Ai ministri italiani in Europa assegnate le deleghe «minori» di F. Sq.
Ma restano solo le briciole Ma restano solo le briciole Ai ministri italiani in Europa assegnate le deleghe «minori» LUSSEMBURGO. «La chiamavano la notte dei lunghi coltelli, per questo abbiamo convocato la riunione di mattina: così invece di una lunga notte abbiamo avuto una bella giornata». Per Jacques Santer, premier lussemburghese e presidente incaricato della nuova Commissione europea, sarà anche stata una bella giornata, in fondo ci è abituato. Ma i nuovi arrivati, nel minuscolo Stato, hanno trovato solo vento e pioggia. Così i futuri «ministri» d'Europa si son chiusi volentieri nel piccolo maniero di Senningen, per spartirsi i portafogli al riparo da sguardi ed orecchie indiscrete. Calduccio a parte, la riunione si è trasformata per gli italiani in una doccia fredda. Che Mario Monti ed Emma Bonino, nominati appena due giorni fa, avrebbero preso solo le briciole lasciate dagli altri, si sapeva. Il valido Monti, presentato da Berlusconi come un regalo all'Europa, aveva già rinunciato al dossier che più desiderava: quello economico e finanziario. Il portafoglio gli era stato sfilato di tasca dal francese de Silguy, e Berlusconi aveva fatto sapere di essersi accontentato del vecchio dossier di Vanni d'Archirafi: il mercato unico, condito magari da fiscalità e piccole imprese. La Bonino, da parte sua, era a New York quando ha saputo della nomina. Si è affrettata a raggiungere il Lussemburgo, e pur arrivando a riunione già iniziata, vi ha preso parte, cercando di strappare il possibile. «Chiederò le relazioni con l'Onu, i diritti umani e gli aiuti umanitari - aveva detto appena arrivata -, mi interessa inoltre la politica dei consumatori, l'informazione, la sanità, l'educazione». Ahimè, le fette della torta erano già state tagliate, ed i piatti quasi tutti serviti ai commensali. Malgrado la buona volontà, la Bonino ha dovuto accontentarsi della politica dei consumatori e degli aiuti umanitari (280 milioni di Ecu, a fronte di un bilancio di 75 miliardi). E Monti ha dovuto rinunciare alle piccole e medie imprese, assegnate al greco Papoutsis. «Il ritardo con cui sono state fatte le nomine non ci ha certo facilitato», ha detto la Bonino. Germania, Francia, Gran Bretagna e persino la Spagna hanno fatto la parte del leone, accaparrandosi i portafogli più importanti grazie alle indecisioni italiane. La voglia di «contare di più in Europa», dunque, si è trasformata in un risultato appena decoroso, e nella prossima Commissione l'Italia avrà un peso minore che in quella uscente. Ma non è detto che la bravura di Monti e la grinta deUa Bonino non si impongano. Il mercato unico può essere arma negoziale formidabile e la tutela dei consumatori potrà dare grande visibilità. Resta incerta la definizione degli interessi nazionali. La Bonino dichiara fedeltà al governo. Monti ribadisce la propria indipendenza, e prende le distanze dal ministro Martino, che proprio ieri ha chiesto di rivedere Maastricht, [f. sq.]
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