L'ombra dei killer di Stato seconda piaga d'Algeria di Aldo Cazzullo

OCCHIO PER L'ombra dei killer di Stato seconda piaga d'Algeria OCCHIO PER OCCHIO jgfÈi UATTRO bambini salta- SJh ti in aria alla commemo^88^- razione dei chouhada, i martiri della guerra di liberazione, le persone più sacre in Algeria dopo Maometto. Tredici fondamentalisti uccisi dagli agenti dei corpi speciali nel centro della capitale. Il tempo delle parole, se mai è cominciato, è finito per sempre. L'illusione della trattativa tra il regime militare algerino e i terroristi islamici è durata poco più di un mese. La scarcerazione dei capi del Fis, Madani e Belhadj, era parsa il segnale atteso: si parlano. Niente da fare: si sparano, di nuovo. La parola è tornata alla violenza, fino alla resa dei conti finale; «assassini contro assassini», come titola l'editoriale di Jacques Amalric su «Liberation». Pronti a usare ogni arma: la strage dei boyscout, la battaglia urbana. Fino a alimentare un dubbio: che dietro la nuova esplosione di violenza non ci sia il Già, il braccio armato degli integralisti, ancora disorientati dopo la morte del loro capo Djaffar El Afghani per mano dell'esercito, ma i servizi segreti del governo. Provocatori incaricati di armare la longa manus della repressione di Stato. E' «Le Monde» ad avanzare il dubbio: davvero la bomba contro i boy-scout è stata l'estrema prova di cinismo degli islamici? Oppure, «come credono numerosi algerini, la strage è stata pianificata dai servizi, per screditare ancor di più quei "pazzi di Dio" che avevano conquistato la maggioranza al primo turno delle elezioni del '91?» Un indizio. Per la prima volta, la leadership in esilio del Fronte islamico di salvezza si è dissociata da un atto di terrorismo. «Denunciamo e condanniamo energicamente questo delitto ignobile e coloro che lo hanno perpetrato», è l'enfatico comunicato giunto alla redazione di Bonn di «Le Monde» dopo il massacro dei bambini. Gli islamici hanno anche presentato ai familiari delle vittime «le nostre più sincere condoglianze»: esattamente come il presidente Liamine Zeroual. Una de¬ nuncia. Da quando è cominciata la seconda guerra d'Algeria, dopo il colpo di Stato militare del '91, ha fatto più vittime l'esercito che i terroristi islamici. L'ultimo dossier di Amnesty Internazional sull'Algeria è un duro atto d'accusa nei confronti del governo. Rappresaglie indiscriminate contro i civili. Moglie e figli di simpatizzanti islamici presi in ostaggio. Torture sistematiche. Esecuzioni sommarie, con i corpi delle vittimo bruciati e mutilati davanti ai parenti. «I terroristi e le forze di sicurezza si dividono la responsabilità di queste efferatezze», accusa Amnesty. Nessun delitto ha più una firma sicura. Spesso i guerriglieri islamici indossano le divise delle forze di sicurezza, e gli agenti del governo si travestono da fondamentalisti. A alimentare la confusione (e il terrore) sono i movimenti anti-islamici, come l'Ojal, l'Organizzazione dei giovani algerini liberi, che hanno creato squadroni della morte con consegna di uccidere impunemente. In questa guerra di disinformazione, entrambe le parti in lotta cercano ovviamente di usare i media. Oscurarli (quelli stranieri): a nessun inviato è consentito di entrare in Algeria. Manipolarli. Il Fis è da sempre alla ricerca di azioni spettacolari, e ieri il governo ha accusato i giornali di dargli troppo spazio, per poi far trasmettere dalla tv le immagini strazianti dei corpicini dilaniati dalla bomba. Intimorirli. La caccia islamica ai giornalisti e agli scrittori ha già fatto venti vittime. Come Laadi Flici: ammazzato nel suo studio, con la penna in mano. Djilali Liabes: l'hanno aspettato sotto casa in quattro. Abdelkader Alloula: tre pallottole nel cranio. Abderrahmane Chergou: sgozzato e gettato a morire dissanguato. Ma la lista dei condannati a morte è molto più lunga. Tanti dormono in redazione, per paura di rientrare a casa la sera. Non sanno se guardarsi dai barbuti di Allah o dai killer del Palazzo. Aldo Cazzullo

Persone citate: Abdelkader, Abderrahmane, Jacques Amalric, Liamine Zeroual, Madani

Luoghi citati: Algeria, Bonn