Acqua artificiale? Certo che si può!
Acqua artificiale? Certo che si può! Acqua artificiale? Certo che si può! L'acqua è composta di idrogeno e ossigeno: è possibile produrla artificialmente? Si. Il processo è piuttosto semplice e consiste nel miscelare i due gas in una provetta e fornire, tramite una piccolissima scintilla, l'energia di attivazione della reazione. L'acqua non si formerà tutta di colpo, ma poco per volta. L'esperimento però non è privo di rischi a causa dell'infiammabilità dell'idrogeno. Per questo è importante che i due elementi siano nelle giuste proporzioni: un eccesso di uno dei due o un'energia di attivazione troppo alla possono dare luogo a fenomeni esplosivi. Giuliana Appino Castelrosso ITO) La produzione di acqua partendo da idrogeno e ossigeno può essere considerata la dimostrazione della legge delle proporzioni semplici in volume, enunciata nel 1808 da Gay-Lussac. Introducendo in una provetta due volumi di idrogeno e uno di ossigeno si ottiene una combinazione dei due gas che non lascia residui apprezzabili. Massimiliano Sonato, Vercelli Potendo disporre di idrogeno e ossigeno nelle giuste quantità, è possibile produrre acqua secondo la reazione di ossidoriduzione che, essendo esotermica, avviene con rilascio di energia. Tuttavia, il semplice mescolamento di idrogeno e ossigeno non porta spontaneamente il prodotto previsto. Per questo è necessario innescare la reazione nella miscela con una fiamma o una scintilla, che vinca la barriera di potenziale (l'energia di attivazione) che separa i reagenti dal prodotto. Giuliano Ciotti, Torino Negli articoli di ciclismo si legge spesso che nelle discese in bici «chi pesa di più è avvantaggiato». Lo stesso si dice per gli sciatori di «libera». Ma Galileo non ha di¬ mostrato che, attriti a parte, tutti i gravi cadono con la stessa velocità? Chi ha ragione: Galileo o i cronisti sportivi? E' vero che, attriti a parte, tutti i gravi cadono con la stessa velocità, ma questo succede quando la resistenza dell'aria non è apprezzabile. Per due ciclisti o due sciatori in discesa, invece, la resistenza dell'aria si fa sentire e oltre i 30-40 chilometri all'ora diventa determinante e stabilisce la velocità limite. La resistenza dell'aria è proporzionale, a parità di velocita, non al peso ma alla sezione trasversale del discesista. Peso e sezione non variano nella stessa misura: a un peso doppio corrisponde, ad esempio, una sezione pari a 1,5 volle tanto; quindi il discesista «grosso» che ha una spinta (peso) doppia rispetto al «piccolo» ma una resistenza all'avanzamento pari a solo 1,5 volte, acquisterà una maggiore velocità-limite. Tecnicamente, dato che la resi¬ stenza del mezzo (aria) cresce con il quadrato della velocità, il rapporto fra le velocità dei due discesisti sarà a favore del più pesante. Paolo Andrìetti, Milano Poiché la resistenza all'aria è uguale e opposta alla forza peso (nel caso del moto a velocità costante), tanto maggiore sarà la forza peso, tanto maggiore dovrà essere la resistenza dell'aria e quindi la velocità. Lo sciatore più pesante, per arrivare al fondo della pista, dovrà dissipare una energia maggiore, ossia gli si dovrà opporre una forza di resistenza maggiore, ossia dovrà scendere a una velocità maggiore. Ne è un esempio il fatto che un paradutista che pesa di più scende a velocità maggiore. Carlo Lugaro, Torino E' più economico asciugarsi le mani utilizzando un soffiatore ad aria calda o le pezzuole di carta crespata?
Persone citate: Carlo Lugaro, Giuliano Ciotti, Massimiliano Sonato, Paolo Andrìetti
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