Il duello d'onore finisce in strage

Il duello d'onore finisce in strage Napoli, all'origine del dramma il desiderio di vendetta di un uomo offeso dai figli della sua amante Il duello d'onore finisce in strage Sparatoria tra famiglie rivali, tre morti NAPOLI. Le due macchine si fermano sgommando davanti al capannone. Sei uomini scendono e a passo svelto si dirigono verso l'ingresso: le loro facce tese, gli occhi pieni d'odio non promettono niente di buono. E' la resa dei conti. Dentro, sono in quattro. I due gruppi si fronteggiano sul filo di vecchi rancori e offese recenti. Un insulto scatena la rissa e quando non bastano più i pugni spuntano le pistole. Alla fine si contano i morti: due da una parte, uno dall'altra. E' una storia di passioni, corna e onore, quella che s'è consumata a Barra, periferia orientale di Napoli, dove la violenza e la paura si leggono sui volti della gente. E al centro della contesa culminata nel conflitto a fuoco c'è lei, Immacolata Mellone, 50 anni, una casalinga moglie di un commerciante di bibite, non più giovane ma decisa a tenersi il suo amante, Vincenzo Carbone, 61 anni, calzolaio. Lui e uno dei suoi 13 figli, Salvatore, 25 anni, sono rimasti uccisi. Ma anche la famiglia rivale ha pagato con il sangue la follia di una notte: Ciro Polichetti, 28 anni, uno degli otto figli della donna, colpito alla pancia da un proiettile è morto in ospedale. Per la polizia non è stato facile ricostruire ruoli e responsabilità: dopo ore di interrogatori e confronti incrociati, sono state fermate sei persone, cinque delle quali - tre appartenenti ai Carbone, due ai Polichetti - accusate di omicidio. Nell'elenco c'è anche un ragazzino che deve rispondere solo di detenzione di armi. Tutto è cominciato martedì mattina, quando Immacolata e Vincenzo si sono incontrati sotto casa di lei. Da anni tenevano in piedi un rapporto parallelo e che fossero amanti lo sapevano tutti, compresi il marito e la moglie traditi. Ma quell'appuntamento ha avuto per testimone scomodo un figlio della donna, Antonio. Il giovane ha visto la madre parlare con il calzolaio, si è avvicinato e ha insultato l'uomo: «Lasciala stare, lasciala in pace. Questa storia deve finire». Forse è volato anche uno schiaffo, di sicuro lo scontro ha messo in moto un meccanismo infernale e nella mente di Vincenzo Carbone l'idea fissa della vendetta. Torna a casa, chiama il figlio Salvatore, riunisce altre quattro per- sone fidate e si mette alla ricerca di chi ha osato ingiuriarlo in pubblico. E»questa volta allo scontro il gruppo va armato di una pistola calibro 38. E' passata mezzanotte quando la spedizione punitiva raggiunge l'obiettivo: il deposito di bibite della famiglia Polichetti. Entrano spavaldi, il calzolaio si fa avanti: «Dov'è Antonio?». Cercano lui, quello che deve rimangiarsi le offese. Ma dall'altra parte sono in quattro a prendere le sue difese. Scoppia la rissa, partono pugni e schiaffi, ed è solo l'inizio. Anche i rivali sono armati di una 7,65. Nel capannone la tensione è alle stelle e la sfida finisce a pistolettate. Risuonano gli spari: Vincenzo Carbone è il primo a cadere. Poi tocca a Salvatore, centrato alla testa. E sul pavimento resta anche il fratello di Antonio Polichetti, Ciro. Quando arriva la polizia, sono scappati tutti. Per padre e figlio non c'è più nulla da fare, l'altro ragazzo viene portato in ospedale dove muore senza riprendere conoscenza. «Hanno sparato loro, noi ci siamo difesi», giurano i Carbone. Mariella Cirillo f! coinvolte f i fi Nello scontro coinvolte dieci persone: fra i fermati c'è anche un ragazzino Due dei tre uccisi A sinistra, Vincenzo Carbone, a destra il figlio Salvatore

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