«Mamma porta una rosa a Stefy »

«Mamma# porta una rosa aStefy «Mamma# porta una rosa aStefy » Genova, in lacrime il giovane che ha ucciso la fidanzatina GENOVA. «Mamma, per favore, porta una rosa sulla tomba di Stefania». Sono state le prime parole che Antonio Scarola, 22 anni, il giovane accusato dell'omicidio a coltellate della fidanzata quindicenne Stefania Massarin, avrebbe rivolto ieri alla madre Liliana Fiorillo, nella sala colloqui del carcere di Marassi. L'incontro - secondo quanto detto dalla Fiorillo - è durato per poco più di un'ora. Per quasi tutto il tempo il giovane ha pianto e alla madre è apparso in stato confusionale: ha alternato momenti di lucidità ad altri di turbamento mentale. «In alcuni momenti - ha raccontato la donna, commossa - sembra che Antonio non si renda neppure conto di quanto è accaduto e della gravità della situazione». «Non è freddo e distaccato come lo hanno descritto alcuni giornali - ha aggiunto Liliana Fiorillo al termine del colloquio e ha avuto parole d'amore per Stefania: probabilmente l'episodio è degenerato, è andato al di là delle sue intenzioni». Il permesso di colloquio tra madre e figlio, il primo, è stato concesso dal magistrato che conduce l'inchiesta, Luigi Lenuzza, dopo un interrogatorio avvenuto nei giorni scorsi. Sabato mattina 22 ottobre, Antonio Scarola attese Stefania Massarin sul ballatoio della casa dove abitava la giovane, a Prà. Le chiese inutilmente di riallacciare la relazione, poi la colpi con 24 coltellate. Il patrigno di Stefania l'attendeva in auto, davanti al portone, e si accorse di quanto era avvenuto solo dopo le urla di una vicina. Antonio era poi fuggito a bordo della sua Golf bianca per raggiungere i parenti a Grumo Appula, vicino a Bari. Ma una volta giunto a destinazione era stato convinto dagli stessi parenti a costituirsi. Dall'alto: AntoStefania Massa o Scarola e n Una ciocca di suoi capelli rimasti stretti in una mano di Stefania, due ferite (una al sopracciglio destro, l'altra a una mano) riportate nella colluttazione con la ragazza, macchie di sangue sui pantaloni. Con l'incalzare delle contestazioni da parte del magistrato e dei funzionari di polizia, la linea difensiva di Antonio Scarola scricchiolava sempre di più e dopo tre ore giungeva la confessione: «Sì, l'ho uccisa io perché non sopportavo che potesse avere un altro». Pochi giorni prima di lasciarlo, Stefania aveva scritto ad Antonio una lettera dolcissima. «Tenerissimo amore, era da tanto tempo che volevo riscriverti. Mi spiace se oggi non ci siamo potuti vedere, volevo chiederti se avevi fatto lo scemo con Nikita, conoscendoti... Non ce la faccio proprio più a non vederti, vorrei darti tanti bacioni. Sto vedendo Video Music dove c'è l'ultima parte della canzone "Come mai" degli 883, ma non è bello come quando sono con te». E in un'altra lettera Stefania scriveva a colui che sarebbe poi diventato il suo assassino: «So che non sei contento perché mia madre ci impedisce di vederci». Queste due lettere, e altre, Antonio Scarola le aveva portate in valigia, durante la sua breve fuga. E aveva riposto anche un pupazzetto che gli aveva regalato Stefania, con un adesivo a forma di cuore e la scritta: «Tony e Stefi, ci ameremo sempre». Al funerale di Stefania c'era la madre di un'altra ragazza, uccisa a coltellate dal fidanzato geloso, quattro anni fa. Guardava la bara e diceva: «Per noi è come riaprire una ferita, il suo assassino tra un anno sarà già fuori, in Italia purtroppo le cose vanno così». A Genova ora sperano che non si ripeta il bis di quel caso giudiziario. [p. poi.] Dall'alto: Antonio Scarola e Stefania Massarin

Luoghi citati: Bari, Genova, Grumo Appula, Italia, Stefania