Mani Pulite Major in guerra col Guardian di Fabio Galvano

8 Inchiesta sul quotidiano che ha usato un trucco per smascherare due politici corrotti Mani Pulite, Major in guerra col Guardian «Quel giornale è disonesto» TANGENTOPOLI A LONDRA LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Tangentopoli sul Tamigi si è ormai trasformata in uno scontro fra il primo ministro John Major e il direttore del Guardian, Peter Preston. L'accusato è diventato accusatore: il governo conservatore, travolto dall'ennesimo scandalo dopo le rivelazioni del giornale inglese, ha capovolto il fronte scovando il tallone d'Achille del suo fustigatore. Si tratta di un fax falsificato, con il quale il direttore del Guardian - usando carta intestata dei Comuni e spacciandosi per il segretario di Jonathan Aitken - chiedeva all'hotel Ritz di Parigi le prove che gli mancavano per inchiodare il sottosegretario al Tesoro: il conto d'albergo destinato a rivelare eh'? l'accusato si era fatto offrire quei giorni parigini da un uomo d'affari saudita. «Il fine giustifica il mezzo», si è difeso Preston quando si è saputo del sotterfugio; ma in un'Inghilterra che si domanda ora se la stampa non esageri a ritenersi al di sopra della legge, Major ha avuto buon gioco a timonare i Comuni verso un dibattito straordinario. Con una poderosa maggioranza (313 a 38) si è deciso di portare il direttore del Guardian davanti alla Commissione privilegi dei Comuni, quella che si occupa degli interessi estemi di deputati e ministri: gli si contestano falsificazione, sostituzione di persona e complotto criminale. E' facile che ne scaturisca una denuncia. La stampa inglese ha reagito con imbarazzo. Pronta a cavalcare con entusiasmo le accuse al governo di squallore e disonestà - lo «sleaze factor», lo chiamano qui non ha potuto tacere la controaccusa. Anche se non tutti i giornali hanno seguito il Times, che in un articolo del suo ex direttore William Rees-Mogg ha paragonato ieri la stampa ai sindacati strafottenti degli Anni 70, ha accusato il Guardian di avere commesso un «grave reato» e, lamentando 1'«impopolarità della stampa», ha ricordato a Preston che il giornalista «è soltanto un cittadino come gli altri, nonostante un lavoro un po' speciale». Il pericolo è che questo Watergate alla rovescia finisca per far dimenticare le accuse iniziali. La tempesta che ha scosso Downing Street è nata due settimane fa, quando il Guardian ha rivelato come due sottosegretari, Tim Smith e Neil Hamilton, si fossero «venduti» a un uomo d'affari di origine egiziana - Mohammed AlFayed, proprietario dei magazzini HaiTod's di Londra e dell'Hotel Ritz di Parigi - incassando duemila sterline (5 milioni di lire) per ogni interrogazione parlamentare fatta per conto suo. Smith si era subito dimesso: Hamilton aveva resistito cinque giorni. Aveva resistito, in sostanza, finche Major lo ha scaricato: quando all'accusa iniziale s'era affiancata anche quella di avere ricevuto da Fayed ospitalità gratuita al Ritz di Parigi (dieci milioni bruciati in sci giorni, nel 1987). La scorsa settimana Major è stato costretto a creare una commissione incaricata d'indagare su tutti i casi dubbi di rapporti fra politici e lobby societarie: in quell'occasione aveva rivelato di avere trasmesso all'avvocatura di Stato la trascrizione dei contatti fra Downing Street e un intermediario di Fayed, il quale aveva cercato un «accomodamento». «Tentato ricatto», ha tagliato corto un deputato, avvalendosi dell'immunità parlamentare: Fa¬ yed, si è detto, avrebbe avuto il dente avvelenato con il governo, contrario a una richiesta di cittadinanza britannica avanzata dal¬ lo stesso Fayed e da suo fratello Ali, ma anche per un rapporto d'imminente pubblicazione (e a lui evidentemente sgradito) sulla vicenda che lo portò al vertice di Harrod's. Preston era al corrente di tutte le accuse, e nei giorni seguenti le ha snocciolate sul suo giornale. E' venuto così fuori il nome di Jonathan Aitken, che quando era sottosegretario agli Acquisti militari si sarebbe fatto pagare metà del conto al Ritz dal saudita Said Mohammed Ayas. Major lo ha difeso e Aitken non si ò dimesso. Anzi ha risposto: vero, c'era stato un errore contabile, ma poi ho pagato la rimanenza con un assegno. Replicano i suoi accusatori: perché la data dell'assegno (che non ha timbri d'incasso) è di tre giorni successiva alla prima denuncia d'irregolarità, che il governo aveva ricevuto a febbraio? Ma poi si è scoperto che il direttore del Guardian aveva ottenuto una copia di quel conto al Ritz mandando il 24 novembre scorso il fax incriminato, spacciandosi cioè per il segretario di Aitken ma dando come numero di risposta fax quello del giornale. E qui la frittata è stata rovesciata. Sia Fayed sia il Guardian sottolineano ora che Aitken sapeva di quel fax già sei mesi fa, il 10 maggio: perché il governo allora non si mosse, ma soltanto oggi solleva il polverone del contro-scandalo? Non è che uno dei 17 punti che, secondo il Guardian, restano ancora da chiarire. In sostanza: perché Aitken è stato «assolto» dall'inchiesta del segretario del governo, sir Robin Butler, quando le prove sono schiaccianti? Le risposte, per ora, mancano. C'è solo il processo a Preston, accusato dal deputato David Wilshire di avere «imboccato la strada del linciaggio». Per un momento Major può dimenticare le sue grane, lo «sleaze factor» macchia qualcun altro. Fabio Galvano 11 premier tenta di rovesciare lo scandalo Solo il Times spara a zero sul concorrente L'assegno con cuil conto del Ritz (e l'accredito banc L'assegno con cui Aitken afferma di aver saldato il conto del Ritz (ma manca il timbro «cashed») e l'accredito bancario (ma le cifre non corrispondono)

Luoghi citati: Ayas, Inghilterra, Londra, Parigi