Rabbia u Gaza malmenato Arafat di Aldo Baquis

Ai funerali dell'ultra islamico ucciso con un'auto-bomba attribuita al Mossad Ai funerali dell'ultra islamico ucciso con un'auto-bomba attribuita al Mossad Rabbia u Gaza, malmenato Arafat // leader fugge dalla moschea e perde la kefiah TEL AVJV nostro servizio Insultato, spintonato, minacciato fisicamente: un'esperienza simile a quella vissuta ieri all'interno della moschea di Gaza Yasser Arafat non l'aveva mai provata. Nel parapiglia provocato dalla sua improvvisa partecipazione ai funerali dell'attivista della «Jihad islamica» ucciso mercoledì presso Gaza in un attentato con auto-bomba che tutti i palestinesi concordano nell'attribuire a Israele, Arafat si è trovato stretto nella morsa dei suoi detrattori politici: «Traditore, servo degli americani» gli hanno gridato. Nella colluttazione fra le sue guardie del corpo e decine di integralisti islamici, la celebre «kefiah» del leader Olp è caduta a terra, forse strappata da un dimostrante. Arafat, pallido e sballottato, è stato obbligato a uscire da un porta secondaria e fatto salire su un'auto per sottrarlo all'ira di tremila fondamentalisti. L'eliminazione di Hani Abed, 35 anni, figura di spicco della Jihad, ò stata certo opera di professionisti: la sua Peugeot è esplosa di fronte all'ingresso dell'Istituto tecnico di Khan Yunes (Gaza) nel momento in cui ha aperto la portiera. L'auto è andata in mille pezzi, Abed ha perso gli arti: è morto poco dopo il ricovero in ospedale. «Un'operazione così sofisticata, così "pulita" - dicono a Gaza solo il Mossad israeliano può averla fatta». Ieri tutti i movimenti politici di Gaza - da Al Fatah a Hamas, dai comunisti del Partito del popolo alla Jihad, dal Fronte popolare al Fronte democratico - hanno sottoscritto un documento in cui «agenti sionisti» vengono accusati di cospirare contro l'intera società palestinese. Secondo il ministro palestinese della Giustizia, Freih Abu Medein, gli attentatori israeliani hanno agito con un telecomando. A Gerusalemme non c'è stata la minima reazione a queste accuse. Dopo la strage sul bus di Tel Aviv (19 ottobre), il premier Rabin aveva giurato di ingaggiare «una lotta senza quartiere contro i terroristi di Hamas, di Hezbollah e della Jihad islamica». Anche il capo dello Stato israeliano, Weizman, aveva reagito con estrema durezza: «Occorre rintracciare i capi di Hamas, ucciderli, stracciarli». Secondo il settimanale britannico «Observer», in una seduta segreta del governo Rabin aveva anche discusso una lista di personalità da eliminare. Fonti israeliane hanno detto ieri che fra i palestinesi Hani Abed era il secondo della lista dopo Yihia Ayash, l'ingegnere palestinese ritenuto l'artefice per conto di Hamas delle auto-bombe esplose in Israele negli ultimi mesi. Secondo queste fonti, Abed aveva attività segrete oltre a quelle pubbliche di docente di chimica e di direttore della rivista «Istiqlal» (Indipendenza). Sfuggito per anni alle unità speciali israeliane, era stato arrestato nel giugno scorso proprio dalla polizia palestinese in seguito a un attentato della Jihad islamica costato la vita a due soldati dello Stato ebraico. «Lui era stato l'ideatore di quella missione», dicono le fonti israeliane. Fonti palestinesi hanno riferito invece che dopo 17 giorni di interrogatori Abed era stato rilasciato perché nei suoi confronti non c'era la minima prova che avesse preso parte all'agguato. Ieri Gaza ha vissuto ore di grande tensione quando il corteo di Abed è sfilato per le vie del centro, dal quartiere di Sheikh Radwan alla moschea el-Amari, mentre militanti islamici sparavano in aria in segno di rispetto per il caduto. La polizia palestinese ha assistito a questa prova di forza senza intervenire. «Vendicheremo la tua morte ha detto lo sheikh Abdallah Shami, un dirigente politico della Jihad - colpendo nel cuore di Israele, a Tel Aviv. Rabin avrà presto nostre notizie.». Mahmud a-Zahar, un dirigente di Hamas, ha aggiunto: «Bisogna impedire che d'ora in poi alcun ebreo entri nella striscia di Gaza, per evitare che depongano altre bombe». Come a dire: d'ora in poi ogni ebreo che entra a Gaza rischia di non uscirne vivo. Sia Shami sia a-Zahar erano ieri protetti da guardie del corpo. Quando una folla di migliaia di integralisti è poi convenuta nel cortile della moschea el-Amari, è improvvisamente apparso Ara¬ fat, circondato da un cordone di guardie del corpo con armi automatiche. «Fifone, servo di Rabin», gli hanno urlato. «Questi sono i risultati della tua pace con Israele», hanno incalzato altri, indicando la salma di Abed avvolta in un panno rosso. A questo punto Arafat ha tentato di uscire dalla moschea. Aldo Baquis Hiba Shabban, la bimba giordana, con la madre. Foto grande: i funerali a Gaza