« Quelle frasi? lo dormivo»

«Non è un padre-padrone» Muccioli replica all'ex autista: «Mi parlava mentre ero assopito» « Quelle frasi? lo dormivo» «Non credevo scendesse così in basso E pensare che gli ho salvato la vita» RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO Quando finisce il nastro, l'avvocato Virga sorride: «Si è addormentato». Si alza, si gira, la toga svolazza: «Quello parlava da solo. E Vincenzo dormiva». Vincenzo è lì, vicino a lui, così grande e così ferito. Non china quasi mai la testa, deve avere un orgoglio più forte della ragione. Che fatica che fa, adesso, a guardare i giornalisti che gli vengono incontro, ad alzare la testa, a dire «avete sentito che roba?». A dire: «Ma se io dicevo quelle cose, lo facevo per vedere le loro reazioni, per provocare». E quelli, i giornalisti: ma tu le hai dette quelle cose. Vincenzo, che fatica, «francamente», dice, «non ho sentito bene. Quali cose?». Alcuni dei cronisti che lo stanno stringendo li conosce dal processo delle catene, e da prima ancora, quando passava e le folle si aprivano e le mani lo toccavano e allora lui se li guardava con sfida: «Visto?». Altri tempi. C'è solo una mamma adesso che continua a piangere e Vincenzo non riesce neppure a guardarla, e i cronisti se ne fregano, lo spingono, lo tempestano. Altri tempi. Delogu quando esce gli passa accanto senza voltarsi e invece guarda il cronista dell'Unità: «Avevi ragione tu su San Patrignano, 10 anni fa». Chissà se ha sentito, Vincenzo, che cerca di tenere la testa dritta, che cerca di non farsi uscire l'ansia, o la rabbia. O una lacrima. Lui si gira, quasi si infervora: «Ma tu hai mai sentito uno dei miei colloqui? Quando parlo delle punture in vena, qxiando li affronto a muso duro?». E' un attimo, Vincenzo, e s'è già pentito. Tutto è così diverso, dieci anni dopo. Chissà se serve spiegarsi, scaldarsi. S'incammina verso l'uscita. Franco Battaglino, il capo della procura, passa e lo sfiora, lui così piccolo e ancora più piccolo vicino a Vincenzo. «Io provo una profonda amarezza e ima profonda preoccupazione per quello che è avvenuto stamattina». Comincia così, in piedi, sulla soglia, Muccioli, mentre Battaglino si allontana indifferente. «L'amarezza nel vedere che un ragazzo che io ho salvato, tirato fuori dalla droga, portato avanti, un ragazzo così, scenda a fare queste bassezze. Ho pensato anche alla sua famiglia, io. E sono preoccupato perché si creano meccanismi tali di diffidenza che possono creare diaframmi fra me e loro. Fra di noi c'è un rapporto speciale che chi non ha vissuto dentro non può capire. Un rapporto di confidenza, di durezza a volte. E' così che li amo, è così che li voglio, quelli sono i miei figli. E non devo assolutamente permettere che questa storia rovini tutto». Un altro giornalista lo tira per il braccio, ohi Vincenzo. E lui gli sorride come fa un prete, come se dovesse perdonarlo. Ehi Vincenzo, gli fa quello, che cos'è sta storia dell'eroina intramuscolo? Nessuno di noi l'ha sentita,quella frase nella registrazione. Ma Muccioli è spaesato: «Non so». L'hai detto?, gli chiede. «Guarda, in macchina è l'unico posto dove io dormo», risponde. E quello: però, io l'ho sentita. «L'eroina non si fa intramuscolo», dice varcando la soglia. Appunto, sorride il giornalista. «Ma mi devo informare. Vado su e lo chiedo». E poi ripete: «Io dormo, si capisce. E lui mi sveglia per fare le domande. Sono stato frainteso, parlavo nel dormiveglia. E se dico quelle cose mi comporto così per capire cosa dicono i ragazzi, come reagiscono loro». I ragazzi: «Per me sono figli, li cresco, li amo come dei figli. Io sono un credente. Ho fede in Dio, e loro sentono che gli sono vicino per anni, gli insegno a camminare, e faccio insieme i giorni e le notti». Poi, un po' si commuove: «L'altro ieri quando hanno arrestato Franz, è morto un ragazzo di Aids. E adesso devo andar su per incontrare i genitori. E' una tragedia, è angosciante questa cosa. Io devo pensare a questo, non alle cassette». E Taradash?, gli chiede uno. «Prima di parlare si metta a fare qualcosa in maniera costruttiva. Noi non sentenziamo. Soprattutto quando non facciamo niente per ragazzi e famiglie abbandonati». Ma se passasse l'idea di chiudere San Patrignano? «Non diciamo follie». Qualcuno parla anche di commissionare la comunità. «No. Mi faccia vedere prima che cosa sa fare. E poi vada...». Tutti attorno, i taccuini aperti, e Vincenzo alza la testa: «Cominciamo a unire le forze. Non penalizziamo gli altri per la propria saccenza. Non vedo perché io debba morire lontano da San Patrignano». Adesso che ha varcato la soglia, c'è una barriera di carabinieri e in fondo al corridoio lo aspettano le telecamere. Dieci anni fa li faceva salire su a San Patrignano, apriva le porte, tirava su le sbarre e i giornalisti e le tv entravano, fra le quattro stradine e le casette. Oggi che Sampa è una città sulle colline di Coriano, stanno tutti qua sulle scale del tribunale. «Ogni volta che c'è un processo saltano fuori ricatti, minacce, è sempre così», sta dicendo Muccioli. Poi finisce in mezzo all'assalto, inghiottito da decine di telecamere, fra i fotografi che lo spingono, i cronisti che lo inseguono. «Volete ammazzarlo?», urla una mamma. E Vincenzo va. E' già sparito nella bolgia. [p. sap.] Vincenzo Muccioli circondato dai giornalisti al termine dell'udienza di ieri

Persone citate: Battaglino, Delogu, Franco Battaglino, Muccioli, Taradash, Vincenzo Muccioli, Virga

Luoghi citati: Coriano