Tangenti rosse la vìa tedesca

Tangenti rosse, la vìa tedesca Tangenti rosse, la vìa tedesca 1 Si scava in un labirinto di 60 conti SULLE TRACCE DI GREGANTI BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Prima la Berlino del muro, poi la Svizzera delle banche altrettanto inespugnabili. Una strada sola verso Botteghe Oscure, secondo i magistrati di Mani pulite che indagano sulle (presunte) tangenti rosse. E dopo «Yaricuy» e «Thyuratam» dalla Svizzera spuntano altri due conti, nomi in codice che potrebbero nascondere i finanziamenti (illeciti) finiti al pei prima, al pds poi: conto «Don vest», Cantrade Bank Zurigo e conto (cifrato) aperto alla United Overseas Bank di Ginevra. All'inseguimento di quei depositi in codice, dei versamenti e dei destinatari, sono qui a Berlino due magistrati, Paolo Ielo di Milano e Giuseppe Ferrando di Torino, alle prese con una serie di rogatorie intemazionali. A Berlino ci sono i due punti nevralgici di tutta la vicenda, la Deutsche Handels Bank florida ai tempi di Honecker e del muro e la società Eumit, un rompicapo con oltre 60 conti bancari conosciuti in mezza Europa e una filiale pure a Mosca. Dietro a que- sta società di import-export di acciaio e materie prime - i magistrati sono convinti - c'era una rete per finanziare i principali partiti comunisti europei, Botteghe Oscure in testa. A Franzoesische strasse 15, Osi Berlin, la sede della Handels Bank non c'è più, spazzata via come tante altre istituzioni dopo l'89, dopo la caduta del muro. Erano custoditi qui, nella sede della più importante banca dell'Est, le azioni e alcuni dei conti della società Eumit, nel cui consiglio d'amministrazione sedevano funzionari ed ex funzionari del pei, dirigenti della Dhb bank ed esponenti del ministero per il Commercio con l'estero dell'allora Ddr. Un gioco a incastro che adesso i magistrati in missione devono svelare. «Questo è un settore di indagine dove nessuno parla. Si lavora solo sui documenti e sulle tracce che lasciano», f dice Paolo Ielo. Spiega il magistrato milanese: «Mettere le mani su quei conti correnti, su quelle operazioni finanziarie permetterebbe di avere un quadro più ampio di quello che già abbiamo». Da Berlino collabora alle indagini il commissario capo della polizia federale Ulbrichl. Inutile chiedere di parlare con lui, al comando centrale si rifiutano anche di dire il suo nome di battesimo. Un po' di segretezza e di mistero non guastano alle indagini - le più importanti a Berlino - sui finanziamenti che attraverso la ex Ddr arrivarono ai pc europei. Alle nove di mattina i due magistrati entrano nel Polizeiprasidium di Luftbrucke platz, vicino al vecchio aeroporto. Una mattinata a guardare carte - gli interrogatori già avvenuti davanti alle autorità tedesche - poi, nel pomeriggio, i primi faccia a faccia. «Vogliamo sentire 5 o 6 persone, forse 10», annuncia il giudice torinese Ferrando. E fa l'elenco: «Ci interessa ascoltare gli ex funzionari della Dhb bank, chi aveva la doppia veste di amministratore della banca e pure della Eumit, e chi era legato a doppio filo con la società di import-export». Apre l'elenco Feodor Ziesche, allora il numero 1 della Deutsche Handels Bank e pure importante amministratore della Eumit. Ha già negato che il flusso di denaro verso l'Italia avvenisse attraverso operazioni illecite. Ha spiegato che i 700 milioni partiti da Eumit ver¬ so l'Italia nell'88 erano un finanziamento, a fronte di un prestito garantito. Il miliardo e 50 milioni, quello finito nel '90 sul conto «Gabbietta» di Greganti - utilizzato per appianare i debiti della società Ecolibri di Paola Occhetto, sorella dell'ex segretario del partito - era invece il pagamento della cessione di quote della Eumit. I magistrati non credono alle parole di Ziesche, le cui dichiarazioni sono in linea con quelle più volte ripetute da Primo Greganti, il signor «G» delle tangenti rosse. Sospettano una doppia vendita di azioni, credono che il miliardo e 50 milioni sia in realtà un finanziamento illecito, reato non più coperto dall'amnistia che abbuona gli episodi avvenuti fino all'ottobre '89.1 magistrati credono pure che il pci-pds, socio occulto di Eumit, si sia finanziato con queste operazioni. E per falso nei bilanci Eumit sono già indagati tre amministratori: l'ex operaio torinese Brenno Ramazzotti, Guido Cappelloni e Renato Pollini, ex tesorieri di Botteghe Oscure. Fabio Potetti 1 A Berlino 2 magistrati del pool stanno interrogando gli ex funzionari di Honecker A lato il pm Paolo Ielo. A sinistra, Primo Greganti, il «compagno G» già in carcere per l'inchiesta sulle tangenti