In carcere per il delitto dimenticato

Sentenza definitiva dopo interminabili processi e ricorsi: sconterà dieci anni Sentenza definitiva dopo interminabili processi e ricorsi: sconterà dieci anni In carcere per il delitto dimenticato Nel 77 uccise a colpi di pistola il rivale per il controllo del racket-prostitute Abbonamenti Riviste polizia «Attenti ai truffatori» Sarà eseguita stamane l'autopsia di Lucia Muller, 81 anni, la donna morta domenica sera al Martini Nuovo, pare, per un grave deperimento organico. Ma il pm Antonio Malagnino vuole dagli esperti chiarimenti anche sul ruolo avuto dal figlio dell'anziana paziente dell'ospedale Martini Nuovo. Renato Conchin, 43 anni, disoccupato da sempre, si trova in una cella delle Vallette accusato di tentato omicidio nei confronti della madre. Avrebbe cercato di soffocarla sul lettino del pronto soccorso dell'ospedale tappandole il naso e la bocca. Solo l'intervento di un poliziotto del commissariato San Paolo avrebbe evitato il peggio. La vicenda è però tutta da chiarire, ci sono vari punti oscuri sui quali occorre far luce. Il più importante: c'è una relazione tra il gesto di Renato Conchin e la morte della donna avvenuta quasi due giorni dopo? Dall'ospedale i medici tendono ad escluderlo: Lucia Muller era in condizioni molto gravi quando è stata accompagnata al Martini, il suo deperimento organico era disastroso. Ma non si esclude neppure l'ipotesi, per ora molto vaga, che si sia trattato di un tentativo di eutanasia. In ospedale Lucia Muller è arrivata la sera di giovedì. Il mattino dopo si sarebbe verificato un episodio strano. Un'infermiera volontaria: «Il figlio l'aiutava a mangiare. Ad un certo punto l'uomo, irritato, ha avuto uno scatto. Ha cercato di spingerle la cannula in gola. "Ma cosa stai facendo" gli ho gridato e lui ha smesso». Nel primo pomeriggio, l'episodio più grave, quello che ha mandato in carcere Renato Conchin. Un poliziotto che era andato a far visita ad un collega, aveva visto l'uomo accanto alla madre mentre le premeva le mani sul naso e sulla bocca. «Ma cosa stai combinando?» gli ha urlato. Poi gli ha afferrato le braccia e lo ha trascinato prima in commissariato infine in Questura. Lunedì mattina è stato interrogato dal gip Dolores Grillo che aveva firmato O I fondi sono devoluti all'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo ed al Comitato Ghirotti. Aiuti anche per le famiglie dei malati in difficoltà economica. 21 OTTOBRE: in memoria di Battista Collino i condomini dello stabile Savona Moncalieri 220.000; in memoria di Agricola Vastola Rossinella 215.000; in memoria di Battista Collino i colleghi di Renzo 210.000; i colleghi di Dilva in memoria del papà Carlo Remondino 160.000; i condomini e amministrazione di via andorno 29-33-33 bis in memoria di Albino Gonella 150.000; Maria, Angela e Laura in memoria di Eugenio Tonizzo 100.000; in ricordo di Maria, famiglia Mreule 50.000; in memoria di Federico Cerruti, le amiche della moglie 50.000; Rosalba e Pierluigi in memoria di Domenico Forneris 50.000. 22 OTTOBRE: condomini, custode ed amministratore di via Bardonecchia 101 e 103 in memoria di Amedea Micai 150.000; condomini, custode ed amministratore di via Cavalli 28 bis in memoria di Alba De Bernardi 150.000; condomi, custode ed amministratore di via Cavalli 28 bis in memoria di Emma Bibollet 150.000; Filippo Ansaldi 100.000. 