Imbrattate e spaccate le lapidi di Falcone

La mano dei boss, o due atti vandalici? La sorella di Borsellino: attenzione, stiamo abbassando la guardia La mano dei boss, o due atti vandalici? La sorella di Borsellino: attenzione, stiamo abbassando la guardia Imbrattate e spaccate le lapidi di Falcoae PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ritornano gli «avvertimenti» della mafia. A Palermo ieri notte è stata ridotta in pezzi una lapide in marmo dedicata a Giovanni Falcone ed è stata imbrattata di vernice verde una targa in ricordo sempre di Falcone e della moglie Francesca Morvillo (morta con lui) e dei tre poliziotti caduti nella strage di Capaci. E' la mano dei boss, o sono «soltanto» azioni di vandali, più o meno come quelli che lanciano sassi contro le auto in corsa? Gli inquirenti non tralasciano alcuna ipotesi, ma la maggior attenzione dedicata alla prima può essere suffragata da altri fatti. Tre giorni fa ad Altofonte, grosso paese nella cintura palermitana dove sono nati e cresciuti tre dei killer della strage di Capaci, è stata danneggiata all'ingresso del centro sportivo comunale una targa intitolata a don Pino Puglisi, il parroco del rione Brancaccio assassinato con un colpo di pistola alla nuca la sera del 15 settembre di un anno fa: un altro orrendo delitto delle cosche. Sono episodi che, vandali o no, certamente alimentano la strategia della tensione che tanta importanza ha per i boss, alle strette in carcere o inseguiti nella latitanza. La lapide a Giovanni Falcone ieri pomeriggio è stata ricollocata dov'era, su un piccolo cippo, in piazza Magione. Qui il giudice più temuto da Cosa nostra abitò nell'infanzia a pochi passi dalla casa di Paolo Borsellino, suo compagno di studi, vittima della strage di via D'Amelio. E ieri il sindaco Leoluca Orlando, intervenuto in piazza Magione per ordinare agli operai comunali di ricollocare immediatamente la nuova lapide, ha voluto che la scritta riguardasse anche Borsellino. Subito dopo Orlando è andato con Maria Falcone, sorella del giudice, a Villa Garibaldi, un giardino pubblico in viale della Libertà, la principale strada di Palermo, e qui ha pure ordinato la pulizia della targa imbrattata che era stata sistemata nella Villa il 23 maggio nel secondo anniversario della strage. «Di fronte a questo crescendo di intimidazioni - ha detto Orlando - occorre che ognuno faccia fino in fondo la propria parte. Palermo rivendica contro i boss mafiosi e i loro compari di ogni genere il diritto ad una vita normale, il diritto di ricordare e di avere un futuro». E a Firenze dove ha tenuto una lezione sulla mafia con il sostituto procuratore Silvia Della Monica, e la sorella farmacista di Borsellino, Rita, hanno sottolineato che l'abbassamento della guardia e l'isolamento dei magistrati portò alle stragi e che lo stesso processo può sfociare nell'impedimento dell'azione del pool di Mani Pulite. «E poi - ha aggiunto la signora Borsellino le stragi non ci sono più, ma vi sono segnali gravi come le minacce ai famigliari dei pentiti». Rita Borsellino ha anche definito «un tentativo di normalizzazione» il decreto Biondi, poi ritirato, e ha aggiunto che la fiction tv e cinematografica «spettacolarizza la criminalità e non fa riflettere» e che il film su Falcone che rievocava anche la strage di via D'Amelio «aveva solo scene di violenza per la violenza». Nella Palermo degli attentati e della mobilitazione antimafia anche con l'esercito, si è invece sgonfiato con risvolti persino ridicoli il «caso» dei sostituti procuratori antimafia Roberto Scardinato e Teresa Principato, marito e moglie, vicino al cui alloggio, sorvegliato dai soldati 24 ore su 24, l'altra notte qualcuno ha disegnato con il gesso la sagoma di un cadavere steso sull'asfalto. Uno studente di architettura si è presentato ai carabinieri ed ha ammesso di essere lui l'autore, precisando di aver voluto provare ad amici che il servizio di vigilanza non l'avrebbe sorpreso mentre faceva il disegno. D'altra parte il punto prescelto dista un centinaio di metri dall'edificio sorvegliato. Antonio Ravidà Orlando: vogliono impedirci di avere non solo un futuro ma anche una vita normale La foto «storica» di Falcone e Borsellino, gli amici-giudici assassinati dai killer di Cosa Nostra negli agguati di Capaci e di via D'Amelio

Luoghi citati: Altofonte, Capaci, Falcone, Firenze, Palermo