Quando il negozio diventa boutique

Si preparano nuove strategie per costruire i centri commerciali del Duemila Si preparano nuove strategie per costruire i centri commerciali del Duemila Quando il negozio diventa boutique Un settore dove le regole cambiano molto in fretta «Siamo in un momento importante, decisivo per la distribuzione e i centri commerciali; sì, direi che siamo ad un punto di svolta». Paolo Provasoli, segretario generale di Expo-Cts, l'Ente che ha organizzato in Fiera i quattro saloni, ci spiega le novità dell'anno per un mercato in subbuglio. Cambiano le regole e il mercato, che non ha creato disoccupazione le che semmai ha permesso in un periodo di grossa congiuntura nazionale, il mantenimento se non l'incremento in qualche caso dei posti di lavoro su tutto il territorio), dopo i successi sulla qualità e il tessuto della distribuzione, punta a nuovi lidi e ad altre conquiste che riguardano soprattutto l'immagine e l'abbattimento dei costi. Il negozio alimentare si trasforma in boutique, il macellaio diventa l'esperto della tavola, dà consigli sulle proprietà degli alimenti, su diete e componenti organolettiche di ogni piatto servito in tavola. «Faccio un esempio che mi pare calzante - esordisce Provasoli -; prendiamo i nuovi discount, è una formula discussa che però sta prendendo sempre più piede. In Europa siamo ormai al 15-20 per cento del mercato e in Italia la curiosità, l'attenzione è sempre più forte, sono aziende in piena espansione, non passa mese che non se ne aprano di nuovi ed il successo è assicurato dalla costante presenza di pubblico nei locali, ad ogni ora del giorno. «Oppure il visual marchandising dei centri commerciali in vetrina a Futurshop, dove l'arma vincente, la vera chiave del successo, diventa il modo di presentare e di presentarsi. L'imprenditore che ha una fabbrica pensa solo al prodotto, mentre per il centro commerciale appena questo diventa obsoleto entra in piena crisi». E ogni settore ha le sue novità: la produzione agro-alimentare vira verso il prodotto artigianale e non verso quello industriale, in serie. «In ExpoVip si vede come la qualità degli alimenti sia lo stimolo per una alimentazione con caratteristiche "doc" particolari, più una serie di marchi che vadano a ribadire certi fenomeni di qualità». Ma penso anche ad Expocarni. Arrivano i prodotti elaborati, il macellaio-gastronomo, che avrà più competenze sull'alimentazione (calorie, vitamine e particolarità degli alimenti). E' questo lo sforzo della Federcarni, che sta sviluppando una serie di corsi di formazione e organizzazione dei suoi iscritti per la qualificazione artigianale. Insomma, non ci si sofferma soltanto sula vendita della classica fettina, ma si vuole incidere sempre più a fondo per far conoscere il prodotto a tutti e nei dovuti modi. La macelleria del 2000 quindi si arricchisce di sempre nuovi attrattive, con in più un bagaglio di prodotti da vendere ben superiori a quelli di oggi. «Questo perché il punto vendita al dettaglio vuole organizzarsi e non si può credere che solo le grandi catene e i mega circuiti possano sopravvivere». La bottega di città si deve trasformare secondo le esigenze di mercato, con i clienti che debbono diventare sempre più dei clienti affezionati e non solo delle persone di passaggio. Ecco perché fino a martedì le quattro fiere milanesi diventano un appuntamento veramente da non perdere, di quelli da segnare sulla propria agenda e mandare a memoria nel tempo in attesa dell'anno venturo. Un momento particolarmente importante per tutti gli operatori che lavorano nel commercio e nella distribuzione. Expo Cts ha costruito per loro un ponte di novità e idee per il futuro e i quattro saloni sono senz'altro il modo migliore per approfittare di una occasione che capita, e possiamo dire a ragion veduta sfortunatamente, soltanto una volta all'anno.

Persone citate: Paolo Provasoli, Provasoli

Luoghi citati: Europa, Expocarni, Italia