Incubo sul treno per l'Ovest di Cesare Martinetti

Assassinato un italiano I russi rapinati dai mafiosi e malmenati dalla polizia polacca Incubo sul treno per l'Ovest Il Mosca-Bruxelles in mano ai banditi MOSCA DAL NÒSTRO CORRISPONDENTE Il trono por l'Ovest una volta era un sobrio per i russi; adesso è un incubo. Potrebbe sembrare una vendetta della storia e invece è un altro sporco affare di mafia, banditismo e corruzione. Il treno, dalle parti di Varsavia, è diventato una tradotta ad alto rischio per gli ex sovietici. Rapinati e picchiati da banditi che parlano con acconto russo; picchiati e dorisi dai poliziotti polacchi che fingono di non capire il russo. Un inferno con rappresaglia diplomatica: mercoledì il premier russo Cernomyrdin ha rinviato la sua visita in Polonia durante la quale si sarebbe dovuto firmare un accordo per un gasdotto destinato ad alimentare di gas l'Europa dell'Est nel prossimo venturo secolo XXI. La visita si farà forse nelle prossime settimane, ma per intanto Russia e Polonia si guardano in cagnesco. L'ultimo incidente è del 23 ottobre. Alla stazione Est di Varsavia un giornalista delle Izve stija ha assistito alla seguente scenetta: un poliziotto polacco che faceva scendere dal treno un passeggero russo tirandolo per gli stracci e gridando: «Sei un maiale russo. Ripeti con me: io sono un maiale russo». Il passeggero era ammanettato e aveva il viso gonfio di botte; il treno era il numero 15, «Mosca-Bruxelles». Era solo l'epilogo di un'avventura da Arancia Meccanica che s'era appena consumata: tutti i passeggeri erano stati rapinati. Banditi che parlavano russo hanno setacciato gli scompartimenti per più di un'ora, con calma. Non solo alla stazione, ma anche sul binario morto dove erano stati portati alcuni vagoni in attesa di un'altra locomotiva. Banditi armati c con radiotelefoni. I passeggeri hanno chiesto aiuto ai poliziotti. Però i 3040 miliziani saliti sul treno con manette, manganelli e gas lacrimogeni, invece di dare la caccia ai criminali, se la sono presa con le loro vittime. Hanno picchiato tutti, senza risparmiare le donne. Sei russi sono stati ferocemente menati e poi arrestati. Hanno passato due giorni in carcere, senza che l'ambasciata russa ne sapesse niente. Poi riconosciuti innocenti, sono stati rilasciati. Senza scuse. Uno dei sei, Aleksandr Straub, capo di una miniera della regione di Kurgan, Kazakhstan, ha commentato: «Qui in Polonia possiamo aspettarci di tutto». Quando è cominciato il parapiglia, s'è rifugiato nel suo scompartimento, chiudendosi a chiave. L'hanno stanato con una bomboletta di gas lacrimogeno. Ora ha la schiena piena di lividi; è stato picchiato anche sulla testa. S'è rifiutato di firmare il verbale della polizia: «Non capi¬ sco il polacco, nessuno ci ha spiegato niente, non c'erano i rappresentanti del consolato». Prima di spedirlo in carcere, dov'è rimasto due giorni, gli hanno tolto la cintura e i lacci delle scarpe. Dice che la polizia era d'accordo con i banditi. Uno gli ha gridato: «Non rivolgetevi alla milizia, sarà ancora peggio». Vladislav Zhizhin, un'altra vittima, stava andando ad Amburgo dai suoi amici, è stato minacciato dalla polizia: «Apri la porta o spariamo». Lui l'ha aperta, è stato ammanettato, picchiato e fatto scendere. Un giornalista dell'Express Veciomi era sul posto. Ha pubblicato la foto di un russo picchiato, Andrei Nikishenko, un giovane manager. E' stato aggredito da cinque poliziotti. L'hanno colpito con gli stivali al viso e, poi, nemmeno medicato. Il console russo Dolghi ha detto: «Ultimamente i casi di violenza e rapina ai danni dei russi sono sempre più frequenti. La polizia polacca partecipa agli incidenti, è prevenuta e violenta. Non conosciamo un solo caso ili cui il poliziotto sia stato punito: gli unici a essere accusati sono sempre i russi». L'incidente del 23 ottobre è l'ultimo in ordine di tempo, forse il più grave, o forse l'unico di cui s'è avuta notizia. Il confine tra Russia e Polonia è diventato una terra di nessuno in cui sembra funzionare bene il patto tra banditi e miliziani. Un'altra testimonianza di un russo che è riuscito ad arrivare a Colonia: «A Varsavia il treno è stato portato su un binario morto, il capotreno è scomparso, i controllori anche. Sono apparsi giovani con le teste rapate, giubbotti di pelle e forte accento ucraino. Erano una ventina, hanno agito con rapidità, aprivano gli scompartimenti con le chiavi, hanno chiesto le dichiarazioni doganali e intimato a tutti di mostrare la valuta chiedendo il 10%. Ma poi hanno preso subito tutti i soldi a tutti. A uno studente che andava a Dusseldorf hanno rapinato 600 marchi, tutto quello che aveva. Puntavano pistole contro la pancia di chi protestava. I poliziotti hanno risposto che non capivano quello che dicevamo; un funzionario della ferrovia ha aggiunto che se continuavamo a strillare, avrebbe staccato il vagone e ci avrebbe lasciati lì». Il ministro degli Esteri polacco s'è detto stupito della decisione di Cernomyrdin di rinviare la visita; poi ha aggiunto che le «due polizie devono collaborare di più». I giornali russi, per una volta, hanno parlato bene del premier. «Bravo Cernomyrdin», ha titolato in prima la Komsomolskaja Pravda. «Finalmente la Russia difende i russi», hanno detto le Izvestija. Peccato che non ci sia più l'Urss: sarebbe ora di rimettere in movimento un po' di carri armati. Cesare Martinetti Il treno da Mosca per l'Occidente è diventato un incubo, i passeggeri regolarmente rapinati e malmenati denunciano un «patto di ferro» tra la mafia e la milizia

Persone citate: Aleksandr Straub, Arancia Meccanica, Cernomyrdin, Vladislav Zhizhin