« Non potete liberare un feroce assassino» di Vincenzo Tessandori
« Firenze: alla vigilia del ritiro in camera di consiglio spuntano nuovi documenti sul maniaco « Non potete liberare un feroce assassino» IIpm Canessa digiunati: vi ho dimostrato che Faccioni è il mostro FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Fra i mille seminati in una spossante arringa dalla difesa di Pietro Pacciani, non un dubbio ha scalfito la convinzione del pubblico ministero Paolo Canessa. Pacciani è l'assassino delle coppiette, il «mostro» è lui. Si gioca la seconda, decisiva mano e tocca all'accusa calare le carte. Il pubblico ministero avverte che incertezza e febbre sono montate, negli ultimi giorni: in città si fanno scommesse, a migliaia, e Pacciani libero vien dato alla pari. Così, ora che i giurati stanno per varcare per l'ultima volta la soglia della camera di consiglio, Canessa li guarda negli occhi, a uno a uno. Poi mette a segno uno di quei «colpi di teatro» che tanto hanno mandato fuori dai gangheri l'avvocato Rosario Bevacqua, difensore del Pietro. «Ricordo a me stesso e soltanto a me stesso», dice il pubblico ministero e tutti capiscono che intende dire: a voi giurati. «Ricordo che è vero che il giudice deve stare attento e stare molto attento a condannare un innocente, ma è altrettanto vero che occorre attenzione da parte del giudice, deve esserci la massima attenzione da parte sua nel non mettere un feroce omicida in libertà». E non è finita. La difesa aveva illustrato in lungo e in largo i motivi per i quali la cartuccia Winchester serie H, calibro 22, trovata nell'orto di Pacciani non sarebbe uscita dalla pistola Beretta assassina e si era basata sul parere di Marco Morin, perito balistico fra i più conosciuti. Canessa ha ricordato come lo studioso di armi sia una volta malamente scivolato: al processo per la strage di Peteano, ha detto gelido, per frode processuale «è stato condannato a tre anni e 4 mesi», insomma, aveva tentato di depistare le indagini. Come dire: attenti, giudici, a quello che avete udito. Un colpo duro, che qualcuno ha giudicato un po' bassino ma tutto sommato ammesso dal regolamento. Un colpo accusato visibilmente dalla difesa e l'avvocato Bevacqua scatta: «Lo sapevo che arrivava a questo! No, non c'entra». «E invece sì», esclama freddo il presidente Enrico Ognibene. «Morin è il più bravo d'Italia», ribatte Bevacqua, che è uno abituato alla lotta. «Sarà anche il più bravo, ma ha visto soltanto le fotografie della cartuccia», ha ricordato Canessa. Non c'erano prove? C'erano molti indizi e quelli labili sono diventati certi e dunque ora devono esser considerati prove, ha insistito il dottor Canessa. Poi a replicare è toccato alle parti civili, la così detta accusa privata e l'avvocato Luca Saldarelli ha ricordato come il Pietro si sia lamentato cento volte perché gli avrebbero «cucito addosso un vestito». «Ma quale vestito! Qui c'è un percorso processuale contrassegnato forse da contraddizioni e qualche sbavatura, dalla enormità dei fatti e dalla difficoltà a poter concepire un autore unico. Ma si tratta di un percorso onesto, in cui gli indizi si sono accumulati nel tempo e hanno trovato una loro valenza perché è stato proprio Pacciani a dare loro univocità con le sue ripetute e smaccate menzogne». Ognuno ormai crede di avere la sua verità, come quella donna che ieri mattina, appena fuori dall'aula a chi voleva ascoltarla ha raccontato di un mago di San Casciano e dei suoi riti diabolici: «Era lui il mostro, è morto un anno fa». Ma quel mago era in galera, una volta che il mostro uccise. Un altro ha fatto trovare a San Piero a Sieve un pacco di fotocopie: gli anonimi di questo processo. Da San Piero l'assassino, o un suo complice, la notte del 9 settembre '85, data dell'ultimo duplice omicidio, spedì al sostituto procuratore Silvia Della Monica una lettera con un lembo del seno della ragazza francese appena uccisa. Oggi replica la difesa, poi camera di consiglio. Vincenzo Tessandori
Luoghi citati: Firenze, Italia, San Casciano, San Piero, San Piero A Sieve
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