Il vulnerabile santuario Usa di Luigi Grassia

Il vulnerabile santuario Usa Il vulnerabile santuario Usa Un mesefa l'attacco di un kamikaze IL PRESIDENTE IN PERICOLO LA Casa Bianca non porta bene ai suoi inquilini. Le statistiche dicono che il Presidente ha 20 probabilità su cento di morire durante il mandato. E' una quota alta, sia pure considerando che di solito il primo cittadino assurge alla carica a un'età elevata. Il fatto è che a scavargli la fossa non contribuiscono solo gli acciacchi e le malattie ma anche gli attentatori più o meno squilibrati. Il capo dello Stato è un bersaglio grosso che catalizza odi e smanie di protagonismo: da quando gli Usa conquistarono l'indipendenza, nel 1776, ben nove presidenti hanno subito attentati e quattro volte gli sparatori hanno fatto centro. A questi precedenti bisogna aggiungere il singolare episodio del settembre scorso quando il pilota di un «Cessna» andò a schiantarsi con il picco- lo aereo nel giardino della Casa Bianca a soli 50 metri dallo Studio Ovale, quello di Clinton. Il primo presidente assassinato fu Abraham Lincoln, ucciso il 14 aprile 1865, subito dopo la guerra di Secessione, da un fanatico sudista al teatro Ford di Washington, a pochi passi dalla Casa Bianca; sempre a Washington venne assassinato il 2 luglio 1881 James Abraham Garfield; William McKinley fu finito a revolverate da un anarchico il 6 settembre 1901 a Buffalo (New York); e John Kennedy chiuse i suoi giorni a Dallas (Texas) il 22 novembre 1963. Gli attentatori fecero invece cilecca contro Andrew Jackson nel lontano 1835; poi contro Franklin Delano Roosevelt nel '33; e contro Harry Truman nel 1950. L'attentato a Truman avvenne alla Blair House, un edificio che si trova proprio di fronte alla Casa Bianca, usato fra l'altro per ospitare i capi di Stato stranieri in visita. La scampò due volte Gerald Ford nel '75, mentre 11 30 marzo 1981 Reagan si prese un proiettile nel petto, esploso da un giovane folle. Avrebbe potuto avere gravi conseguenze, nella notte del 12 settembre scorso, l'episodio del pilota «kamikaze» che si andò a schiantare contro un albero nel giardino della Casa Bianca a bordo di un Cessna rubato. A patire sarebbe stato però solo l'edificio, e non il presidente Clinton né la sua famiglia: il pazzo ai comandi non poteva saperlo, ma Bill, Hillary e la figlia Chclsca stavano dormendo alla Blair House. Vana fu l'astuzia del giovane Frank Corder che spense il motore del velivolo per sfuggire ai radar: i micidiali missili Stinger che proteggono la Casa Bianca dal cielo non furono sparati, ma il volo planato si concluse troppo presto, a 50 metri dal bersaglio, e solo poche schegge scalfirono le mura immacolate. Resta da citare un ultimo evento, il principio di incendio che il 16 settembre fece levare un filo di fumo da una finestra dello studio di Hillary nell'ala Ovest della Casa Bianca. Grande spavento, accorsero molte autopompe con decine di vigili del fuoco, giornalisti e telecamere. Si temette un atto doloso contro l'edificio o la First Family: fra l'altro una segretaria aveva anche sentito un botto... Ma era semplicemente scoppiata una lampadina. Luigi Grassia

Luoghi citati: New York, Texas, Usa, Washington