Roma-Lubiana strappo ricucilo di Andrea Di Robilant

Roma-Lubiana/ strappo ricucilo Roma-Lubiana/ strappo ricucilo Peterle ci ripensa, accordo quasi fatto ROMA. Forse questa volta ci siamo: lo strappo nei rapporti italosloveni dopo il no di Lubiana all'accordo di Aquileia potrebbe essere ricucito entro oggi. «Nella nuova formulazione che è stata concordata» ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Martino dopo l'ennesima tornata di colloqui, «mi sembra che ci sia la soluzione». E il ministro degli Esteri sloveno Lojze Peterle, ripartito in serata per Lubiana, dice anche lui di aspettarsi «una positiva conclusione delle trattative». Peterle, le cui dimissioni saranno effettive a partire dal 31 ottobre, era piombato a Roma per presentare al governo italiano una serie di nuove proposte rispetto agli accordi approvati e sottoscritti ad Aquileia il 10 ottobre, ma successivamente rinnegati dal governo sloveno. Ma prima di dare inizio ai colloqui Martino ha voluto incontrare il suo collega a quattr'occhi. Martino si era impegnato a fondo ad Aquileia, negoziando per otto ore con Peterle pur di arrivare ad un accordo con gli sloveni. La decisione di Lubiana di rinnegare il documento, essenzialmente per motivi di politica interna, aveva irritato non poco il ministro italiano. E aveva fatto sorgere più di un dubbio sulla credibilità del dimissionario Peterle. L'incontro a due di ieri mattina ha evidentemente sciolto quel dubbio. Più tardi il portavoce della Farnesina Maurizio Moreno ha assicurato che «Peterle è venuto a Roma con un pieno mandato del governo e si è tenuto in continuo contatto con il primo ministro, dal quale è pienamente legittimato». Questa volta, comunque, è stato il governo italiano a puntare i piedi. E quando Peterle ha tirato fuori le sue nuove proposte, che riguardavano tra l'altro il delicatissimo tema dell'accesso ai beni immobili sloveni da parte degli esuli italiani, il ministro Martino ha replicato che per arrivare a qualsiasi accordo biso¬ gnava invece ripartire dall'accordo-quadro di Aquileia. A mezzogiorno, dopo tre ore di colloqui, Moreno confermava che le trattative proseguivano «sulla traccia stabilita ad Aquileia» e che si sarebbero protratte nel pomeriggio «con l'obiettivo di arrivare rapidamente ad una soluzione». A quel punto Martino lasciava al segretario generale della Far¬ nesina Ferdinando Salleo la conduzione delle trattative e partiva per palazzo Chigi con la promessa di ritornare al più presto. Non ce n'è stato bisogno: un accordo di massima veniva raggiunto nel primo pomeriggio e la delegazione slovena tornava a Lubiana promettendo una risposta del governo entro oggi. L'obiettivo è di raggiungere un accordo entro lunedì prossimo, quando l'Unione europea dovrà decidere se avviare il negoziato per l'associazione della Slovenia alla Ue. Anche perché la settimana prossima Martino partirà per la Cina e le dimissioni di Peterle diventeranno effettive (il premier Drnovsek assumerà il dicastero ad interim). Se oggi non arrivasse ima risposta positiva da Lubiano tutto si complicherebbe. Gianfranco Fini ha già chiesto a Martino di illustrare in Parlamento l'accordo-quadro di Aquileia, che tra l'altro non piace affatto alle associazione degli esuli. I deputati di Forza Italia si uniscono a quelli di Alleanza nazionale nel chiedere che l'Italia blocchi l'associazione della Slovenia alla Ue finché non ci sarà accordo. Al Senato, una mozione sottoscritta da tutti i gruppi parlamentari eccetto quello di An chiede invece al governo di non porre alcun veto a Bruxelles. Il rischio, insomma, è che si apra anche nel Parlamento italiano un confronto aspro sui rapporti italo-sloveni. E che Martino, una volta tornato dalla Cina, fatichi più del previsto per far approvare gli accordi. Andrea di Robilant Il ministro degli Esteri Antonio Martino