiche sottobanco, i sabotaggi. L'invidia a Chirac temperamento ansioso dalla mitica irruenza, battagliero ma naif - gliela si leggeva in faccia. Balladur pensò di averlo ormai in pugno. «Si arrocca dentro il partito quasi fosse una cittadella medioevale» disse a inizio ottobre. Vero. Ma ormai che il ponte levatoio è su, Lord Edouard ha la spiacevole certezza di rimanere fuori, all'addiaccio. E come nei tornei cavallereschi, Lancillotto-Chirac irride il rivale, trattandolo da fellone. «L'ipocrisia che avvelena la discussione politica attuale offende il civismo dei francesi e alimenta un clima malsano. (...) Desidero mettere le cose in chiaro. Sarò candidato». Segue il programma. Quella «vera po¬ litica di cambiamento» di cui Jacques Chirac preconizza alcuni temi peraltro non originalissimi. Battaglia contro la disoccupazione, ripresa economica da trasformare in bene sociale. Il dottor Balladur usa il bilancino, Chirac la spada. E chi non avesse capito a quale modello s'ispiri, guardi il calendario. Quattro novembre, San Carlo. E il luogo da cui inizia la crociata antiballaduriana, Lilla. Ove nacque Charles de Gaulle. Onomastico, topografia. Un cerimoniale semicarolingio. Ma la Francia repubblicana è anche questo. Enrico Benedetto
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