24 OTTOBRE: per Lucia Tripiedi di anni 28 tutti i suoi amici di Borgo Aie 1.157.000; in memoria di Pietro ludici, fratelli, sorelle ecognati 900.000; i familiari in memoria di Vincenzo Rindone 510.000; in memoria di papà Carmelo, i colleghi della M.C.T.C. 400.000; in ricordo di Liliana Barbicinti ved. Costelli i colleghi di Carlo della Fiat Avio 380.000; Marco Savio, Giorgio Piate, Carmelo Scala in ricordo di Giovanni Battista Bo 300.000; gli inquilini di via De Canal 29 in memoria di Luigi Bianchi 280.000; in memoria di Mario Valli 270.000; i colleghi dello studio Savio Piate Scala, in ricordo di Giovanni Battista Bo 260.000; in memoria di Luigi Bianchi, gli amici del figlio Massimo 250.000; in memoria di Pietro ludici, amici corso D'Albertis 170.000; il comitato di leva della classe 1924 di Venaria in memoria dell'amico e coscritto Carlo Remondino 150.000; R.S. 100.000; gli amici di via De Canal 31 e 33 in memoria di Luigi Bianchi 90.000; A.S. in memoria dei miei cari 50.000; Circolo Rosso-Neri in memoria di Pasquale Piccinino 75.000; in memoria dei miei defunti 50.000. [continua] Hanno parlato di incontri riservati e di promesse appena sussurrate: «Se si abbona è meglio, lei capisce, anche in caso di un eventuale controllo». Le riviste come ricatto: «Se sottoscrive avrà da parte nostra un occhio di riguardo». Dopo alcune denunce che hanno portato a cinque arresti a Milano, la segreteria del sindacato unitario dì polizia, il Siulp, interviene sul fenomeno delle riviste abusive che, scrive, «nulla hanno a che fare con la polizia» o con altri organi dello Stato. Maurizio Ehm, segretario del Siulp, dice: «C'è chi si presenta per poliziotto o finanziere o vigile urbano e prende contatti telefonici con enti, ditte, associazioni. E invita a stipulare esosi contratti di abbonamento a riviste che portano, spesso, titoli ambigui». Oltre cento le denunce, in tutta Italia. Cinque gli arresti a Milano, tutti incensurati, titolali di società che vendevano a caro prezzo abbonamenti a riviste come «Anagrafe della finanza», «Anagrafe nazionale della finanza», «Rassegna tributaria», «Noi... polizia , professione sociale», «Anagrafe tributaria». Un abbonamento varia da 200 a 400 mila lire (quota «sostenitori»). «Ho rifiutato l'abbonamento, pochi giorni dopo ho ricevuto una strana telefonata», racconta un commerciante torinese che ha dato il via a questa inchiesta. «Sono un poliziotto, la invito a riflettere sull'opportunità di sottoscrivere l'abbonamento alla nostra rivista. Non vorrei che le potesse arrivare un controllo in negozio...». Un giro di miliardi. Ma, ripetono i responsabili del Siulp, sono truffe: «Le nostre riviste si autofinanziano esclusivamente con introiti pubblicitari. Attenzione dunque: se qualcuno vi offre questo tipo di abbonamento chiamate il 113». Quando l'altra sera gli agenti della Squadra mobile lo hanno fermato, Antonio Prigitano ha mostrato un po' di stupore: «E adesso che cosa avrei fatto?». Gli uomini della «catturandi» gli hanno notificato il provvedimento della Procura: concorso in omicidio. L'ordine di cattura ricorda la morte di Domenico Tomasello, suo rivale nel «racket» della prostituzione. Storia vecchia, dell'agosto 1977, diciassette anni fa. Per quell'episodio Prigitano deve ancora scontare dieci anni e quattro mesi di reclusione. Pena ora definitiva, dopo una serie interminabile di processi, appelli e ricorsi. Prigitano ha ora 45 anni ed abita in via Feletto 47, con un'amica. Il suo fascicolo racconta frammenti di una vita turbolenta: violenza, un'evasione, un'estorsione, favoreggiamento, diffidato e sottoposto a sorveglianza speciale. Ma la storia che lo ha ieri portato in carcere, in una cella delle Vallette, parla della malavita torinese di quasi vent'annì fa. Una città molto diversa, ancora nel boom economico. E con una malavita oggi quasi interamente cambiata. Allora la delinquenza viveva sulle rapine e sfruttando la prostituzione. E quelle ragazze erano le «belle di notte». Le più giovani erano regine dei marciapiedi di corso Matteotti, via Confienza e certi tratti di corso Massimo d'Azeglio e corso Vittorio Emanuele. Era un giro di decine di milioni, i miliardi di oggi. Regole rigide controllavano quel business. Patti e alleanze venivano siglati dagli sfruttatori, i «garga», nei locali notturni. Davanti a bottiglie di champagne, mentre loro, le ragazze, Antonio Prigitano nel '77 e ora (sopra). Domenico Tomasello della prostituzione.

Luoghi citati: Borgo Aie, Candiolo, Italia, Milano, Moncalieri, San Paolo, Savona, Venaria