la voce di Muccioli bisognerebbe sparargli di Pierangelo Sapegno

Il patron di San Patrignano a Delogu: «Per Grizzardi due grammi di eroina e stricnina» Il patron di San Patrignano a Delogu: «Per Grizzardi due grammi di eroina e stricnina» la voce di Muccioli: bisognerebbe sparargli Ascoltate in aula le registrazioni choc di Vincenzo RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO «Cosa pensi, Vincenzo, di Grizzardi?». Alle 12,14 la voce di Delogu passa fra scariche e sibili in quest'aula assiepata come una curva. «Aaaah», fa Muccioli. Rumori di sottofondo, una macchina che va, il nastro che gira. Clacson. E tutti che guardano tutti, il pubblico che scruta i giornalisti, i giornalisti che guardano Muccioli, Gengarelli che guarda Delogu, e Delogu che fissa il grande registratore, la sua voce e quella di Vincenzo, come se fosse uno schermo. «Bisognerebbe mandarlo a casa... e sparargli... una pistola sporca». E' lui, Muccioli, che dice così. Sono le 12 e 19 minuti quando le prime terribili parole tagliano l'aula, l'ansia e la paura che la riempiono. Una signora piange, «che t'hanno fatto Vincenzo?», mischiata fra avvocati e cronisti, i suoi capelli grigi, il suo tailleurino stazzonato. L'avvocato Virga sta con la testa chinata sulle braccia conserte, e lui, Vincenzo, scartabella un taccuino, 6 rosso in volto. «No, stavo male perché sentivo qualcuno piangere dietro di me», dirà quando tutto è finito. «Francamente, quella registrazione non è che mi attraeva tanto». Non dice il vero Vincenzo, perché la bocca è piegata, gli occhi fissi, nel vuoto. Uno dei suoi ragazzi gli passa una mano sulla spalla, dolcemente, appena una carezza come se volesse togliere qualcosa. Il pm, Paolo Gengarelli, chiama con un cenno Delogu, «è questa?» gli chiede e lui fa segno di sì, è questa. «E quando arriva?». Adesso arriva, gli dice quello, in piedi accanto al banco. E ascolta la sua voce: «... qua cos'è, tutti si cagano sotto. E Bezzi a 'sto punto qua gli ha detto: smettila di fare così perché io ti faccio male. Allora lui praticamente gli ha detto insomma non rompere il cazzo, e se voglio mandare a casa uno io, lo mando al carcere, se voglio, lò mando anche a casa». E allora, fra i sibili e i fruscii, nel silenzio rapito di quest'aula, arriva la voce di Muccioli: «Bisognerebbe mandarlo a casa per un po', non si può mandarlo? Sapere dove va a stare dieci giorni a casa, dopo 5 o 6 andare da quelle parti, mandargli qualcuno». Delogu: «Va là». Vincenzo: «Bisognerebbe prenderlo». E poi: «Due grammi di eroina e un po' di stricnina». Sono le 12 e 24, Gengarelli si distende sulla sedia e guarda Delogu, Muccioli tiene la testa bassa, sfoglia un notes, poi prende una penna, traffica nella giacca, cambia gli occhiali, riprende due biglietti, parla con l'avvocato Badii: «Gli ho ricordato gli appuntamenti di oggi pomeriggio, i giri in ospedale, i due bambini che devono entrare». Davvero, Vincenzo? «Sì sì, se te lo dico...». Ora cerca di fare come se non gli interessasse niente, come se fosse estraneo a questo dramma che avvolge le cose e le persone. Sono le 12,26, Gengarelli chiama ancora Delogu: «Ma quand'è che arriva quella frase?». E Delogu: «Adesso adesso». Eccola: «... perché se fai un'overdose bisogna operare con guanti da chirurgo». La voce non è forte, è stanca, strascicata. Muccioli cambia ancora occhiali e parla con Virga: «Stavo dormendo», gli sussurra. 12,28: «Bisogna dargli eroina e stricnina». 12,29: «... la pistola, una pistola sporca». Muccioli si gira verso il figlio, Andrea, seduto alle sue spalle: «Dormivo, mi parlava mentre dormivo». Voce: «Non si fa prima con la pistola?». Altra voce: «Eh, sì». Un colpo di tosse, tac. Il pm parlotta con il procuratore capo, Franco Battaglino. Muccioli gioca con le penne, la testa bassa. 12,34: Delogu, «Lui ti adora, guarda, Bezzi», la sua voce va via poi ritorna: «Solo vedo che non regge più a livello di nervi, questo qua gli sta spaccandola cosa qua, questa frase non gli è andata giù. Ieri sera ci siamo abbracciati, è stato bello. 