Preso il killer in videotape di Fabio Albanese

e' stato arrestato per la violenza su una discepola di 20 anni, stava fuggendo in Uruguay Uccise il fratello Uccise il fratello P Preso il killer in videotape CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il nome falso non gli è servito per continuare a nascondersi. Dopo sette mesi è finita ieri all'alba la latitanza di Marcello Incognito, il giovane che in marzo uccise a colpi di pistola il fratello Enrico di 30 anni. Una telecamera, piazzata in casa dalla vittima e azionata prima dell'agguato, rivelò agli investigatori i suoi ultimi istanti di vita. Marcello Incognito, 29 anni, è stato arrestato dai carabinieri di Taurianova, in Calabria, all'interno di un casolare di Contrada Gunnari, nelle campagne di Cinquefrondi. E' stato sorpreso nel sonno. Due settimane fa una pattuglia di carabinieri lo aveva fermato nella zona di Rosarno mentre era in compagnia di un altro uomo. Ai militari, Marcello Incognito disse di non aver documenti ma si qualificò col nome di un pregiudicato catanese, avvertendo che aveva precedenti penali. I carabinieri controllarono, tutto coincideva e lo lasciarono andare. Tuttavia, la segnalazione di quell'incontro è finita nelle caserme di Calabria e Sicilia. E così, a Randazzo, nel Catanese, i carabinieri hanno scoperto che quel signore con quel tale nome era stato sottoposto a controllo lo stesso giorno, quasi alla stessa ora, ma a distanza di centinaia di chilometri, con in mezzo lo stretto di Messina. Così, è cominciato il pedinamento dell'uomo che si trovava con Incognito al momento del controllo e che aveva fornito le sue esatte generalità e il suo documento di riconoscimento. E' stato lui, inconsapevolmente, a portarli dritti nel casolare di Contrada Gunnari. E quando ieri notte i carabinieri hanno fatto irruzione, sapevano già da tempo chi fosse in realtà quell'uomo senza documenti. Incognito deve rispondere di omicidio volontario. Un delitto che lui, uomo vicino alla mafia di Bronte, avrebbe potuto eseguire su ordine preciso: «O lo ammazzi tu, o lo ammazziamo noi. E con lui anche te e la tua famiglia», sarebbe stata la minaccia della cosca. Ciò lo convinse a eliminare il fratello che aveva cominciato a raccontare i segreti del clan, in parte direttamente ai carabinieri, in parte affidandoli alle registrazioni con la telecamera che si era comprato. La stessa telecamera che nel pomeriggio del 24 marzo riprese i suoi ultimi istanti di vita, in una sequenza terribile. Vi si vede Enrico Incognito che racconta le sue verità sulla mafia di Bronte e la madre, Luigina Maggi, seduta su una poltrona, in lacrime. Poi il suono del campanello, Enrico va ad aprire e si trova di fronte il fratello con la pistola spianata: «No, Marcello, no!», sono le sue ultime parole mentre il video viene inondato dalle fiammate dei colpi. La registrazione viene scoperta un paio di giorni dopo il delitto, durante la perquisizione. E permette l'incriminazione del fratello, rimasto latitante per tutto questo tempo, e l'arresto del padre, Salvatore, della madre e di un vicino che si era offerto di convincere Enrico Incognito, da tempo ormai sospettoso, a farsi aprire l'uscio di casa per consentire al fratello-killer di sparare. Fabio Albanese

Persone citate: Catanese, Marcello Incognito