«Ecco perché difendo Vincenzo»

«Ecco perché difendo Vincenzo» «Ecco perché difendo Vincenzo» Moratti: contro di lui troppi mentecatti L'AMICIZIA E I SOSPETTI ASCOLTI - dice Gianmarco Moratti -, questo non è il tempo delle parole. Questo è il tempo del silenzio. Vede, in questi momenti bisognerebbe essere capaci di arrivare fino al fondo dei sentimenti delle persone, saper leggere nel cuore. Nel cuore di un uomo come Muccioli, per esempio. Pochi ne sono capaci, pochissimi hanno la voglia e la dignità di farlo. Scorgo invece, qui attorno, troppi cacciatori di falsi scoop e troppa gente senza scrupoli». Qui attorno sta per San Patrignano dove i Moratti - Gianmarco e Letizia - sono venuti come sempre a trascorrere il weekend, questa volta per restare vicini a quel Vincenzo Muccioli che sta conducendo la battaglia forse più difficile contro il sospetto. Dottor Moratti, perché non vuole parlare del processo? «Gliel'ho detto. Questi sono giorni importantissimi e c'è in giro troppa confusione. Io, mia moglie, tutti i ragazzi della comunità abbiamo fiducia nei giudici. Credo che debbano essere lasciati lavorare in pace. Attorno al processo c'è già abbastanza tensione, non crede?». Mercoledì sarà sentita la famosa cassetta che accuserebbe Muccioli. A suo parere, sarà davvero la giornata decisiva per il dibattimento? ((Abbia pazienza, come posso rispondere a una domanda del genere? Potrei dirle che sono personalmente ultraconvinto dell'innocenza di Vincenzo, ma andrei contro la linea di comportamento che mi sono imposto. Glielo ripeto, del processo non voglio parlare. Posso soltanto dirle che, fuori da quel- l'aula, ho visto buttare addosso a Muccioli fumo e sterco che davvero non si merita». Lei mi sembra molto amareggiato. E' così? «Guardi, non è questo il sentimento che io e mia moglie stiamo provando. Certe cose ce le aspettavamo. E. mi creda, nemmeno Vincenzo è amareggiato o sorpreso. A me dispiace soltanto vedere che qualcuno tratta come un delinquente comune un uomo che ha scelto di trasformare la sua vita in un sacrificio per salvare migliaia di altre vite. Questo è troppo facile ed è profondamente ingiusto». Con chi ce l'ha, dottor Moratti? Faccia dei nomi. «Guardi, non ci penso nemmeno. Dovrei sprecare il mio tempo per parlare di mentecatti che probabilmente hanno bisogno delle cure di uno psichiatra». Sull'Espresso da ieri in edico- la due ex tossicodipendenti che furono ospiti di San Patrignano definiscono la comunità un «inferno dominato da un padre-padrone», parlano di «botte distribuite come noccioline» e di «punizioni crudeli». Sono testimonianze spaventose, non crede? «Vede, preferisco non commentare. Ma posso dirle quel che sta provando Muccioli. Quelli sono due ragazzi di qui. Figli suoi. E un buon padre accetta anche i giudizi più aspri dei figli ribelli. Deve accettare tutto, anche le loro bugie. Soffre, disperatamente, ma non reagisce. Non li attacca, perché sa che altrimenti li perderebbe per sempre. E questo non lo vuole». Lei è amico di Muccioli, gli sta vicino da anni, quindi lo conosce nel più profondo dell'animo. Ma non pensa che chi segue questa vicenda leggendo i giornali e guardando la tv, abbia il diritto del dubbio? «Guardi, io sono orgoglioso di avere un amico come Vincenzo, e proprio per questo non voglio fare il suo avvocato difensore. Non ne ha bisogno. Non voglio condizionare la gente. L'opinione pubblica ha il diritto di crearsi un suo giudizio. Quello che non accetto sono le condanne facili, le accuse buttate lì, a vanvera. Vincenzo ha già avuto due processi, ne è venuto fuori assolto con formula piena. Tutto il resto non conta. Può far male, è vero, ma non riuscirà mai a cambiare la sua vita. Muccioli è uno che vive soltanto di sentimenti, vive per i ragazzi di San Patrignano. Li strappa alla morte e vuole vederli rifiorire. Come fa don Ciotti, come fa don Gelmini, come fa don Benzi... Hanno persino detto che ha una bella casa, ma se l'ha donata alla fondazione di San Patrigna¬ no è una colpa? Ed è una colpa insegnare un mestiere a un drogato? 10 credo di no e invece leggo di gente che lo critica per questo. E' incredibile, sconcertante». Quindi lei è sicuro. Su Muccioli non si è sbagliato? «Sbagliato? E su che cosa mi sarei dovuto sbagliare? Me lo dica lei. Vede, le spiego una cosa. Vincenzo deve rispettare l'articolo del codice che lo obbliga al segreto professionale. Lui non poteva denunciare l'omicidio accaduto qui dentro. Se lo avesse fatto avrebbe tradito i suoi ragazzi, i suoi figli. E senza di loro Muccioli non ha più ragione di vivere, perché questi ragazzi sono la sua vita. E questo è il motivo per 11 quale, anche in un momento così difficile, non può nemmeno essere sfiorato dal pensiero di mandare tutto al diavolo». Lo sa che Taradash propone la chiusura della comunità? «Ho sentito la notizia. E, con tutto il rispetto per l'onorevole Taradash, credo sia una grande sciocchezza. Qui dentro ci sono duemila persone la cui unica speranza di salvezza è Muccioli. Non voglio aggiungere altro, preferisco scegliere la linea della serietà». Perché Muccioli ha deciso di querelare «Cuore»? , ,„ «Glielo spiego subito. Ne aveva abbastanza di subire attacchi pesanti e profondamente ingiusti. E' la prima volta che ricorre a un avvocato per difendere il suo onore, la sua persona. Ma a un certo punto: basta!». Come vive Muccioli queste giornate? «Con serenità. Ha fiducia nei magistrati e nei suoi ragazzi. Sa, come me, che proprio i suoi ragazzi saranno i giudici migliori. Lui e andato a prenderli nelle strade, li ha strappati alla morte, li ha tolti a una società che osservava indifferente la loro agonia. Si è portato a casa delinquenti, prostitute, migliaia di figli che avevano sbagliato e che nessuno voleva o poteva aiutare. Oggi combatte per loro e per questa grande casa che li ospita. Potrebbe chiudere tutto e venire con me a fare un giro attorno al mondo. Ci divertiremmo perché lui è una persona stupenda, leale e divertente. Ma sa che il suo posto è qui, che non ha il diritto di dare un calcio a tutto. E chi vuole la droga libera perché sniffa o ritiene che i bambini di dodici anni abbiano la libertà di bucarsi su un marciapiede lasci almeno a Vincenzo la libertà di pensarla diversamente». Dario Cresto-Dina