La malaria perde un round di Daniela Daniele

Ridotta di un terzo la mortalità. Il ricercatore ha offerto all'Oms tutti i diritti sul prodotto Ridotta di un terzo la mortalità. Il ricercatore ha offerto all'Oms tutti i diritti sul prodotto La malaria perde un round Buoni risultati dal primo vaccino ROMA. La lunga guerra dell'uomo contro la malaria sembra aver segnato una vittoria: il vaccino messo a punto dal colombiano Manuel Patarroyo «funziona». Anche se si parla di un'efficienza del 31 per cento. Sperimentato, dapprima, sulle scimmie, poi su oltre ventimila persone in Colombia, su un gruppo-campione di 586 bambini ne ha ridotto di quasi un terzo la mortalità. Ora Patarroyo ha offerto all'Organizzazione mondiale della sanità tutti i diritti che matureranno dalla futura messa in commercio del vaccino. Il «nemico», come spiega il dottor Aldo Morrone (esperto di malattie tropicali), è abile, intelligente e, soprattutto, sa mettere in atto rapide difese contro gli attacchi che, nel corso degli anni, gli ha sferrato l'umanità. Un esempio? «Nei primi Anni Sessanta - dice Morrone -, nello Sri Lanka, si pensava di essere riusciti a debellare la malaria con il Ddt e la clorochina. L'anno successivo a interventi a tappeto in questo senso, i casi di malaria registrati furono soltanto 18. Ma dopo cinque anni le persone colpite diventarono mezzo milione. I parassiti avevano imparato a difendersi». Come mai, allora, in Italia il Ddt è riuscito a mettere la parola fine al problema? «Perché è stato associato alla bonifica delle paludi: ovvero, si è modificato l'habitat. La prova? E' stato dimostrato che attuando certi piani di incremento dell'agricoltura, in Paesi del Terzo Mondo, si è favorito il diffondersi della malaria. Come? Con i bacini artificiali per l'irrigazione: si sono rivelati l'ambiente adatto al moltiplicarsi delle zanzare». La malaria è dovuta a un protozoo (un organismo unicellulare) che viene trasmesso attraverso la puntura di zanzare Anopheles. La difficoltà di riuscire a produrre un vaccino «totale» consiste nel fatto che esistono 4 specie di plasmodi, o protozoi: il P. Falciparum; il P. Vivax; il P. Ovale e il P. Malariae. L'infezione da P. Falciparum è la più diffusa e anche la più grave. «E' ben difficile, dunque - osserva Morrone - creare un vaccino capace di colpire le diverse fasi di proliferazione delle cellule di tutti e quattro i protozoi». In tutto il mondo si ammalano 200 milioni di persone all'anno: in un milione di casi l'esito è mortale. Oltre il 70 per cento delle vittime è rappresentato dai bambini. Drammatica l'attuale situazione in Eritrea dove, su una popolazione di 3 milioni di abitanti, sono stati registrati 60 mila casi di malaria. «La denutrizione - secondo il dottor Morrone -, che produce l'abbassamento delle difese immunitarie, è la grande responsabile di questa strage». In Italia i casi si sono andati moltiplicando, grazie al boom dei viaggi «esotici». Se nel 1975 nel nostro Paese si sono ammalate 57 persone, nel 1983 i malati sono stati 155; nel 1989, 479. Nel biennio '90-'91, 1022. Su centomila viaggiatori diretti in Africa, 145 si sono ammalati; se la direzione presa è stata l'Asia, il numero di malati è sceso a 8; 5 colpiti, se si prendono in esame centomila italiani che abbiano fatto un viaggio in America centro-meridionale. Ma c'è già chi guarda con so¬ spetto gli extracomunitari e li accusa di aver «importato» la malattia. «Su 14 mila soggetti visitati - sostiene Aldo Morrone - non ho mai trovato un solo caso di malaria». Daniela Daniele I bambini dell'Africa Equatoriale sono il 70 per cento delle vittime della malaria

Persone citate: Aldo Morrone, Manuel Patarroyo, Morrone, Patarroyo

Luoghi citati: Africa, Africa Equatoriale, America, Asia, Colombia, Eritrea, Italia, Roma