11 tipo, vediamo cosa fare...». 12,36: fine. Tac. Il pm chiama Delogu: «E' tutto?». E' tutto, gli risponde. Gengarelli si alza, «il nastro è quello vero», dice. Non è stato manomesso. Il secondo nastro, quello ritirato sabato scorso dai suoceri di Delogu, resta nella busta. Il terzo, ce l'ha Muccioli, come ha dichiarato Virga all'inizio dell'udienza: «Lunedì Vismara ci ha portato una cassetta. L'abbiamo presa, ma Muccioli non l'ha mai sentita». Si alza: «Ve la diamo». Ma il presidente, Concezio Arcadi, lo blocca lì: «Per carità, ognuno si tenga le sue cassette». Risata generale. Il fatto è che questa mattina le cassette non si contano più. Sembra di stare al Kgb, tutti che ascoltano, tutti che registrano, tutti che conservano. Ci dev'essere un archivio a Sampa da far impazzire e nei verbali si nasconderebbe la spiegazione: le intercettazioni venivano utilizzate da Muccioli perché potesse «farne tesoro per vantarne poteri paranorI mali». In aula ieri si è parlato di una quarantina di nastri. Tre duplicati, per il colloquio fra Muccioli e Delogu. Più un'altra copia distrutta, ritirata un anno fa da Francesco Giuseppe Vismara. Più altre cassette (4 o 5) che Delogu aveva dato pure a Vignoli e che riguardavano conversazioni telefoniche private degli ospiti della comunità: anche queste, ritirate e distrutte sempre da Vismara. E poi altre 39 cassette che | Roberto Assirelli ha appena consei gnato al pm: conversazioni varie, i compreso un colloquio fra Muccioli e la polizia in cui si parla della scomparsa di Maranzano. La storia della cassetta ascoltala in aula, invece, l'ha ripercorsa Delogu nel suo interrogatorio. «Il colloquio fu registrato nel tratto fra l'asilo di San Patrignano e San Marino». Si fece dare 150 milioni di buonuscita «dal signor Muccioli», portò il nastro a Vignoli e poi ne parlò in giro, a Assirelli. Ruscelli e Marsiglia. Fu contattato un anno fa da Vismara, lo ingannò perla prima volta, fece il primo duplicato e gli consegnò una copia. Il 15 ottobre a San Patrignano capirono che li aveva fregati. «Venne Franz, mi disse se si poteva far qualcosa». Presidente: lo minacciò? «No, si affidò alla mia comprensione. Non ho mai ricevuto minacce né dal signor Muccioli, né da Vismara, né da nessun altro della comunità. Mi parlò del lavoro. Come va? Non bene. Perché non ne parli a Muccioli? Fissò un appuntamento». Lunedì 17. Come lo accolse?, gli chiede Gengarelli. Risposta: «Era al telefono. Guarda, è arrivato il mio caro amico». Aveva qualcosa in mano? «Sì, fotocopie. Verbali di Assirelli e Ruscelli». E cosa le disse? «Onesti due amici te la stanno tirando». Fu in quel contesto che venne fuori il discorso della cassetta? «Si. parlando di questo». Che cosa le disse Muccioli? «Che era una brutta pubblicità per San Patrignano». Fu invitata a farla sparire? «Sì». Altro giro, altra corsa. Delogu torna a Milano con Vismara: «Salii di nuovo da solo nello studio e ancora una volta l'avvocato Vignoli mi disse: sei sicuro che alla fine Vincenzo non ti freghi?». E allora, altri due duplicati. Una a Vignoli, l'altra a casa dei suoceri. La terza a Vismara. Aveva paura?, chiede il pm: «Quando il signor Muccioli non riesce più a controllare una situazione si lascia andare a conversazioni pesanti. Ma se qualcuno lo provocava sul serio potevano essere guai. Una certezza, l'ho avuta: Assirelli mi raccontò di una telefonata di Muccioli in cui diceva che mi poteva succedere qualcosa». Ma non è finita qui. In serata si diffonde una voce: forse cambia il capo d'imputazione. «Abuso di mezzi di correzione con morte dell'individuo». Se così fosse il processo dovrebbe essere trasferito in corte d'assise. Pierangelo Sapegno Il supertestimone «Ho ricevuto 150 milioni» Forse cambia il capo d'imputazione Processo in corte d'Assise? Da sinistra Vincenzo Muccioli e il suo ex autista, Walter Delogu, mentre abbandona il tribunale di Rimini scortato dai carabinieri

Luoghi citati: Marsiglia, Milano, Rimini, San Marino